Le pecore erano
sconcertate. Da un po’ di tempo i pastori si comportavano in maniera strana.
C’era stato un pastore che aveva aperto l’ovile ai lupi e la cosa era finita in
una strage di agnelli e pecore. C’era quello che aveva detto alle pecore: fate
quello che volete, autogestitevi, e le pecore, non più accudite, avevano
ridotto l’ovile a un porcile. In un ovile si proiettavano immagini di animali
feroci come le tigri, e alle pecore andava a male il latte. Pastori
particolarmente progressisti avevano aperto ovili riservati a sole pecore o a
soli montoni e gli armenti omosex non avevano potuto procreare, così che quegli
armenti si erano estinti.
Ma le notizie correvano di
ovile in ovile, e quando giungeva notizia di un pastore rimasto pastore,
piccoli gruppi di pecore ardimentose fuggivano dai loro ovili, e affrontavano
da sole lunghe e rischiose transumanze per tornare a unirsi finalmente ad un
buon pastore, uno dei pochissimi rimasti che amavano davvero le pecore e non si
dilettavano di esperimenti sulla pelle degli armenti loro affidati.
Maria Antonietta Novara Biagini
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