sabato 25 giugno 2016

Negli affari vince Caino (recensione di Emilio Biagini)

 Il Prof. Gotti Tedeschi offre con questo saggio una nuova lucida analisi della gloriosa società dalle “magnifiche sorti e progressive” che ci affligge e che ha il suo più brillante successo nella creazione di ingiustizia e di oppressione dei più deboli, gravati da crescenti tasse, meno opportunità di scelta, fallimenti di aziende, perdita di posti di lavoro, disoccupazione, disorientamento sociale con droga e simili, e non ultima la catastrofe previdenziale. Il tutto è immediata conseguenza di disonestà e burocrazia divoratrice ideologizzata. Un semplice esempio ben noto a livello microeconomico: i “vincoli eterni” di urbanizzazione che stanno assassinando il settore edile, accompagnati naturalmente dal sinistro sbavare contro la mitica “rapallizzazione”.
Dove mancano idee forti (e intelligenti) il comportamento (egoistico e sgangherato) influenza il pensiero (che diventa egoistico e sgangherato a sua volta). Ed ecco fanno la loro comparsa le idee che fanno comodo ai Caino: il relativismo morale e il nichilismo. Idee diaboliche entrate in concorrenza con le idee forti del Cristianesimo, dimostrando l’efficacia della legge di Gresham: la cattiva moneta scaccia la buona, anche nel campo delle idee. I falsi profeti si riconoscono dalle conseguenze che provocano, e quali conseguenze provoca il materialismo evoluzionista che fa da inevitabile sostegno al relativismo morale e al nichilismo?
Sia permessa una piccola diversione per afferrare il reale significato e le perverse implicazioni della superstizione materialista evoluzionistica che l’autore cita solo brevemente. Va subito detto che nessuno ha mai visto la nascita di una nuova specie, né in natura né in laboratorio. Gli unici esperimenti per creare nuove specie sono falliti: i miserabili tentativi di Miller con i moscerini dell’aceto, compiuti settant’anni fa e presentati tuttora come “successo” dell’evoluzionismo. L’unico, perché nessuno ha più osato tentare alcunché di simile. Quegli esperimenti, aggredendo i poveri moscerini con radiazioni ionizzanti e sostanze alchilanti per forzarne le mutazioni geniche sono riusciti soltanto a produrre moscerini rovinati e nessuna nuova specie.
Come insegna l’insigne storico Roberto De Mattei, l’evoluzionismo è un’ideologia che si fonda su (mal interpretata) scienza, e scienza che a sua volta si basa sull’ideologia: un perfetto circolo vizioso sostenuto da sconfinata arroganza accademica e vigliaccheria arrivistica. I cordoni della borsa che alimenta scuole e università sono in mano a finanzieri Caino, burocrati Caino, politicanti Caino (spesso non eletti da nessuno o eletti grazie a raffinatissimi e democraticissimi brogli). Chi dissente non fa carriera, e gli onnipresenti scandali (regolarmente soffocati) nei concorsi a cattedre dimostrano quale affidamento si può fare sulle auliche sciocchezze che discendono dall’Olimpo accademico, dove i bonzi tengono le loro danze tribali, incensandosi a vicenda, citandosi a vicenda e recensendosi a vicenda, con una regolarità da far invidia alle più collaudate cosche mafiose.


Ecco perché l’evoluzionismo funziona: grazie ad una ben oliata macchina di propaganda, la cui prima menzogna è che il vile Cattolicesimo reazionario sarebbe l’ostacolo oscurantista all’affermazione della luminosa scienza evoluzionista, Nulla di più falso: Darwin non è mai stato messo all’Indice. In linea di principio non vi sarebbe niente di eretico nell’idea che la creazione abbia proceduto per successivi stadi evolutivi. Le obiezioni all’evoluzionismo sono sempre state solo ed esclusivamente scientifiche. Se l’evoluzionismo è scientificamente un disastro non è certo per colpa dei cristiani.
Tuttavia la sgangherata teoria (o piuttosto ipotesi non dimostrata) funziona, non per motivi scientifici ma politici, e funziona strettamente accoppiata al malthusianesimo (da cui Charles Darwin era letteralmente stregato): e l’osceno accoppiamento ha generato il mostriciattolo dell’ambientalismo. Ma attenzione, non tutto l’evoluzionismo è “buono” per Caino, come dimostra la tormentata storia di un’ipotesi costantemente in lite con la realtà. L’evoluzionismo darwiniano, basato sulla competizione che “genererebbe nuove specie”, subì una prima durissima sconfitta con l’affermarsi della genetica, fondata dal geniale abate agostiniano Gregor Mendel, e riscoperta decenni dopo la morte di Mendel, cui nessuno prestò inizialmente attenzione perché era “soltanto un povero frate”. La genetica, una scienza solidamente fondata, dimostrava la stabilità delle specie.
I Caino cercarono di correre ai ripari imbarcando le genetica nel barcone evoluzionista che faceva acqua da tutte le parti, e inventarono così il neodarwinismo, in cui “mutazioni casuali” formerebbero nuove varietà sempre più diversificate sulle quali agirebbero la “competizione” e la “selezione naturale” dell’ambiente fino a formare varietà così diverse da non essere più capaci di incrociarsi riproduttivamente, ed ecco le nuove specie: teoria irreparabilmente contraddetta dal fatto che tutte le specie sono ben individuate; non vi sono le innumerevoli forme di transizione che sarebbe lecito aspettarsi, non vi sono “anelli di congiunzione”. Fra parentesi, il famoso Archaeopteryx non congiunge affatto rettili e uccelli: come ha dimostrato il fisico Fred Hoyle, l’ Archaeopteryx è un patetico falso, probabilmente fabbricato da Ernst Haeckel, noto autore di parecchi altri falsi che gli fruttarono molto denaro, col quale riusciva perfino a mantenere un’amante. Haeckel è pure l’inventore della stessa parola Ökologie, “ecologia”.
Peggio ancora: numerosissime specie hanno continuato ad esistere senza subire modifiche per decine o centinaia di milioni di anni durante i quali sono avvenuti drastici cambiamenti ambientali. Per tappare questi enormi buchi nella credibilità dell’evoluzionismo alcuni biologi hanno inventato l’evoluzione “per equilibri punteggiati”, ossia a salti: idea assurda perché sarebbe come dire che d’improvviso una coppia di anfibi potrebbe produrre un rettile e da una coppia di rettili potrebbe nascere un uccello, ma che per lo meno supera la difficoltà della mancanza di “anelli di congiunzione”. I biologi promotori di questa idea erano solidamente atei e politicamente corretti, cercavano solo di raddrizzare un evoluzionismo in crisi nera, e non erano certo vilissimi integralisti cattolici, ma ciononostante vennero ferocemente perseguitati dai colleghi Caino come se fossero stati biechi agenti del Vaticano, e infine costretti all’abiura, pena la perdita della cattedra e della pensione. Perché?
Il motivo è che la loro teoria dell’evoluzionismo “a salti”, per quanto solidamente atea, elimina la competizione darwiniana, la quale è l’unico puntello ideologico che offra ai Caino politici ed economici una parvenza di giustificazione della loro esistenza e dell’oppressione che esercitano sul mondo.
L’ideologia di Darwin servì fin all’inizio a giustificare l’oppressione colonialista e imperialista britannica (irlandesi, neolatini cattolici, indiani, cinesi, negri e altre “razze inferiori” dovevano essere grate all’Herrenvolk britannico che si prendeva cura di loro), mentre l’ideologia di Malthus giustificava l’oppressione domestica dei poveri che affollavano gli “slums” creati dalla rivoluzione industriale (colpa loro se erano poveri, erano troppi). Poi venne adottata da altri Caino: nazisti, comunisti, poteri forti, finanza usuraia globale.
L’ambientalismo serve poi a montare accuse contro la Chiesa, “colpevole” di aver sostenuto che l’uomo deve dominare la terra (che va invece idolatrata), serve a sabotare innovazioni e sviluppo, serve ad espropriare territori sempre più vasti, i cosiddetti “parchi naturali”, sottratti all’uso della gente ad arbitrio degli “illuminati” Caino per promuovere l’oscena idolatria della natura.
I Caino trionfano con l’aiuto delle eresie che fanno dilagare la corruzione morale: (1) ribellione di Lucifero, (2) eresia pelagiana che negava il peccato originale, (3) panteismo che portò a idolatrare l’ambiente (vedi il neoplatonismo eretico introdotto dai greci fuggiti a Firenze nel Quattrocento davanti all’avanzata ottomana), (4) riforma protestante con effetti devastanti sul matrimonio (degradato da Sacramento a mero contratto) e sull’etica economica (ricchezza come segno dell’“elezione” divina nel calvinismo, più ancora che come dono di Dio) e crollo delle dinastie cattoliche a vantaggio di quelle protestanti (e perché i banchieri fiorentini furono rovinati e quelli genovesi no? perché i fiorentini per loro disgrazia dovettero trattare coi filibustieri inglesi che li derubarono, mentre i genovesi ebbero la fortuna di trattare con i gentiluomini spagnoli), (5) marxismo, (6) eresia naturalista di Rousseau che fece inaspettatamente diventare “buona” la natura, (7) ulteriore eresia naturalista che generò i Robespierre, (8) americanismo che propose come nuova virtù la capacità di creare ricchezza e dichiarò superate obbedienza, umiltà, mortificazione, povertà scelta (virtù “medievali”), (9) eresia modernista con il suo agnosticismo che liquidava la religione come orpello irrazionale da cancellare.
Questa classificazione degli orrori rivoluzionari è più ampia e comprensiva di quella di Plinio Corrěa de Oliveira che prevede quattro stadi: (1) riforma protestante, (2) rivoluzione francese, (3) marxismo, e (4) il funesto Sessantotto che portò all’anarchia morale, alla disgregazione della famiglia e alla grottesca pagliacciata del gender. La classificazione del Gotti Tedeschi, oltre ad un maggior dettaglio, ha il merito di individuare esplicitamente le radici teologiche del disastro, partendo dalla ribellione originaria di Lucifero, fonte di ogni male, che nella teorizzazione di Corrěa de Oliveira rimane implicita.
Comodissimo questo capitalismo malthusian-darwiniano: la povertà non si risolve promuovendo l’iniziativa e lo sviluppo con opportune innovazioni sociali e tecnologiche, ma con lo sterminio malthusiano; i ricchi sono ricchi perché sanno competere meglio, non è colpa loro se sono più bravi. Oggi il capitalismo malthusian-darwiniano promana soprattutto dagli Stati Uniti e dai loro satelliti, specie Gran Bretagna e Germania, e ha decretato tabù la dottrina cattolica, che si sforza di relativizzare.
Dai frutti si riconoscono i falsi profeti. E infatti, intorno agli anni Ottanta, la finanza prende il sopravvento sull’economia reale mentre si riduce l’attitudine delle famiglie al risparmio. Crollano le nascite e il risparmio viene incanalato nell’accrescimento dei consumi individuali perché i Caino non vogliono rinunciare alla loro naturale vocazione di ingrassare senza limiti. Meno risparmio affluisce alle banche, vi è meno credito disponibile, meno ricavi e utili, così il sistema bancario inventa i “derivati”.
Per ricostruire un capitalismo fondato sull’economia reale occorrerebbe riscoprire la dottrina sociale della Chiesa. Le leggi naturali in economia non sono state inventate dal Cristianesimo ma Dio le ha stabilite in natura per il bene dell’uomo, come insegna Benedetto XVI in Caritas in Veritate. Cristo stesso non disdegnava affatto i ricchi. La “Chiesa povera” va interpretata: dev’esserlo nel senso di mantenersi distaccata dalle ricchezze, ma per evangelizzare ha bisogno di una forte base economica.
Sarebbe stolto incolpare il capitalismo e la proprietà privata per la crisi: ciò non farebbe che agitare i vecchi fantasmi del totalitarismo comunista o dei “livellatori” inglesi del Seicento, che precorsero gli orrori del ventesimo secolo. Non è la proprietà privata a generare i vizi, ma sono i vizi che deturpano l’uso della proprietà. Il ciclo perverso è stato provocato dalla decisione immorale di bloccare le nascite, realizzata soprattutto con il diabolico aborto libero: l’associazione tra l’abbassarsi della curva di natalità in corrispondenza dell’anno di adozione delle leggi abortiste salta agli occhi nelle statistiche demografiche di qualsiasi paese. Le “strutture architettoniche” della società globalizzata sono gnostiche, negatrici della morale cattolica, alla quale si vuole togliere il diritto di proporsi perché pericolosa ai Caino. Andrà vietata nelle scuole, in famiglia (la disgregazione della famiglia è prioritaria nell’offensiva dei Caino), sotto l’accusa di essere portatrice di pericolose superstizioni.
La gnosi trionfa purtroppo in tutti i campi: (1) in filosofia col relativismo e il nichilismo, (2) in antropologia col ridurre l’uomo a un prodotto dell’evoluzione derivato da “un bacillo”, (3) in sociologia col malthusianesimo anti-natalità, (4) nelle scienze che hanno fatto passare l’idea di un cattolicesimo nemico della scienza, (5) in natura col negare la distinzione maschio-femmina, (6) in religione imponendo l’ambientalismo gnostico come credo universale e l’animalismo come nuovo dogma (e ormai siamo anche alla “liberazione delle piante”, attendiamo con ansia la “liberazione dei minerali”), (7) in economia proclamando l’autonomia morale degli strumenti economici.
La gnosi contraddice la Genesi, la creazione uomo-donna, la missione di moltiplicarsi, utilizzare la terra e assoggettare ogni altro essere vivente. La gnosi sconfessa il mistero dell’unità e trinità con la promessa panteistica che l’uomo sarà come Dio, assurdità demenziale e contraddittoria, sbandierata nel momento stesso che la superstizione evoluzionista riduce l’uomo a un animale. E queste sono le basi del mondo moderno: un delirio di ululanti menzogne al servizio di Caino senza scrupoli. Ogni tentativo della Chiesa di “adattarsi” al mondo moderno è destinato al fallimento perché non ci si limita ad adattare la forma con cui presentare la dottrina, ma si pretende di rendere malleabile la dottrina stessa, partendo dalla grottesca illusione del “papa buono”: “La Chiesa non ha più nemici”.
“Non essendoci più tempo, si dice, per riconvertire il mondo dovendo pertanto accettare la realtà, la realtà forzerà la dottrina, che accetterà di adattare la morale e permetterà all’etica di ‘non imporre gravosi sacrifici o persino torture all’uomo’ e diverrà un’etica opportunistica, non etica, incompatibile con la verità, persino incompatibile con la vera libertà responsabile di fare il bene. Così si riuscirà a trasformare il cattolicesimo in una mera etica sociale utile, una onlus che si occupa di poveri e migranti senza evangelizzare, una caricatura della religione che produrrà una brutta caricatura anche dell’uomo.” (p. 28).
Ma riscuoterà gli applausi dei Caino e dei loro volonterosi lacché: politici, burocrati, giornalisti politicamente corretti, teppaglia dei centri sociali. I Caino hanno bisogno di farla finita col peccato perché il senso del peccato crea una fede integralista e pericolosa per i conflitti che può scatenare nel mondo globale. La deriva della Chiesa favorisce tutto questo. Infatti guai a citare la sacrosanta condanna di San Paolo alla sodomia, non si parla più dei Quattro Novissimi. Giuda si sarebbe “salvato”, come si sarebbe “salvato” l’altro ladrone, al quale al quale Gesù crocifisso non ha rivolto la parola, e da qui la beota idea secondo cui il silenzio di Dio potrebbe indicare che non vi fu condanna, quando invece è proprio quel terribile silenzio ad annunciare che quell’anima è morta ed è inutile parlarle. L’unica virtù apprezzabile, l’unica opera di misericordia è l’accoglienza dei migranti e la tutela dell’ambiente (notare che una parte dei migranti è costituita da disgraziati che stavano a casa loro e che sono stati espulsi per deliri ambientalisti come “conservazione dell’ambiente e della biodiversità” e “abbattimento dell’anidride carbonica”; sono i cosiddetti “profughi climatici”), mentre la famiglia, che è centro di tutto, viene ignorata, anzi si fa di tutto per distruggerla.
Ecco gli obiettivi dei Caino: omogeneizzazione delle culture, relativizzazione delle religioni dogmatiche, freno immediato della natalità, creazione progressiva di stati più globali opposti a quelli nazionali, orientamento accelerato al mercato globale. Organismi privilegiati per questo distruttivo progetto sono l’Onu, la Fao, il Wto, l’Unesco, la Banca Mondiale, il Fmi. Essi sono affiancati da operazioni di diplomazia parallela (banche d’affari, crollo del Muro di Berlino, Tangentopoli che servì a liquidare i politici non di sinistra dato che gli strumenti migliori per i Caino sono appunto i sinistri). Come modelli di convincimento ufficiali operano think tank, fondazioni e media, e le ben pubblicizzate conferenze internazionali. Il tutto naturalmente a spese dei contribuenti. Il famigerato rapporto Kissinger del 1974, desecretato negli anni Novanta, fornì la traccia per il criminale piano di abbattimento delle nascite con le relative catastrofiche conseguenze.
Ed ecco i grandi risultati: (1) crollo delle nascite in Occidente; (2) crollo economico compensato da consumismo, delocalizzazione produttiva, invecchiamento della popolazione, crescita delle tasse e del debito delle famiglie; (3) rottura del mondo in due aree: Occidente consumatore e non più produttore, Oriente produttore e non ancora consumatore; (4) crisi economica e squilibri geopolitici.
Come rimediare? È molto difficile, perché si continua a negare l’evidenza e si pretende di curare gli effetti, mentre sarebbe indispensabile agire sulle cause. Tre son i problemi principali: (1) degrado ambientale (“risolto” mediante un’esaltazione acritica dell’ambientalismo neomalthusiano e gnostico), (2) nascite (un problema che ha la stessa origine del precedente e la stessa soluzione sbagliata e incoerente, propagandata con l’idea beota della “decrescita felice”), (3) famiglia (il diabolico piano dei Caino mira precisamente a distruggerla, ed ecco perché questo problema non viene neppure discusso). La Chiesa stessa non sembra capace di offrire una guida coraggiosa e sicura: il Sinodo sulla famiglia propone infatti “una forma confusa e confondente di accoglienza dei divorziati ai sacramenti” (p. 42), e in questo modo i sacramenti medesimi vengono relativizzati, insieme alla dottrina.
Ma il centro dell’uomo è Dio, e perfino l’arte lo testimonia: perduto Dio, l’arte perde il suo centro e degenera, come ben notò Karl Schefold, e non solo l’arte ma tutto l’uomo perde il centro e gira a vuoto. La miseria morale andrebbe invece sconfitta con i sacramenti, la preghiera e il magistero della Chiesa. È il cielo che dà senso alla terra, non viceversa. Ma la terra, mediante l’azione dello stato, pretende di imporsi al cielo. Infatti lo stato scoraggia la vita spirituale, gestisce (male) quella intellettuale e impone, col consumismo, quella materiale. L’adozione del dualismo metafisico e la separazione di Dio da Cesare, subordinando Dio a Cesare porta alla disumanizzazione dell’uomo.
Così vediamo realizzarsi la profezia apocalittica della caduta di Babilonia, che è poi tutta la terra, sulla quale “i mercanti piangeranno e faranno lutto per causa sua, perché non ci sarà più nessuno che comprerà le loro merci” (Apocalisse 18, 11). Alla fine i Caino e la turba sterminata dei loro lacché pagheranno il trionfo di un’ora con un’eternità di orrore, insieme ai preti viziosi e mentecatti che non parlano più dei comandamenti, del giudizio e dell’inferno, insieme ai prelati vigliacchi che tremano al primo squittire della lobby “ghei” e non davanti a Dio.
Questo prezioso pamphlet di Gotti Tedeschi, nella sua ultraconcentrata piccolezza di sole 48 paginette, rappresenta un formidabile pugno nello stomaco alle falsità vili e interessate che stanno portando il mondo alla rovina. Solo l’adozione del rimedio cattolico proposto in quest’opera potrebbe impedire al diavolo di realizzare la sua grande aspirazione. Quella di poter dire a Cristo, al momento del grande Giudizio: “Guarda per che razza di idioti ti sei fatto crocifiggere.”
EMILIO BIAGINI


ETTORE GOTTI TEDESCHI
Negli affari vince Caino
Società Europea di Edizioni Il Giornale

Fuori del coro

Nessun commento:

Posta un commento