domenica 8 luglio 2018

LA BANDIERA BIANCA (di Piero Nicola)


Per sgombrare il campo dalle possibili obiezioni e dagli equivoci, faccio una premessa. Ci sono mali ineliminabili che richiedono la tolleranza. I postriboli regolamentati per legge furono giustamente definiti case di tolleranza. Tanto è vero che quando furono abolite, non si poté eliminare la prostituzione, che anzi si trasferì sui marciapiedi, con scandalo pubblico e aumento dello sfruttamento e di altra connessa delinquenza.
  Oggi sento alla tivù una esponente d'un partito liberale all'opposizione, una autorevole rappresentante di esso, la quale accusa il governo di dare incremento al lavoro nero con un decreto-legge inteso a ristabilire i diritti di certi lavoratori. Se la legge reca la giusta severità - si dice - indurrà i datori di lavoro a violarla, con danno per l'erario e per i dipendenti. Ormai ci si è abituati a questa desistenza, a una resa che ha smesso di scandalizzare. Perché la lotta contro tali evasori e sfruttatori è tutt'altro che impossibile; il lavoro nero è una piaga intollerabile, dev'essere combattuto e può essere debellato dallo Stato. La forza statale, potenzialmente enorme, bisogna che sia organizzata e mandata ad effetto, pena una decadenza vergognosa, pena un malcostume incivile e deleterio, il cui cattivo esempio proviene dall'alto.
  Ricordo che all'epoca della legalizzazione dell'aborto, si usò nondimeno una giustificazione alquanto analoga: non rendere legale l'aborto avrebbe significato alimentare quello clandestino. Come dire: "Per evitare un delitto, perseguibile a norma di legge, lo rendo legittimo". Va da sé che il maggior rischio dell'illegittima interruzione della gravidanza avrebbe accresciuto la colpa della donna e, nel contempo, avrebbe contribuito a dissuaderla dal commetterla.
  Allo stesso modo del lavoro nero e dell'aborto, le piaghe della droga e della mafia sono, in sostanza, considerate fatalità ineluttabili. Viceversa, una guerra condotta seriamente contro lo spaccio e i crimini mafiosi può aver ragione di tali fenomeni nefandi. Sembra superfluo, e non lo è, mettere in luce il multiforme e gravissimo morbo sociale diffuso dal consumo di stupefacenti e dalla grande malavita organizzata. Non si tratta tanto di perdite economiche quanto di corruzione culturale e della civica moralità. I governi combattono in modo insufficiente i trafficanti di sostanze mortifere e un potere che soppianta, dove più dove meno, il potere dello Stato. Ciò è inammissibile e condanna i consorzi civili a un disordine, a un'insicurezza, a una soggezione che, facendo il paio con le libertà indebite e i diritti pervertiti sanciti dal codice, fanno sprofondare i popoli nella più ignorante degradazione.
  Appare facile contrapporre a questi argomenti che uno Stato singolo va incontro alla sconfitta, conducendo una campagna risanatrice contro organizzazioni internazionali, contro una compagine di paesi tollerante l'intollerabile. Ma, dal lato pubblico, nessuno darebbe torto a una nazione che combatta il crimine. In questo caso le leggi ci sono già, basterebbe applicarle. Dal lato nascosto, quella nazione avrebbe buon gioco a mettere col le spalle al muro gli strani governanti che non ne seguono l'esempio.
  C'è di più. Qualche volta la democrazia serve a qualcosa. Talvolta ai potenti che la manovrano essa sfugge di mano. Basta che un capo di partito intenzionato a raddrizzare la baracca si proponga, e un popolo, divenuto diffidente e scontento del sistema, lo elegge presidente della repubblica o capo del governo. Adesso ciò è realtà: negli Stati Uniti (superpotenza mondiale) e in varia forma in Stati europei. Se i governi di USA, Russia, fors'anche della Cina, e dei meno potenti paesi dell'Est europeo non hanno intrapreso un'azione efficace per debellare le mafie e lo spaccio di droga, quegli esecutivi sarebbero potenzialmente idonei a farlo, così come hanno cominciato a contrastare l'immigrazione clandestina, il mondialismo, la società multietnica. Così, potrebbero rendere impopolari altre aberrazioni arcobaleno. Il senso morale non muore e viene automaticamente suscitato dalle conseguenze dell'immoralismo, di cui a lungo termine si risente il danno.
  Come la storia insegna, a parte l'intervento della Provvidenza, la natura vuole che la perversione culturale porti debolezza e infermità. L'Impero sovietico si disgregò, ora tocca all'Impero occidentale, che tuttavia possiede barbari in seno alle proprie genti e qualche rozzo condottiero capace di interpretare il loro malessere, capace di stracciare la bandiera bianca.

Piero Nicola

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