Seguendo il paterno consiglio della Sacra
Corona, il vecchio parroco don Tanfurio ospitò in canonica un giovane
rifugiato, di quelli che il Quarto Reich ci ordina di andare a prendere nei
dintorni di Pantelleria. L’ospite era molto pio e pregava regolarmente cinque
volte il giorno rivolto alla Mecca, e storceva il naso disgustato ogni volta
che la perpetua a pranzo gli offriva dell’ottimo prosciutto.
Ben presto, valendosi della generosa
legge politicamente corretta, del “ricongiungimento familiare”, il gradito
ospite fece arrivare le sue quattro mogli, un po’ di suocere e uno stuolo di
bambini che rallegrarono la tetra canonica coi loro rumorosi giochi. Un giorno
il vecchio don Tanfurio sfiorò con una carezza il capo di uno dei piccoli. Il
grazioso frugoletto si mise immediatamente ad urlare che l’infedele l’aveva
“toccato” e l’intera famiglia ospite si riversò sul parroco e sulla perpetua
riempiendoli di sganassoni.
L’autorevole “Gazzettino repubblicazio”
ed altri consimili grembiulinosi e democratici giornaletti uscirono con titoli
cubitali sull’inveterato vizio clericale di molestare i poveri bambini. Mentre
parroco e perpetua, dai loro letti d’ospedale, chiedevano invano cos’era
successo, le AAVV (Alte Autorità Vaticane Velocissime) offrivano agli offesi
islamici un congruo risarcimento e cedevano loro la chiesa. Ben presto quadri,
statue e arredi furono felicemente polverizzati, il campanile fu abbattuto e
sostituito da un artistico minareto postmoderno, da cui il muezzin poté invitare
alla preghiera gli sbigottiti abitanti della parrocchia, realizzando alla
perfezione l’ideale postconciliare di incontro ecumenico.
Maria Antonietta Novara Biagini
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