Che
cos'è il mito se non una Maga Circe travestita da santa? E non esiste idea
mitologica più gonfia d'autorità, più armata e ricolma di truffa di quella che
crea il cittadino sovrano.
Eppure
della frode continuano a pascersi diversi galantuomini, prendendo lucciole per
lanterne come conviene ai figli del Mito. Lo ricantano i loro atti nudi e
crudi.
Non
hanno essi applaudito alla pienezza resa alla democrazia or ora in Grecia,
grazie al referendum, al giudizio affidato al popolo?
Spiace
osservarlo, la balordaggine è badiale. Primo, per il credito prestato alla
democrazia oclocratica. Secondo, perché la sentenza di una maggioranza popolare
è priva di valore (la giustizia non sta nel numero, ma in chi possa conoscerla
ed esercitarla). Terzo, perché il referendum è dipeso soltanto dal governo, che
ha deciso di indirlo. Quarto, perché l'opzione era limitata: i cittadini non
avrebbero potuto volere che la Grecia abbandonasse l'euro o che uscisse
dall'UE. Quinto, i votanti non avevano tutti i necessari elementi di
valutazione, ovvero l'esatta cognizione delle cose, anche se hanno votato per
il meglio.
Nessuno
nega che il sentimento popolare abbia il suo peso, che occorra tenerne conto,
ma essendo animato da vanità, cioè oggi democratico, ieri nazista o stalinista,
domani chissà come? il suo valore si rivela miserello.
Dunque
fa pena attribuire il merito della giusta scelta popolare alla democrazia, sempre
dominata da un gruppo e, regolarmente,
da organizzazioni occultate dietro le quinte. Con ciò, finora va riconosciuto
al governo greco qualche merito.
Il bello
è che i nostri uomini dabbene, in altre occasioni, mostrano di sapere come
procede la faccenda! Dicono: "Renzi il demagogo in combutta con poteri
forti", "Renzi il satellite del gruppo autocrate di Bruxelles e della
Cancelliera". E se egli non fu eletto, però vinse le elezioni europee.
Dicono anche: "Ha vinto le elezioni il partito impostore, il populista, il
liberale e immorale Berlusconi, che per di più ha le mani legate da
ricattatori". Grillo non va bene. La Lega è scarsa e difettosa. La Meloni
idem. E gli uni contro gli altri, direttamente o a farsi le scarpe. Mutatis mutandis, questa storia si
ripete dal 1944, a
ben guardare, comincia da tutte le costituzioni concesse o conquistate.
Pregevoli benpensanti non vedono la via
d'uscita di questo regime e, non indicandocela, mostrano d'essere rimasti
attaccati alla gonnella democratica, che li cullò e li allevò, o che li attirò
nel suo letto quando erano ancora minorenni.
Il tempo
passa, arriva la legalizzazione delle mostruosità, dei vizi peggiori; arriva
uno pseudopapa fellone, che può permettersi di dare il consenso a Sodoma e a
Maometto; e i saggi cattolici - i quali sdegnano l'autoritarismo sia per
principio, sia stimandolo anacronistico, né mettono la testa a cuocere per
escogitare la sostituzione d'un sistema che, a dir poco, non funziona - si
limitano a proporre rimedi per aggiustarlo.
E come
si aggiusta una macchina fatta male, progettata da un ingegnere laureatosi nel
Paese dei Balocchi, o meglio, nel covo dei bucanieri?
A che
serve farsi odiare e ostracizzare, raccomandando la legge di natura iscritta
nel cuore umano, per una macchina dal cuore guasto! Ingannevole, concederle
un'opportunità, attribuirle una facoltà contraria alla sua natura!
Altri,
sentimentali e idealisti, affezionati ai venerabili padri della CECA (Comunità
del carbone e dell'acciaio), che prometteva, un po' a dispetto di De Gaulle,
l'avverarsi dell'EU, tremano al pensiero che la mitica Europa si dissolva. Non
intendono che l'Europa comune non può esistere, neanche cercando di snaturarne
le Patrie, e non esiste nemmeno sotto forma di confederazione, essendo
inesistente la comunità delle finanze, un comune bilancio statale, mentre, horribile factu, la moneta è la stessa,
mentre una commissione di burocrati, usciti non si sa di dove, detta leggi
bensì ai costumi, e leggi moralmente infami.
Ma gli
amanti dell'allegorico fantasma continentale ascoltano, non mandano di brutto
all'inferno, gli equivoci sapientoni che descrivono il baratro un cui
precipiterebbero gli europei senza euro, senza Bruxelles, senza Strasburgo e
senza Francoforte.
Piero Nicola
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