martedì 8 dicembre 2015

RUMORI DI GUERRA (di Piero Nicola)

Quando Bergoglio asserisce che c'è una Terza Guerra Mondiale sparsa sulla terra, chi sa che cosa sia un conflitto mondiale ride a suo talento. Dove sono gli eserciti che impegnano le grandi nazioni, dove i bombardamenti sulle città, dove gli affondamenti navali e i fronti lunghi migliaia di chilometri, che avanzano e retrocedono?
 Niente di tutto questo. E allora gli importanti ammazzamenti locali, gli armati ribaltoni di regimi, gli attentati, si sono sempre avuti, prima e dopo le conflagrazioni planetarie, ma sono ben altra faccenda. Si può concedere che il terrorismo islamico sia più temibile di quello anarchico o delle Brigate Rosse et similia. Sinora però questa specie di guerra dichiarata ai cristiani ha avuto esplosioni molto circoscritte e non ha coinvolto masse di immigrati e d'invasori in assetto di combattimento.
  Invece gli allarmi per un confronto armato tra le Potenze (Russia e America) si fanno pressanti.
  La stampa riferisce che la Siria ha fatto ricorso all'ONU per un attacco aereo subito da una sua base militare, attuato da forze della coalizione guidata dagli USA. Il rappresentante siriano specifica i mezzi distrutti e i soldati uccisi o feriti. Inoltre  accusa gli americani di fingere di voler distruggere i tagliagole dell'ISIS. È questa una denuncia propagata da più voci e, larvatamente da Putin, quando afferma che l'Occidente non vuol fare abbastanza per debellare lo stato islamico; laonde per cui egli è stato costretto a intervenire. Gli americani negano, dicendo che la loro incursione non ha colpito le truppe regolari siriane, essendo avvenuta altrove.
  Una nave russa ha provocato la convocazione dell'ambasciatore russo ad Ankara. La Turchia, membro della NATO,  ha avanzato formale protesta all'ONU per gli atteggiamenti ostili individuati a bordo dell'unità militare che attraversava il Bosforo. Dopo una pausa, in cui sembrava che ci fosse stato un certo accordo diplomatico fra di due Stati, e si arrestasse la spirale delle ritorsioni seguite all'abbattimento dell'aereo di Mosca presso il confine turco, ecco riaccendersi la contesa, mediante quello che ha tutta l'aria di apparire un pretesto.
  La questione ucraina, sopita da accordi che possono essere violati in ogni momento, con presunte ragioni di entrambe le parti, è una miccia pronta per far esplodere la bomba. Intanto le sanzioni di qua e di là hanno prodotto un aggravamento della crisi economica europea. Per fare un esempio, le associazioni di categoria dell'Emilia fanno sapere che mille aziende hanno dovuto chiudere i battenti a causa delle mancate esportazioni. Ma gli informatori dicono che potrebbero essere duemila le ditte emiliane gravemente danneggiate. Per non parlare della diminuzione dei turisti e degli investimenti di capitali in Italia. Ciò sempre in conseguenza dei conflitti in Ucraina. E si sa che crisi e malesseri predispongono alla guerra, che incrementa bensì la produzione industriale.
  Dunque, se i papaveri yankee ricevessero l'impulso, avrebbero agio di provocare la vera Terza Guerra. I motivi, basati sui pregiudizi inculcati nelle popolazioni europee ed extraeuropee, abbondano. La Russia si è annessa la Crimea - non importa che la popolazione vi sia per lo più russofona e che i crimei abbiano scelto una nuova patria. Lo stesso dicasi per l'appoggio che Mosca ha dato ai separatisti delle altre province, già ucraine. La spedizione in Siria a sostegno dell'esecrato regime dittatoriale di Assad costituisce un'altra ragione di rivendicazione di diritti umani, di campagna democratico-liberatrice. E ci vuol niente per un incidente sul campo, dove agiscono vicini vicini aerei e missili delle due Potenze rivali. Rivali, si badi, filosoficamente, moralmente, ideologicamente. Il che è grave minaccia per il mondialismo democratico-liberale.
  Forse i padroni del vapore (che intendono trasformare in transatlantico onnicomprensivo dell'orbe terraqueo) non ritengono che i tempi siano maturi. Nel Nuovo Continente non spira ancora un vento di mobilitazione.
  Però le circostanze fatali stanno dietro l'angolo. Esiste una faccia da salvare, ed è importante salvarla più che non si creda. La mente dei popoli ha un peso enorme. Già si è visto come il prudente Putin abbia reagito all'affronto recatogli dall'abbattimento dell'aeroplanone e dalle mancate scuse. Già in Europa ci sono movimenti, come quello della Le Pen e di Viktor Orban, che prendono piede: contrari all'afflusso di acque asiatiche e africane nel vino nazionale. Non è utopica l'eventualità che l'antieuropeista Le Pen divenga presidente della Repubblica francese. Ma l'UE - insegnano esperti neutrali e anche filoamericani - è creatura degli Stati Uniti, necessaria per loro al pari della corrispondente NATO. La faccenda dell'ingresso del Montenegro nella NATO - veduto dalla Russia come fumo negli occhi (l'estensione ad Est dell'Alleanza Atlantica è un piuttosto recente dato di fatto) - ha mostrato che per accedere all'Europa di Bruxelles si passa per quell'adesione militare.
  Tutto questo pasticcio può dare luogo in ogni momento all'incidente disastroso: con cui si soddisfa l'urgenza di scatenare il putiferio che salvi la faccia e garantisca l'egemonia.
  Mutatis mutandis, è forse sicuro che la dichiarazione di guerra alla Germania fosse inevitabile, non essendo intesa ad impedire l'estendersi dell'influenza ideologica, piuttosto che la tedesca estensione territoriale limitata a zone abitate da genti germanofone? 


Piero Nicola

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