mercoledì 28 giugno 2017

Specchiati attori e registi della debragatio americana

E' necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multi-etnico senza qualità e facilmente dominabile dalla élite al potere”.
Richard Kalergi Coudenhove


Il debragante americanismo, in corsa velenosa e oscena nei servili, imbalsamati pensieri dei politicanti progressivi (ossia svelti di mano), suscita il desiderio di considerare ed esplorare seriamente le ragioni, che circolano nel calunniato e silenziato margine destro, luogo abitato dai refrattari e dagli irriducibili al pensiero strozzino a all'imbastardimento dei popoli cristiani e perciò favorevoli al rovesciamento e all'avvicinamento dell'Europa porno-catatonica alla vitale Russia di Vladimir Putin.
Fino a ieri, il paralizzante, minaccioso spettro dell'invasione sovietica, aveva, intossicato e alterato la filosofia politica europea, facendo sprofondare il pensiero del vecchio continente nelle note intorno alla surreale e beffarda canzonetta di Renato Carosone, (“tu vuò fa' l'americano”) aria ultimamente interpretata (eseguita a gola strozzata) dai muratori infaticabili di una democrazia obbediente ai finanzieri associati all'aureo club dello spregiudicato e trionfante Georges Soros.
Purtroppo al fumo, emanato dai forni del potere iniziatico d'America, si aggiungono gli affliggenti sospiri in uscita dal girotondo vaticano a due piste surreali: la sequela del modernismo incappucciato e soggiacente e il travestimento - il nascondimento – della nuova teologia (di Karl Rahner e ) nella confusa ombra della pio conformismo.
Terminata (se così può dirsi) nel cimitero della storia la sfida, che opponeva l'America liberale alla Russia sovietica, il fulmineo tramonto dell'ideologia marxiana e lo stabilimento di un potere post-moderno nella Russia del geniale e intrepido Vladimir Putin, hanno finalmente indicato agli europei non decerebrati e non debragati, una praticabile quantunque ardua via d'uscita dall'incuboso/vaselinoso (ma venerato e premiato) colonialismo passivo, stabilito dagli strozzini a stelle e strisce e promosso dalla torbida, accecata cupidigia di servilismo degli americanofili d'Europa.
Tramontano e si disperdono, in una funerea notte valpurghiana, gli argomenti (i filosofemi a stelle e strisce), che stordivano e accecavano i cercatori di riparo dal tramontato errore sovietico, rifugiandoli sotto le ali strozzine del capitalismo a stelle e strisce.
L'insudiciante e livido potere liberale, esercitato dalle banche vampiresche, che obbediscono al classico (e criminogeno) delirio massonico, ultimamente rinnovato e arroventato dall'usuraio nippo austriaco Richard Kalergi (1894-1972), esercita una influenza umiliante e tossica nella cultura e nella politica delle nazioni colonizzate, ossia ingannate, addomesticate e asservite da classi politiche strozzine, impropriamente dette umanitarie e liberali.
Ora la via d'uscita dalla devastazione attivata scientificamente dagli stregoni al servizio del capitalismo bancario/concentrazionario e dalla politica gregaria, si intravede nella resistenza di un'intrepida minoranza cattolica alle imperiose/minacciose esortazione onusiane, rutti di mente, finalizzati alla giustificazione e alla promozione del vizio contro natura.
Si tratta di suggestioni promosse dal potere strozzino/iniziatico, al fine di promuovere la sterilità sodomitica, apprezzata e quasi venerata quale motore di quel nuovo razzismo – che progetta di incrociare la sopravvissuta minoranza di europei europei con gli immigrati afro-asiatici.

Il fine degli imbroglioni incardinati nel sistema triadico - banca, loggia e vespasiano - è il controllo di un docile gregge multi etnico, simile al popolo senza volto, che fu rappresentato (negli anni quaranta del secolo scorso) in un quasi profetico fumetto intitolato al mago Mandrake, in allora irriducibile avversario della stregoneria capitalista.

Piero Vassallo

sabato 24 giugno 2017

JO, EL REY (di Piero Nicola)

Ritratto di Bruno Cicognani
di Oscar Ghiglia
Del grande scrittore sepolto nell'oblio, Bruno Cicognani, serbavo un ricordo delizioso grazie a Villa Beatrice (1931) e a La Nuora (1954). La lettura d'un articolo di Papini mi ha fatto incontrare il Cicognani drammaturgo, che diede alle stampe Jo, el Rey (1949) ristabilendo la verità storica su Filippo II, in particolare sulla tragedia che coinvolse il re, suo figlio Don Carlo e la regina Elisabetta di Valois. La vicenda sarebbe nota. Il bigotto e tirannico monarca spagnolo sposò la principessa francese, già promessa al principe Carlo, del quale ella poi s'innamorò. Filippo volle che il figlio fosse accusato di alto tradimento per aver cospirato con i fiamminghi, ordito il parricidio e messo gli occhi sulla regina. Don Carlo ritorse le accuse contro il genitore mendace, geloso e dispotico, il quale lo fece morire in carcere.
  "Quando la gente comincia a urlare 'al lupo, al lupo'," esordisce Papini nell'articolo, "non c'è la peggio. Persino un can da pagliaio può sembrare, agli occhi degli impauriti, un feroce sgozzator di montoni. E la bugia, quando si cristallizza in leggenda. e la leggenda vien trasfigurata dai poeti, ha le gambe assai più lunghe della storia.
  "Questa disavventura postuma è toccata anche a Filippo II", figlio di Carlo V.
  Di già, non c'è barba di storico che possa mantenere un punto di vista oggettivo e neutrale, ma sovente nemmeno i fatti storici vengono trasmessi dai puntuali addetti ai lavori: essi giungono ai posteri attraverso sentimentalismi, dicerie faziose e interpretazioni di artisti (narratori, drammaturghi, musicisti, pittori, ecc.)
  Sappiamo bene che lo scrittore che riproduce un importante evento civile approfitta delle lacune dei documenti e delle testimonianze per il componimento, soggetto alla sua mentalità, alle sue passioni, alle sue credenze, ovvero a una propria tesi. Tuttavia non gli è lecito alterare i fatti producendo un falso storico, tanto più quando gode di vasta notorietà e di prestigio, come Vittorio Alfieri, che scrisse Filippo, come Federico Schiller, che scrisse Don Carlos e come Giuseppe Verdi, che musicò un libretto composto seguendo il dramma del poeta e filosofo tedesco. Se possiamo considerare leciti pretesti letterari le vicende di antichi personaggi, quando le propensioni e gli intenti degli autori siano assai palesi, si tratta invece di frode e d'inganno presso gli studenti e il vasto pubblico la falsificazione operata dagli autori suddetti. Del resto essa è conforme alle loro vite sregolate e immorali. Però il discredito dovuto al cattivo esempio non tolse loro la fama di pensatori e artisti eccelsi.
  Il celebre nobile piemontese che si faceva legare alla sedia per applicarsi al suo lavoro, e che dichiarò "volli, fortissimamente volli", fu un seduttore di donne sposate e un debole pensatore, che dovette ricredersi su una serie di cantonate ideologiche, che andarono dall'affiliazione alla massoneria all'ammirazione per la Rivoluzione francese. Schiller, cresciuto luterano, e romantico al pari dell'altro, fu insofferente dell'autorità, disertò dall'esercito, falsò la fine di Giovanna D'Arco. Invero dalle penne famose infatuate di sé, obbedienti alle leggi e agli effetti della creazione letteraria, non c'è da aspettarsi sincerità e veridicità. Manzoni non sarà stato parziale prendendosela con gli spagnoli? Shakespeare almeno si attenne alla dialettica magnifica, senza essere troppo partigiano, né rivoluzionario né conformista.
  Tornando al dotto Papini, riferisce che "quando il Gachard pubblicò, nel 1863, i documenti di archivio che rimettevano a posto le cose e distruggevano in ogni sua parte la truce leggenda inalzata alla poesia dall'Alfieri e dallo Schiller, il vecchio Saint-Beuve scrisse uno dei suoi lucidi articoli che concludeva con un malinconico monito agli scrittori di teatro, i quali, secondo lui, ora che la scienza storica aveva parlato, non avrebbero più potuto trar materia di drammi, come tanti loro predecessori d'ogni paese, dalle fantastiche vicende di Filippo e di Don Carlos".
  Riguardo a Jo el Rey, veniamo a sapere che "non è il frutto di una improvvisazione. Bruno Cicognani ha meditato e maturato il suo tema per venti anni, memore del detto che il tempo non rispetta quel che fu fatto senza di lui." Egli "ha osato comporre un dramma su Filippo e Don Carlos, seguendo fedelmente, e a volte troppo minutamente, la storia vera ed è riuscito a fare opera che ha già trionfato sulla piazza del Duomo di San Miniato, in quattro sere d'agosto, e che resiste felicemente anche alla lettura." "A San Miniato gli applausi crebbero di sera in sera, specialmente nelle ultime due recite, quando i posti lasciati liberi dal 'bel mondo' e dall''alta critica' furono occupati dal vero popolo, da quel popolo che fu, sin dai tempi di Eschilo, il legittimo giudice del teatro tragico. E tutti si commossero e molti piansero."
  Altri tempi...


Piero Nicola

domenica 18 giugno 2017

I MINISTRI DELL'INVERSIONE (di Piero Nicola)

Gli esecutori delle disposizioni mondialiste vanno sull'onda del capovolgimento. Poiché le cose capovolte destano meraviglia e rompono la plumbea atmosfera che avvolge i sensibili, è agevole presentarle giuste, lodevoli, commoventi. I gestori della politica, autorizzati dal popolo sovrano, hanno preso dimestichezza coi doni che incantano il pubblico, è per loro facile illustrarli e scansare i rappresentanti delle minoranze attaccati alle cose che andrebbero per il loro verso.
  Ma devono essere i rettofili a non aver capito come prima il mondo andasse a rovescio, quando i sodomiti erano considerati invertiti persino dalla Scienza. Non intendono che il mondo andava rettificato, almeno in certe faccende di capitale importanza, come la concessione dell'assoluta uguaglianza a tutte le inclinazioni umane, eccezion fatta per quelle dei fascisti e dei fedeli alla lettera della divina legislazione.
  Ultimamente - ma il progetto umanitario aspettava da tempo -  la maggioranza degli eletti alla Camere vuole approvare una nuova legge buonissima, una legge tanto debita quanto misericorde, quella dello jus soli. Non importa se i romani, soliti cinici, presto la chiameranno jus sola. Per ogni evenienza, il mite capo del governo si è fatto coraggio scendendo in campo con un discorsone. Il volto contrito, democristiano, egli si è fatto paladino dei poveri bimbi nati e cresciuti in Italia e figli di stranieri, magari figli di stranieri ignoti, giunti da noi mediante la criminale tratta degli innocenti. Quei bimbi, o ragazzotti e signorine che essi siano diventati, hanno diritto alla cittadinanza nazionale.
  Naturalmente Bergoglio, che prosegue a capovolgere la dottrina di Gesù Cristo (secondo i ragionatori figli del mondo sorpassato), gongola e non spreca parole inutili, non si sporca la lingua entrando nella diatriba politica. Egli si è già espresso a iosa circa l'accoglienza di "gente d'ogni sorta" (termine usato dagli appartenenti al mondo retrogrado) e circa l'uguaglianza universale.
  I Grillo, i Salvini, le Meloni spregiano la nuova legge, s'indignano, si ripetono, adducendo le solite obiezioni. Non capiscono che di fronte all'idea che ai miseri bambini si tolga un diritto, si spezzi l'avvenire di cui godono i loro coetanei italiani (i quali sperano di sfuggire alla povertà e alla disoccupazione che li minaccia e di farsi all'estero una vita degna delle loro capacità - ma di fronte ai buoni sentimenti tutto questo scompare), non capiscono, dicevo, che sono perdenti in partenza.
  Io, che sono un po' birichino e anche pietoso nondimeno verso gli sconfitti, voglio suggerire loro un espediente del vecchio mondo, un argomento suscettibile di risollevarli. Dico: e perché i poveri figli del Bel Paese dovrebbero essere defraudati della loro eredità, che lo jus soli impoverirebbe e soprattutto guasterebbe? Forse che la cittadinanza non è un bere ereditario, trasmesso dai padri alla loro discendenza? Forse che tutto ciò che nel Paese è pubblico, e viene dal sudore, dal sangue e dalle virtù dei padri, non spetta ai figli?  Per caso i democraticissimi diessini e i loro fiancheggiatori (che ci tengono tanto ai propri averi) sono diventati comunisti? Eccome lo negherebbero! Ma si smentiscono, perché il principio dello jus soli altro non è che comunista. E non già comunista patriottico, ma internazionalista, pertanto fuori della realtà, come ogni dottrina che pretende di ignorare usi, costumi, lingua e tradizioni dei popoli. Tanto è vero che l'Unione Europea si è dimostrata una finzione: ogni popolo resta un ente, una persona, che difende i suoi interessi bassi e alti, lo vogliano o meno i suoi governanti e i signori di Bruxelles.
  Checché ne dicano, nemmeno questi politici pietosi vorrebbero che al proprio paese, nella loro città, la loro cucina, le loro sagre, le loro usanze venissero imbastardite. I proclami secondo i quali il miscuglio delle culture è proficuo mostra la corda. Non si salvano capra e cavoli. Per la legge della incompenetrabilità dei corpi, se entra lo straniero con la sua cultura, la cultura locale ne soffre. Altrimenti ne nasce un miscuglio alieno. Ma quanti ospiti sulla nostra terra sono disposti a rinunciare alla loro mentalità? Non molti, e bastano i musulmani a formare delle colonie, come quelle dei nomadi ("zingari" dicono ancora quelli di Casa Pound, usando il vecchio dizionario). Se poi qualche sprezzante di sinistra (che per ogni evenienza ha pronta l'accusa di fascista) e il sapiente Bergoglio parlano delle storiche invasioni barbariche in Italia, o degli Stati Uniti formati dall'afflusso di ogni razza, o delle emigrazioni di italiani nelle Americhe, è facile mostrargli la loro insipienza o la loro mala fede. I barbari si fecero romani e cristiani. Il coacervo americano fu plasmato con un certo stampo liberale, e tuttora laggiù ne portano le conseguenze. I nostri connazionali portarono all'estero lavoro, ingegno e civiltà, e non solo mafia colpevolmente tollerata.
  Ma con la demagogia si ragiona male e si compete peggio. E ho un bel suggerire ai Salvini e alle Meloni che questi demagoghi sono i primi prigionieri del loro strumento fascinatore: senza l'assistenza di Dio, gli integralisti fuori del mondo, non hanno speranza di spuntarla. 
  Vale la pena aiutarli ancora un poco.
  Il primo ministro ha dichiarato che lo jus soli distingue un paese civile. Egli si permette di tacciare di inciviltà i molti Stati, tra i quali la Svizzera, che stabiliscono il principio dello jus sanguinis.
  Esistono già condizioni legali, ritenute eque, per concedere la cittadinanza italiana a stranieri residenti nello Stivale.
  E dovremmo condannare l'Australia, che ha risolto il problema preliminare dell'immigrazione irregolare?
  Dal sito Internet di BBC News apprendiamo che:
I due principali partiti politici dell'Australia, la coalizione Liberal-Nazionale e l'opposizione del Lavoro, sostengono forti politiche di asilo.
Dicono che il viaggio che i richiedenti asilo fanno è pericoloso e controllato da bande criminali e hanno il dovere di fermarlo.
Il governo di coalizione ha reso ancora più rigida la politica australiana in materia di asilo quando ha preso il potere nel 2013, introducendo l' operazione Sovereign Borders , che mette i militari nel controllo delle operazioni di asilo.
Sotto questa politica, le navi militari pattugliano le acque australiane e intercettano le imbarcazioni migranti, rimorchiandole indietro in Indonesia o rimandando i richiedenti asilo in gommoni o imbarcazioni di salvataggio.
Il governo afferma che le sue politiche hanno ripristinato l'integrità dei suoi confini e hanno contribuito a prevenire la morte in mare.
Tuttavia, i critici dicono che l'opposizione all'asilo è spesso motivata dalla razza e danneggia la reputazione australiana.
Quando i richiedenti asilo raggiungono l'Australia in barca, non vengono tenuti in Australia mentre i loro reclami vengono trattati.
Invece, vengono inviati ad un centro di elaborazione offshore. Attualmente l'Australia ha uno di questi centri nella nazione dell'isola del Nauru e un'altra sull'isola di Manus in Papua Nuova Guinea.
Anche se questi richiedenti asilo si trovano come rifugiati, non è permesso di stabilirsi in Australia. Essi possono essere sistemati in Nauru o Papua Nuova Guinea, e quattro sono stati stabiliti in Cambogia ad un costo riferito di A $ 55m (£ 28m, $ 42m).
I gruppi dei diritti dicono che le condizioni nei campi PNG e Nauru sono assolutamente inadeguate, citando una scarsa igiene, condizioni dure, calore eccessivo e mancanza di strutture.
La Corte Suprema della Papua Nuova Guinea ha stabilito in aprile che la limitazione del movimento dei richiedenti asilo che non hanno commesso alcun reato è incostituzionale.
Il primo ministro del paese ha poi chiesto all'Australia di chiudere il centro.
Ma l'Australia non è disposta ad accettare i 850 uomini che si trovano al centro e non è chiaro dove dovranno stare.
La probabile chiusura dell'isola di Manus significa che i richiedenti asilo potrebbero essere trasferiti a Nauru, il che dice che ha spazio aggiuntivo.
Oppure potrebbero essere portati nel territorio australiano dell'isola di Natale, dove c'è un centro di detenzione esistente.
Tuttavia, difficilmente cambia la linea dura dell'Australia sull'immigrazione.

Piero Nicola

  

sabato 10 giugno 2017

Le ragioni dell'utopia forzanovista

Nella selva delle ombre politiche, proiettate sullo schermo del malessere dall'abbassamento della teologia vaticana, dalla corruzione liberale della borghesia e dalla fumosità culturale a destra del nulla, un'interessante (benché minoritaria e calunniata) eccezione è rappresentata dal movimento patriottico Forza Nuova, la vivace e disciplinata organizzazione anticonformista, costituita in Roma da Roberto Fiore e dal compianto Massimo Morsello.
La finalità del movimento, figura esemplare della destra oscurata dalla convergenza contro di essa dell'economia forcaiola e della politica di servizio, è la ragionevole e inflessibile difesa dei princìpi della tradizione cristiana, vivente in Italia, nonostante l'afflusso di denaro mitteleuropeo (massonico) nelle pingui casse delle scuole truffaldine, intitolate al cosmopolitismo, al nichilismo, all'usura e alla pederastia, astro luminoso dell'avvenire mondialista.
Fiore osa sfidare apertamente i guru e gli attori della cultura strozzina, oggi in devastante circolazione nelle società avvelenate dal denaro dei corruttori e agitate dal canonico, irriducibile entusiasmo degli utili idioti (laici e clericali).
La politica e l'economia degli italiani, infatti, sono appiattite sotto l'impellente e ruvido schiaffo dalle associazioni finanziarie costituite per opprimere e delinquere.
Si tratta di camarille (massonerie) costituite per impoverire e devastare i popoli refrattari alla superstizione neopagana, affidando il loro malessere a uomini politici aderenti alla figura che il comico Gilberto Govi definiva indossatori di braghe molle.
Al proposito si rammenta che il 16 settembre 1992, un sommo speculatore, il miliardario Georges Soros, attaccò la Banca della nostra economia, vendendo lire italiane allo scoperto, un'operazione acrobatica e spregiudicata, che costò alla Banca d'Italia (in ultima analisi agli italiani) la vertiginosa perdita di quarantotto miliardi di dollari.
Allarmato dalle continue aggressioni alla stabilità dell'economia nazionale, l'animoso movimento di Roberto Fiore ha costituito un intrepido argine a difesa dei princìpi dell'economia e della politica nazionale.
Forza Nuova, pertanto, dichiara l'adesione ai princìpi indeclinabili della trazione italiana: rifiuto della criminosa logica abortista, blocco dell'importazione di alieni, refrattari alla nostra tradizione e alla nostra storia, messa al bando delle società segrete, superamento dell'economia liberista, sradicamento del cancro usuriero, ripristino del Concordato dal 1929.
Le proposte di Forza Nuova indicano la soluzione dei problemi generati dalla suggestione festante nel sottosuolo, in cui hanno origine progressiva gli incubi, che comandano l'economia strozzina, impropriamente e sfacciatamente intitolata alla libertà.

Si spera pertanto che la critica forzanovista al pensiero impropriamente detto liberale diventi oggetto di riflessione e di aperto dibattito da parte della maggioranza degli italiani, che sono impoveriti e tormentati dall'economia strozzina, prima di essere assordati e tacitati dal vano fracasso sollevato dai partiti politici e dai quotidiani di servizio.

Piero Vassallo