Proseguo
nell'esame dell'instrumentum laboris, sorta di dettagliato ordine del giorno
per la riunione autunnale del sinodo sulla famiglia.
Un'unione di "vincolo pubblico" che
mostri buone qualità "può essere vista come un'occasione da accompagnare
nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio".
Una condizione di peccato mortale diventa
"occasione da accompagnare nello sviluppo". Si noti come l'azione del
pastore sia marginale, secondante uno sviluppo, una predisposizione viceversa
soltanto possibile, immaginaria, viste le premesse poste dalla scelta
primitiva. Se la previsione ottimistica fallisce, il prete peritoso che cosa
farà di fronte a una colpa raddoppiata dell'impenitente? L'evenienza non è
neppure considerata.
"Consapevoli che la misericordia più
grande è dire la verità con amore, andiamo aldilà della compassione. L'amore
misericordioso, come attrae e unisce, così trasforma ed eleva. Invita alla
conversione. Così nello stesso modo intendiamo l'atteggiamento del Signore, che
non condanna la donna adultera, ma le chiede di non peccare più".
Ipocrisia, che esclude il momento della
condanna! La richiesta di Cristo esortò e ammonì. Egli non viene meno al
momento del biasimo e della condanna; ammonì e anatemizzò in più di
un'occasione.
"La misericordia è verità
rivelata". Pretesto per negare la verità rivelata della giustizia, secondo
l'insegnamento e l'esempio del Signore e degli Apostoli.
"L'annuncio del Vangelo della famiglia
costituisce un'urgenza per la nuova evangelizzazione".
La novità nell'evangelizzazione si risolve in
errore: negli errori sinora riscontrati.
"Tenerezza in famiglia - tenerezza di
Dio".
Insistendo sull'amore misericordioso, si
spoglia Dio del suo immancabile giudizio.
"Evangelizzare è responsabilità di tutto
il Popolo di Dio, ognuno secondo il proprio ministero e carisma. Senza la
testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, Chiese domestiche,
l'annunzio, anche se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel
mare di parole [...] I Padri sinodali hanno più volte sottolineato che le
famiglie cattoliche in forza della grazia del sacramento nuziale sono chiamate
ad essere esse stesse soggetti attivi della pastorale familiare".
Conferma della lesione inferta al divino
ordinamento ecclesiastico, sopra denunciata.
"Vanno pure ricordate e incoraggiate le
famiglie che si rendono disponibili a vivere la missione ad gentes".
I laici non possono essere investiti della
missione, riservata alla Chiesa docente. Il che sarebbe fin troppo logico.
"La celebrazione nuziale è anche
occasione propizia di invitare molti alla celebrazione del sacramento della
Riconciliazione".
La parola "celebrazione" altera il
significato della Confessione o Sacramento della Penitenza.
"Conversione missionaria e linguaggio
rinnovato".
Come viene trattato, il punto conduce al
nascondimento del catechismo autentico e dello stesso Decalogo.
"La conversione è anche quella del
linguaggio [...] L'annuncio deve far sperimentare che il Vangelo della famiglia
è risposta alle attese più profonde della persona umana: alla sua dignità e
alla realizzazione piena nella reciprocità, nella comunione e nella fecondità.
Non si tratta soltanto di presentare una normativa, ma di proporre valori, rispondendo
al bisogno di essi che si constata oggi anche nei Paesi secolarizzati".
Ritornello di modernismo e pelagianesimo.
Rinuncia all'autorità della Chiesa, voce di Dio. Si presume che i misteri, le
verità di fede non accessibili alla comprensione, stiano invece in nuce
nell'animo umano, e che esso richieda soltanto d'essere sollecitato per
possederli appieno. Si suppone che gli uomini siano inclinati al bene.
Cantonata madornale per chierici e laici in regola con la dottrina, sino
all'ottobre del 1962.
Con un sofisma, si dà ad intendere che la
"normativa" vada a scapito dei "valori".
"È necessario adottare una comunicazione
chiara ed invitante, aperta, che non moralizzi, giudichi e controlli, e renda
testimonianza dell'insegnamento morale della Chiesa, restando
contemporaneamente sensibile alle condizioni delle singole persone".
In pratica: la Chiesa medico pietoso che fa
la piaga cancrenosa. L'opportuna cautela iniziale non deve rimanere costante,
pena una desistenza eterodossa. Prevedere il secondo tempo del procedimento è
indispensabile.
"Appare necessaria una mediazione
culturale capace di esprimere con coerenza la duplice fedeltà al Vangelo e
all'uomo contemporaneo".
Do per sé, tale compromesso abbassa e rovina
il magistero.
"Ricreare con audacia e saggezza, in
piena fedeltà al suo contenuto, i modi più adatti e più efficaci per comunicare
il messaggio evangelico agli uomini del nostro tempo".
Ci si salverebbe con questo proposito, reso
vano dalle restanti prescrizioni.
"Tenere in giusto conto le problematiche
[sic] derivanti dagli stili di vita odierni".
"Tutta la pastorale familiare dovrà
lasciarsi modellare interiormente e formare i membri della Chiesa domestica
mediante la lettura orante e ecclesiale della Sacra Scrittura".
Senza l'avvertenza che la Bibbia deve
leggersi con il commento della Chiesa, la disposizione è protestante.
"Una comunicazione aperta al dialogo e
scevra da pregiudizi è necessaria particolarmente nei confronti di quei
cattolici che in materia di matrimonio e di famiglia non vivono, o non sono in
condizione di vivere [sic], in pieno [sic] accordo con l'insegnamento della
Chiesa".
Gli estensori del documento si condannano con
la ripetuta negazione dell'autorità della Chiesa. Le tolgono pure la grazia
della predicazione, che erroneamente attribuiscono al sacramento del
matrimonio.
"Molti Padri sinodali hanno insistito su
un approccio più positivo alle ricchezze delle diverse esperienze religiose,
senza tacere sulle difficoltà. In queste diverse realtà religiose e nella
grande diversità culturale che caratterizza le Nazioni è opportuno apprezzare
prima le possibilità positive e alla luce di esse valutare limiti e
carenze".
Abbiamo abbastanza smascherato l'errore che
sopravvaluta le "ricchezze" e stima "limiti e carenze" gli
ostacoli che precludono la salvezza, e che non vanno posposti per sistema.
"A partire dalla constatazione della
pluralità religiosa e culturale, si auspica che il Sinodo custodisca e
valorizzi l'immagine di sinfonia delle
differenze [...] stimare quegli elementi positivi che s'incontrano nelle
diverse esperienze religiose e culturali [anche atee], i quali rappresentano
una paeparatio evangelica".
La proposizione stabilisce un'orribile
giudizio, per il quale le "differenze" non cattoliche possano
abbisognare o giovare al cattolicesimo, e dà una mano all'errore per cui i
giusti elementi di un culto o cultura costituiscono un avviamento alla
conversione. Le "differenze" positive sono insufficienti finché
sussistono le negative.
"Percorsi pastorali di supporto alle
famiglie, rivolti sia ai singoli sia alle coppie [...] nei quali aiutare a
scoprire la bellezza della sessualità nell'amore".
Siamo nel vago. Quale "sessualità",
quale "amore"?
Ritorna il "bisogno di includere le
famiglie, in particolare la presenza femminile, nella formazione
sacerdotale", "la presenza dei laici e quella delle famiglie anche
nelle realtà di Seminario, è segnalata come benefica".
La tradizionale disciplina della Chiesa fu
sconsiderata o è divenuta obsoleta; sono saggi questi prelati che fanno venire
in mente l'arruolamento delle donne nell'esercito!
"Nei diversi contesti nazionali e
internazionali è utile riproporre la Carta
dei diritti della famiglia, mettendone in evidenza il collegamento con la Dichiarazione universale dei diritti
dell'uomo".
Ecco scoperta la connivenza con l'empietà, il
commercio con Belial.
"La castità risulta condizione preziosa
per la crescita genuina dell'amore interpersonale [dei nubendi]"
Dopo la costante omissione della castità che
celibi e nubili devono osservare, ci si ricorda di essa in modo anomalo: essa è
"preziosa" non imprescindibile; mentre è obbligatoria, pena la
perdita della Grazia.
"Cura pastorale di coloro che vivono nel
matrimonio civile o in convivenze".
"Evidenziare gli elementi della loro
vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio
nella sua pienezza [...] Occorre che nella proposta ecclesiale, pur affermando
con chiarezza il messaggio cristiano, indichiamo anche elementi costruttivi in
quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più ad esso".
L'ortodossia risulta ormai apparente e
ingannatrice. Dopo le eresie teoriche e pratiche fin qui predicate, il
"messaggio cristiano" ne è contaminato, è reso inservibile. In quelle
"situazioni" non esistono "elementi costruttivi" atti a
inviare al "messaggio cristiano", come lascia supporre il "non
corrispondono ancora". Né può essere prassi l'indicarli al trasgressore,
mentre sarà prassi giungere
all'illustrazione della sana dottrina, che include il timore della dannazione.
E, chi l'abbia appresa, avrà perduto ogni attenuante.
"Accompagnare quanti vivono il
matrimonio civile o la convivenza nella graduale scoperta dei germi del Verbo
che vi si trovano nascosti, per valorizzarli, fino alla pienezza [sic]
dell'unione sacramentale".
Abbiamo il sigillo posto sull'errore del
sistema adottato. Anzitutto, esso non può essere vincolante. In secondo luogo è
assolutamente insufficiente, sia per l'opera di conversione, sia per i provvedimenti
di giustizia nella società ecclesiale. Si continua ad omettere il caso della
risposta negativa venuta dagli accompagnati.
Il procedimento consente all'eresia che
stabilisce esservi in uno stato di eresia, di infedeltà, di ateismo,
l'inclinazione alla conversione, dovuta a elementi di verità insiti in quello
stato, sia pure coniugale.
Il timor di Dio è posto in non cale, insieme
al timore dello scandalo e dei peccatori contagiosi. Se non è questo un
oltraggio reso al Creatore, in tal modo sfigurato, e nondimeno al Vangelo!
"Prendersi cura delle famiglie ferite e
far sperimentare loro l'infinita misericordia di Dio è da tutti considerato un
principio fondamentale".
"Tutti hanno necessità di dare e
ricevere misericordia. Va comunque promossa la giustizia nei confronti di tutte
le parti coinvolte nel fallimento matrimoniale (coniugi e figli)".
Della giustizia principale, verso Dio, non si
parla!
"La misericordia di Dio è senza
fine".
"Accompagnare pastoralmente i separati,
i divorziati, gli abbandonati".
Accompagnamento da pastori mercenari, che non badano a difendere le pecore, p.e. dalle
pecore indocili, dentro o fuori del gregge, perciò fattesi lupi e ancora
rimaste tali.
"Si rileva un ampio consenso
sull'opportunità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente gratuite,
le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale".
Tutto va nel senso di allentare i freni, di
assecondare il disordine.
"Le persone divorziate ma non risposate,
che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale, vanno incoraggiate a
trovare nell'Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato".
Non si distingue se esse abbiano
responsabilità nel divorzio e se se ne siano emendate
"Le situazioni dei divorziati risposati
esigono un attento discernimento [discernimento delle circostanze d'una
medesima violazione della Legge divina e naturale] e un accompagnamento [quanto
è invano sofisticato questo termine che rovescia l'autorità del prete!] di
grande rispetto [dalla presunta misericordia, destituita di giustizia, al
rispetto indebito e scandaloso il passo è breve], evitando ogni linguaggio e
atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promuovendo la loro
partecipazione alla vita della comunità", che "esprime proprio in
questa cura la sua carità".
"Il can. 693 § 1 del CIC proibisce di
accogliere i peccatori pubblici nelle associazioni erette o approvate dalla
Chiesa; il can. 855 dice di tenerli lontani dall'Eucaristia fin quando non
abbiano dato segni manifesti di emendazione". Enciclopedia Cattolica vol.
IX col. 1040.
"Più d'una volta essi [i fedeli]
chiedono come devono comportarsi con persone che vivono in una situazione
irregolare (concubini, ecc.), se possono accoglierli, se possono mantenersi in
relazione con loro, ecc. Potranno accoglierli e mantenersi in relazione nelle
forme e nella misura in cui si provvede al loro bene senza danneggiare
spiritualmente gli altri membri della comunità [...] con cautele tali per cui
nessuno ne soffra scandalo o trovi incitamento a seguire i mali esempi [...]
costante deve essere lo sforzo di amare il prossimo; variabili le forme in cui
potrà incarnarsi". Ibid. col. 1041.
"Quando vi fu una causa esterna e
permanente di scandalo, questa deve essere prima tolta di mezzo, p.e. separandosi
dal complice". Diz. di teologia morale, Ed. Studium, 1954, pag. 983.
"Concubinari sono tutti quelli che
vivono in rapporti sessuali extra-matrimoniali, sia che questa abitudine non
presenti alcuna forma di matrimonio, sia che la loro relazione si copra con una
certa legalità [...] Il concubinato, dal punto di vista della moralità, è
equiparato alla fornicazione di cui è una forma continuata [...] Il diritto
canonico, oltre a stabilire pene contro i pubblici concubinari (can. 2357 § 2),
li considera come pubblici peccatori con tutte le conseguenze che ne derivano:
esclusione dai sacramenti e della sepoltura ecclesiastica". Ibid. pag.
289.
"Fermi restando i suggerimenti di Familiaris Consortio 84, vanno ripensate
le forme di esclusione attualmente praticate nel campo liturgico-pastorale, in
quello educativo e in quello caritativo. Dal momento che questi fedeli non sono
fuori della Chiesa, si propone di riflettere sull'opportunità di far cadere
queste esclusioni".
Quanto meno, viene messo in discussione un
dovere canonico della Chiesa.
"Opportuno discernimento da parte dei
pastori circa l'irreversibilità della situazione e la vita di fede della coppia
di nuova unione [in concubinato]". I divorziati risposati civilmente
"vengano accompagnati da una sensibilizzazione della comunità cristiana in
ordine all'accoglienza delle persone interessate e vadano a realizzarsi [sic]
secondo una legge di gradualità (cf. FC, 34), rispettosa della maturazione
delle coscienze".
Si dà una legge alla conversione dei peccatori,
prescindendo dall'obbedienza, dalle differenti circostanze, dai diversi effetti
della cura delle anime esercitata dai chierici, dalla collaborazione di esse
con la grazia attuale e della cura.
"Casi irreversibili e legati ad obblighi
morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste"
abolirebbero la debita riparazione al delitto commesso.
"Va ancora approfondita la questione
tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e
circostanze attenuanti, dato che l'imputabilità
e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate da
diversi fattori psichici oppure sociali (CCC,
1735 Nuovo!).
Si scambia il processo operato in confessionale, relativo alle "circostanze
attenuanti", con l'osservanza della legge ecclesiastica. che deve essere
rispettata persino dall'incolpevole per il bene del Corpo Mistico. Il
concubino, presumibilmente reo, deve e può, con debito sacrificio, rimediare al
suo stato onde evitare lo scandalo,
rimediare al male procurato, togliersi da una condizione peccaminosa o
almeno pericolosa, e dare buon esempio alla prole.
Stabilire che esiste una "convivenza
irreversibile", sanabile con "un itinerario di riconciliazione o via
penitenziale" è molto grave. Chi ha commesso un delitto verso Dio e verso
il prossimo (coniuge, figli) non è forse obbligato a riparare, a far cessare il
proprio scandalo, la propria condizione peccaminosa o che è occasione prossima
di peccato mortale, a prezzo di qualsiasi sacrificio?
Nella realtà, stabilendo il principio di
"convivenza irreversibile", affidandone il giudizio ai Vescovi o ai
curatori di anime ("il presbitero" potrebbe, in tal caso, "fare
uso della potestà di legare e di sciogliere in modo adeguato alla situazione"),
si provoca un male certamente superiore a quello eventualmente procurato dalla
negazione di esso.
Altro quesito erroneo, improponibile: sopra
l'equiparazione della comunione spirituale a quella sacramentale.
"Il cammino ecclesiale di incorporazione
a Cristo [...] anche per i fedeli divorziati e risposati civilmente si attua
per gradi attraverso la conversione continua".
Proposizione assurda, ribadita e già
confutata sopra. Questa presunta gradualità serve soltanto a far ammettere
l'inammissibile.
Tornano i "matrimoni misti con disparità
di culto". Le norme irrevocabili emanate dal vecchio CIC sono ereticamente
aggirate dicendo che "per i matrimoni interreligiosi sarà importante il
contributo del dialogo con le religioni" e che "presentano aspetti di
criticità molteplici e di non facile soluzione", quali la "problematicità dell'educazione
religiosa dei figli", "la partecipazione alla vita liturgica del
coniuge", ecc.
Questioni già risolte.
Segue l'errore di eresia: "Elaborare un
codice di buona condotta, in modo che nessun coniuge sia d'ostacolo al cammino
di fede dell'altro". Cioè non ostacolare la credenza di perdizione del
coniuge!
"Gli uomini e le donne con tendenze
omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza".
"Si ribadisce che ogni persona, indipendentemente
dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con
sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società". Si auspica
"una specifica attenzione all'accompagnamento delle famiglie in cui vivono
persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone".
Le omissioni sono terribili. In questo luogo,
come nell'intera istruzione, la realtà è stata privata del vizio, della
perversione, della malizia, delle debolezze che inducono a mentire e frodare.
Non è previsto il contagio che gli omosessuali possono costituire. La
condizione di omosessuale viene implicitamente
considerata accettabile, non correggibile, non dannosa per la vita
fisica e spirituale del soggetto. Sono tralasciate le indispensabili raccomandazioni
per evitare il peccato contro natura che grida vendetta al cospetto di Dio.
Il mondo è falsificato in funzione di una
predicazione buonista e irrealistica, che potrà ottenere solo fallimenti e
ipocrite eco di sé.
Circa "i metodi naturali per la
procreazione responsabile" veniamo rimandati alla Humanae vitae. L'enciclica di
Paolo VI va bene, pur essendo discutibili i passi ove l'amore coniugale precede
il fine procreativo. Tuttavia l'autore dell'instrumentum
laboris tacendo sulla proibizione dei mezzi innaturali, ricorda genericamente "il bisogno di
rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di
regolazione della natalità", che sono soltanto due: astensione dai
rapporti coniugali e il loro uso nei periodi di infertilità. E l'autore,
eludendo la completa disamina morale dell'enciclica, ne fa uscire
arbitrariamente due poli: la buona coscienza, col rischio dell'egoismo, e la
legge, "avvertita come un peso insopportabile". Donde "la
coniugazione dei due aspetti [un disastro], vissuta con l'accompagnamento di
una guida spirituale competente, potrà aiutare i coniugi a fare scelte
pienamente umanizzanti e conformi alla volontà del Signore".
Lo scioglimento del problema, definito dal
chiaro insegnamento del Magistero, viene riproposto vagamente e differito,
affidandolo ad un "accompagnamento".
"La vita umana mistero
intangibile". "Un amore [coniugale] fedele e profondo [...] nel suo
concreto aprirsi alla generazione della vita fa l'esperienza in un mistero che
ci trascende".
Quanto meno, resta nascosto lo scopo della
creazione dell'uomo, che è mistero per gl'increduli: Dio ci ha creato perché lo
adoriamo e ubbidiamo, così da godere di Lui nella vita eterna.
L'aborto è chiamato in primo luogo
"dramma", quando si tratta di un delitto. Infatti: "La Chiesa è
vicina a coloro che hanno sofferto l'aborto".
"Partecipazione vigile e responsabile
[dei genitori cattolici] nei confronti dei programmi scolastici ed educativi
che interessano i loro figli".
Silenzio completo sull'iniquità ed empietà di
quei programmi. Silenzio sulla Messa, sulla Grazia santificante, sulla salvezza
e sulla perdizione, sui Novissimi.
Davvero un documento pastorale sui generis, oltre che testo per eresie.
Piero
Nicola
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