lunedì 12 ottobre 2015

Che fare?

Due splendide occasioni sono offerte agli esponenti di una destra capace di uscire dall'adolescenziale cultura hobbit e dalla ridicola suggestione eleusina: l'inciampo della teologia progressista (di Kasper & Bergoglio) nel recente sinodo dei vescovi e la catastrofe capitolina della sinistra
 Antonio Socci, una fra le più vivaci e implacabili menti oggi attive nel mondo cattolico, ha posato una pietra tombale sopra la teologia di Bergoglio, definendola “un ferro vecchio impastato di peronismo e di rugginosa teologia della liberazione” (Cfr. Libero, 11 ottobre 2015).
 Di qui la rivincita di Benedetto XVI, che aveva esortato i vescovi a rimanere assolutamente fermi nella dottrina.
 Sotto la disperata pioggia di coriandoli babilonesi, attuale e ultima figura di quel mondo moderno, che fu temuto e quasi venerato dai padri del Vaticano II, la strada della teologia progressista non è più seriamente percorribile.
 Socci ha svelato la radice anacronistica del Bergoglio-pensiero, ponendo la premessa a una nuova controriforma, che appare non differibile, quando si considera la luce crepuscolare calata sulle rivoluzioni laiche e progressive.
 D'ora in avanti Bergoglio e i vescovi di Francia e di Germania potranno soltanto rallentare il cammino  della maggioranza intesa alla restaurazione della verità cattolica, alterata dagli autentici protagonisti del Vaticano II: Karl Rahner, Giuseppe Dossetti e Giacomo Lercaro.
 Cade di conseguenza l'alibi dietro il quale squillavano i banditori destri di un esoterismo travestito da legittimo antagonista all'eversione promossa dai cattolici modernizzanti.
 La seconda opportunità è offerta alla possibile, futura destra dalla discesa nel ridicolo del sindaco progressista di Roma e della sua cultura.
 La patetica vicenda di Ignazio Marino dimostra che la sinistra, orbata della vecchia ideologia, è destinata ad estenuarsi sul palcoscenico allestito dalla borghesia decadente  e ridarellara.
 La cultura della sinistra, infatti, scorre in un taboga indirizzato al luogo deputato al ridicolo incontro di Massimo Cacciari con René Guénon.
 Sorge tuttavia una spiacevole domanda: la destra hobbit rappresenta una seria alternativa al surrealismo a sinistra?
 La risposta indirizza purtroppo al vuoto che separa la destra politica dalla tradizione italiana e dalla cultura in senso stretto.
 La storia recente della destra italiana è stata dominata dal rifiuto categorico e dal disprezzo della cultura propriamente nazionale e del vantaggio concesso a ideologie aliene. L'avversione alla cultura si è spinta fino al punto (surreale ma sciaguratamente reale) di proporre la candidatura di un facchino d'area a ministro dei trasporti.
 Il mecenate Giovanni Volpe, che investì un patrimonio nella sua magnifica casa editrice, negli incontri internazionali della cultura e nelle riviste Intervento e La Torre, lamentava la totale indifferenza alla cultura italiana da parte della classe dirigente della destra sedicente nazionale.
 Al proposito non si può dimenticare l'enigma rappresentato da Giorgio Almirante uomo di cultura impegnato a sottovalutare l'ingente contributo di Volpe per sostenere le squallide fantasticherie della destra francese,  scesa in guerra contro la genuina tradizione italiana. 
 L'umiliante esito della politica attuata dall'erede di Almirante, infatti, discende dall'ignoranza della storia e dal disprezzo della tradizione italiana
 L'esistenza in vita di pensatori qualificati e capaci di animare una cultura autenticamente nazionale grida vendetta contro gli autori del vuoto mentale in cui è affondata  la destra finiana.
 Nascosti dai fumi emanati dal rogo progressista, sono tuttavia attivi gli eredi legittimi [1] dei filosofi e dei politologi che hanno rappresentato autorevolmente il Novecento italiano [2].
 Dalle loro opere i militanti della destra possono trarre i princìpi necessari ad animare un'attività politica affrancata dai pesi cadaverici della modernità e dell'antichità iniziatica.
 Una tale scelta esclude la qualunque alternativa. L'eventuale rifiuto della tradizione italiana convertirebbe la destra in un frammento  dell'avanspettacolo, in cui si agitano i personaggetti di Maurizio Crozza.

Piero Vassallo    


[1]          Antonio Livi, Paolo Pasqualucci, Ennio Innocenti, Danilo Castellano, Pier Paolo Ottonello, Giovanni Turco, Roberto Dal Bosco, Roberto De Mattei, Pietro Giubilo, Piero Samperi, Paolo Deotto, Pucci Cipriani.
[2]          Giorgio Del Vecchio.  Balbino Giuliano, Francesco Orestano, Cornelio Fabro, Raimondo Spiazzi, Nicola Petruzzellis., Tito Centi, Michele Federico Sciacca, Pietro Mignosi, Carmelo Ottaviano, Augusto Del Noce, Maria Adelaide Raschini, Dario Composta, Sofia Vanni Rovighi.

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