domenica 21 gennaio 2018

L'INEGUAGLIANZA (di Piero Nicola)


Uno dei peccati più assurdi, o insensati che dir si voglia, è l'invidia. Per lo più l'invidioso si trova nell'assoluta impossibilità d'essere o di mettersi nei panni della persona invidiata, la sua gelosia provenendo dal falso presupposto di avere le qualità che un altro possiede, di poter occuparne il posto. Lo indica il fatto che un uomo non invidia una donna per la sua bellezza, per il suo fascino, per le sue conquiste, perché ciò sarebbe fuori luogo. Lo stesso avviene alla femmina nei riguardi del maschio. Nei due sessi abbiamo una radicale diseguaglianza umana.
  Le doti innate, quelle acquisite e, a ben vedere, le stesse fortune ottenute mediante eredità o personale capacità, sono soltanto proprie di un certo individuo o di chi gli somiglia, e mai di altri. San Paolo dice chiaro che ci spettano determinati carismi e non altri, e bisogna adoprare i carismi ricevuti anziché cimentarsi in imprese per le quali non siamo tagliati.
  Pertanto le ideologie egualitarie sono sovversive e corruttrici; alimentano l'invidia, l'inimicizia, il disordine sociale; producono frustrazioni, fallimenti e aberrazioni. Chiunque idoneo a salire al vertice! Chiunque ha diritto ad essere felice! Americanate...
  In teoria, tutti ammettono le diversità che precludono certe vie e certe realizzazioni di sé. Chi non ha la statura sufficiente sa di non poter diventare granatiere, né giocatore di pallavolo. Il normotipo comprende che il suo peso gli vieta il mestiere di fantino al trotto. E così via. Ma anche colui il quale è sprovvisto di attitudine per gli studi sarà bene che rinunci alla laurea, e se non ha la lingua sciolta, lasci perdere l'idea di perorare cause. Fin qui, molti ci arrivano e la vita stessa provvede a contenere le velleità, costringe alla modestia.
  Invece in altri campi importantissimi i pregiudizi della parità e della democrazia producono disastri. Le differenti personalità femminili o maschili saltano all'occhio. In questi giorni di commemorazione dell'attrice Audrey Hepburn salta all'occhio la diversità abissale fra lei e altre stelle del cinema. Ma diminuisce l'adesione al buon senso, quando si tratta di stabilire donde sia provenuto quel fascino, mentre è evidente che tale eleganza e tale educazione erano congenite; sarebbero variate di poco in un ambiente sfavorevole, al più non avrebbero subito che una mortificazione. Non altrimenti - fatte le debite variazioni - si può dire dei santi, sia riguardo alla loro elezione, sia rispetto alle loro naturali attitudini.
  Ma ci sono qualità morali e spirituali che non appaiono, anzi sovente il mondo arriva a disprezzarle. Un tempo la bellezza e la bruttezza interiori godettero di qualche considerazione. Lombroso, sebbene in chiave positivistica, non ebbe torto a prevedere l'inclinazione al delitto di una data specie umana. Il mondo democratico ha indotto la negazione di queste realtà, come anche dell'influenza dell'ambiente familiare e sociale nella formazione di caratteri più o meno validi. Si giunge a tanto perché non sia contraddetto il principio della uguale capacità e dignità dei sovrani popolari. Viceversa la capacità politica di essi sta su una scala. Un'onesta democrazia non dovrebbe nasconderlo, piuttosto dovrebbe in qualche modo porvi rimedio.
  Circa l'uguaglianza delle anime, affermata dalla Rivelazione, essa non contrasta affatto con le differenze morali e fisiche ricevute da ciascuno con la nascita. Ci sono Audrey Hepburn nell'anima, prive della grazia e dello spirito avuti dalla diva. Esistono bellezze affascinanti, indecenti nell'intimo e sovente scandalose. D'altronde l'atteggiamento, anche nobile, non fa il puro. Se uno ha ricevuto il dono della nobiltà e si conserva grazioso, deve nondimeno vincere la battaglia contro il  demonio, come ogni altro figlio di Eva.
   Sempre Dio assegna prove agli uomini fin da principio - così come i beni e i mali che toccano alle esistenze, dovuti a Lui o da Lui permessi - secondo la sua insondabile giustizia. Infatti non è detto che i privilegi e i favori debbano giovare alla salvezza individuale o collettiva.
 Ma questa pseudo-chiesa, abbassata al livello del secolo, parla a vanvera di dignità umana collegata al benessere o a un minimo benessere, di diritto alla facoltà di sviluppo della persona. Il Vaticano sinistro non bada a contraddirsi quando esalta i poveri, i diseredati, e non si preoccupa del loro destino quando siano sollevati dalla miseria materiale. Altra è la carità che intende sollevarli dai dolori, altra è l'empietà che vuol limitarsi a ciò, omettendo la cura della loro salvezza eterna. Cura consistente tanto nell'educazione all'etica cattolica (oggi mutilata e resa invalida), quanto nel prodigarsi per convertire coloro (e sono molti) i quali necessitano di conversione.

Piero Nicola

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