Lasciamo
perdere i giornalisti, gli opinionisti di professione, l'uomo e la donna della
strada, la cui veduta è corta e condizionata dall'aria falsa che si respira:
c'è gente che sarebbe informata, capace di intendere, apprezzabile, se non avesse
assorbito per vie sia digestive che immateriali una dose massiccia di ormoni
della timidezza.
Queste persone intelligenti e prudenti,
preparate e dabbene, che rifuggono dallo scontro, dalla scelta di un partito
drastico, dal rischio, dal vivere un giorno da leone, pur riconoscendo che
questa Europa è matrigna e fedifraga,
che il suo € forma un guinzaglio per tenere i suoi associati dentro la sentina
continentale, costoro, presa visione delle conseguenze derivanti dal taglio
della corda, si spaventano, si ritraggono, preferiscono accettare il destino
avverso, il castigo meritato.
Circa il castigo meritato, si consolano
pressappoco con le stesse losche ragioni addotte dall'usuraio anonimo e
mondiale che, avendo preso al lazo gli zebedei dei paesi membri nell'UE,
ricorda che si sono rovinati essendosi comportati da cicale. Le cicale hanno,
piuttosto, tollerato dei governanti indegni, ma più indegno e farabutto è il
profittatore che li ha corrotti viepiù e ha sfruttato la situazione.
Anche coloro i quali votano per Salvini, per la
Meloni, per Grillo, se domani fossero costretti sotto le forche caudine di
Bruxelles, appoggiata dalle nazioni con i conti in regola, ossia quando si
trovassero al posto dei greci, se la farebbero sotto secondo femminea
passività. Non mi si accusi di misoginia o di discredito gettato sulla natura
muliebre. Dio sa quanto apprezzi le doti femminili, ma, fatte salve le
eccezioni e nonostante le loro prove virili, la femmina è per natura soggiace,
destinata a una maternità, a un compromesso per la sopravvivenza, che non tocca al maschio. Nella sua adrenalina ci
sarà sempre un po' di miele. Quando vedrò un tennista gareggiare con una
tennista, una squadra di calcio muscolosa contro una squadra di calcio con le
mammelle, e maschi dedicarsi all'uncinetto, ne riparliamo.
Così ad Atene il popolo umiliato, avvilito,
stremato da penurie, disagi, indigenza, dallo spettro di un avvenire fosco e
peggiore, si rassegnerebbe alla sua Waterloo. I sondaggi che ci pervengono non
sono attendibili, tuttavia quand'anche non fosse il 70% ad arrendersi, sarà
comunque una maggioranza. Senza un Geronimo, gli stessi pellerossa fieri e
bellicosi, avrebbero deposto l'ascia di guerra.
Per loro fortuna, i lontanissimi parenti dei
difensori delle Termopili sono diventati debitori insolvibili, falliti
integrali. L'ipoteca sui loro beni non copre il debito, né le loro attività,
avendo il piombo nelle ali, li renderanno solvibili; e, verosimilmente, gli stati
europei che hanno conservato uno zebedeo fuori del laccio sono indisposti a
rimetterci con la vittima dello strozzinaggio: impossibilitata a rifondere capitali
e spese. I tedeschi, rappresentati dal loro ministro delle finanze, hanno
capito che è meglio una Grexit che rinunciare a una parte del credito (come
vorrebbe il FMI), senza sapere come andrebbe a finire, senza contare le grane
infinite. Forse non importa loro che questa sporca faccenda dell'UE vada a
ramengo.
Dunque, in mancanza di un Leonida, i greci
verranno sì, spolpati fino all'osso, ma poi lasciati andare. Facendo persino a
meno di un Waroufakis tornato alla ribalta, potranno allora riprendere se
stessi e, dopo qualche tempo, cavarsela meglio di prima. Chissà che, allora, i
creditori non abbiano più niente in mano per ricattarli e che in qualche modo
essi possano ridurre il danno degli interessi esosi sborsati?
La natura umana ha in sé le risorse per
riprendersi, per ricominciare dopo un disastro; le ricostruzioni dei dopoguerra
l'hanno mostrato bene. Però la massa da sola e i suoi dirigenti democratici
sono come il malato di cancro che, terrorizzato dall'operazione chirurgica
(uscita dall'euro), preferisce aspettare, riempirsi di palliativi,
trascinarsi in una vita dolente e miserabile,
finché l'ambulanza non lo porti al pronto soccorso per l'intervento d'urgenza.
Perciò la propaganda terrificante,
sostanziata delle parole "baratro", "catastrofe", "ignoto"
che si parerebbe davanti a chi respinga l'accordo accettato da Tsipras e
portato all'approvazione del Parlamento ateniese, rivela l'insipienza codarda
di quelli che vi fanno eco, oppure la loro malafede di supini.
Piero
Nicola
Nessun commento:
Posta un commento