martedì 7 luglio 2015

MITOLOGIA DEMOCRATICA (di Piero Nicola)

  Che cos'è il mito se non una Maga Circe travestita da santa? E non esiste idea mitologica più gonfia d'autorità, più armata e ricolma di truffa di quella che crea il cittadino sovrano.
  Eppure della frode continuano a pascersi diversi galantuomini, prendendo lucciole per lanterne come conviene ai figli del Mito. Lo ricantano i loro atti nudi e crudi.
  Non hanno essi applaudito alla pienezza resa alla democrazia or ora in Grecia, grazie al referendum, al giudizio affidato al popolo?
  Spiace osservarlo, la balordaggine è badiale. Primo, per il credito prestato alla democrazia oclocratica. Secondo, perché la sentenza di una maggioranza popolare è priva di valore (la giustizia non sta nel numero, ma in chi possa conoscerla ed esercitarla). Terzo, perché il referendum è dipeso soltanto dal governo, che ha deciso di indirlo. Quarto, perché l'opzione era limitata: i cittadini non avrebbero potuto volere che la Grecia abbandonasse l'euro o che uscisse dall'UE. Quinto, i votanti non avevano tutti i necessari elementi di valutazione, ovvero l'esatta cognizione delle cose, anche se hanno votato per il meglio.
  Nessuno nega che il sentimento popolare abbia il suo peso, che occorra tenerne conto, ma essendo animato da vanità, cioè oggi democratico, ieri nazista o stalinista, domani chissà come? il suo valore si rivela miserello. 
  Dunque fa pena attribuire il merito della giusta scelta popolare alla democrazia, sempre dominata  da un gruppo e, regolarmente, da organizzazioni occultate dietro le quinte. Con ciò, finora va riconosciuto al governo greco qualche merito.
  Il bello è che i nostri uomini dabbene, in altre occasioni, mostrano di sapere come procede la faccenda! Dicono: "Renzi il demagogo in combutta con poteri forti", "Renzi il satellite del gruppo autocrate di Bruxelles e della Cancelliera". E se egli non fu eletto, però vinse le elezioni europee. Dicono anche: "Ha vinto le elezioni il partito impostore, il populista, il liberale e immorale Berlusconi, che per di più ha le mani legate da ricattatori". Grillo non va bene. La Lega è scarsa e difettosa. La Meloni idem. E gli uni contro gli altri, direttamente o a farsi le scarpe. Mutatis mutandis, questa storia si ripete dal 1944, a ben guardare, comincia da tutte le costituzioni concesse o conquistate.
  Pregevoli benpensanti non vedono la via d'uscita di questo regime e, non indicandocela, mostrano d'essere rimasti attaccati alla gonnella democratica, che li cullò e li allevò, o che li attirò nel suo letto quando erano ancora minorenni.
  Il tempo passa, arriva la legalizzazione delle mostruosità, dei vizi peggiori; arriva uno pseudopapa fellone, che può permettersi di dare il consenso a Sodoma e a Maometto; e i saggi cattolici - i quali sdegnano l'autoritarismo sia per principio, sia stimandolo anacronistico, né mettono la testa a cuocere per escogitare la sostituzione d'un sistema che, a dir poco, non funziona - si limitano a proporre rimedi per aggiustarlo.  
  E come si aggiusta una macchina fatta male, progettata da un ingegnere laureatosi nel Paese dei Balocchi, o meglio, nel covo dei bucanieri?
  A che serve farsi odiare e ostracizzare, raccomandando la legge di natura iscritta nel cuore umano, per una macchina dal cuore guasto! Ingannevole, concederle un'opportunità, attribuirle una facoltà contraria alla sua natura!
  Altri, sentimentali e idealisti, affezionati ai venerabili padri della CECA (Comunità del carbone e dell'acciaio), che prometteva, un po' a dispetto di De Gaulle, l'avverarsi dell'EU, tremano al pensiero che la mitica Europa si dissolva. Non intendono che l'Europa comune non può esistere, neanche cercando di snaturarne le Patrie, e non esiste nemmeno sotto forma di confederazione, essendo inesistente la comunità delle finanze, un comune bilancio statale, mentre, horribile factu, la moneta è la stessa, mentre una commissione di burocrati, usciti non si sa di dove, detta leggi bensì ai costumi, e leggi moralmente infami.
  Ma gli amanti dell'allegorico fantasma continentale ascoltano, non mandano di brutto all'inferno, gli equivoci sapientoni che descrivono il baratro un cui precipiterebbero gli europei senza euro, senza Bruxelles, senza Strasburgo e senza Francoforte.


Piero Nicola

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