martedì 14 giugno 2016

Dalla democrazia al buonismo: L'identità multipla della decadenza americana

Alla luce dell'ovvio pensiero, l'identità di una stabile e ordinata nazione contempla l'insofferenza – si è tentati di dire l'intolleranza di pensiero, di parola e di legge - della qualunque dissociante passione rivoluzionaria.
 Lo studioso e il dilettante di storia sanno che una nazione polifrenica è destinata fatalmente a una vita grama e a una tormentata decadenza.
 Va da sé che l'unità nazionale è un bene prezioso, che si conserva a prezzo di una severa e in certo modo antipatica disciplina e, in ultima analisi, di una legislazione intesa a colpire con implacabile durezza il tradimento della nazione e l'insorgenza degli eversori.
 Negli anni della guerra fredda, la giustizia americana (quasi aderendo all'estremismo maccartista)  colpì con rigore implacabile il tradimento consumato ai danni della nazione e a vantaggio dell'Unione sovietica, da due depositari di importanti segreti strategici, i coniugi Julius Rosenberg e Ethel Greenglass.
 Indigati dai servizi segreti americano i coniugi Rosenberg furono arrestati nel marzo del 1951, processati e condannati a morte.
 Da ogni parte del mondo si levarono (inutilmente) voci contrarie alla esecuzione dei coniugi Rosenberg. Perfino Pio XII, pontefice indenne da debolezza verso i comunisti, invocò un atto di clemenza del potere pubblico americano. La pena di morte inflitta ai due coniugi fu eseguita mediante la sedia elettrica il 19 giugno del 1953.
 La diffusa avversione dei media e della pubblica opinione alla pena capitale non diminuisce la gravità della colpa commessa dai coniugi Rosenberg, che trasmisero segreti militari a una nazione rivale degli Stati Uniti d'America.
 In special modo l'orrore suscitato dalle esecuzioni capitali non è sufficiente a cancellare il diritto/dovere dello stato di tutelare, con durezza implacabile, i segreti della scienza militare, indirizzata alla difesa della minacciata nazione.
 Lo stato, che può chiedere e perfino esigere il sacrificio dei combattenti, non può escludere la condanna a morte dei traditori.
 Ora l'intransigenza dimostrata dal governo americano negli anni Cinquanta dello scorso secolo contrasta con le disarmanti intenzioni ultimamente ubbidite dalla polizia nei confronti dei terroristi islamici. 
 Nell'opinione pubblica matura la convinzione invincibile che l'ideologia buonista (ovvero l'incapacità di contrastare efficacemente la violenza degli eversori d'ogni risma) abbia contagiato la cultura politica, che prevale nell'ex nazione guida dell'Occidente.
 Un tale contagio è la causa evidente della debolezza dimostrata dai governi occidentali nei confronti della feroce baldanza islamica.
 L'Occidente è vittima di una debilitante bontà, che circola incontrollata e addirittura incensata nelle sedi alte della cultura occidentale.
 Il massacro compiuto, con l'intenzione di onorare il ramadan, da Omar Saddique Mateen (maomettano da tempo nell'occhio buono della polizia americana) in un club omosessualista di Orlando in Florida, dimostra la inefficienza e la vulnerabilità della ideologia liberale, prevalente nel disgraziato ovest del pianeta.
 Lo stragista musulmano era infatti sospettato dalle forze dell'ordine, che temevano la sua religiosa  attitudine al delirio e al delitto.
 Non è inverosimile l'opinione degli osservatori che giudicano il blando controllo esercitato dalla polizia americana un omaggio dovuto alle castranti forbici del politicamente corretto, un delirio in sfreenata  corsa nei santuari dell'ateismo occidentale.

 Di qui la forzata condivisione dell'antipatico giudizio di Donald Trump sulla necessità inderogabile di allontanare dall'America (e dal mondo civile) i fedeli di una religione intrinsecamente feroce.

Piero Vassallo

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