domenica 19 marzo 2017

Parole chiare sulla vita della Chiesa

 “La questione seria che oggi si pone … per la Chiesa intera … è quella di andare alla radice del male, che non è tanto la questione morale o politica, ma sono gli errati principi gnoseologici, metafisici ed antropologici della teologia della liberazione … la quale ha mantenuto l'impostazione immanentistica, antropocentrica e secolaristica anticristiana”.
Padre Giovanni Cavalcoli o. p.


Parole chiare”, edito in Verona a cura del sagace e instancabile Giovanni Zenone, affronta a viso aperto le fantasticherie che irritano i sacerdoti fedeli alla Tradizione e seducono i teologi dolci di sale.
Immune dalle fumose suggestioni della teologia progressista e dalle collere, che agitano e arroventano i banditori di un tradizionalismo refrattario e ostile all'ordinato sviluppo della teologia ortodossa, l'illustre padre domenicano Giovanni Cavalcoli, autore dell'avvincente saggio ”
L'illustre domenicano confuta (ad esempio) il malsano fascino dell'esoterismo, prodotto sofisticato e avvolgente dell'ateismo post moderno, ossia la pseudo mistica a sfondo magico, che dopo aver archiviato la mitologia scientista, “insegna ad abbandonare la visione realistica delle cose, per la quale io credo che esistano cose reali al di fuori di me e indipendentemente da me, che io abbia una natura che non mi sono data, ma che semplicemente scopro, che io sia sottomesso ad una legge morale che non dipende da me e che io dipenda da un Dio che mi ha creato”.
Di qui le capriole e le vertiginose acrobazie dei teologi non vedenti l'assurdità della corsa intorno al cerchio vizioso tracciato dal pensiero laico e progressivo.
Padre Cavalcoli cita al proposito il circolare e capovolto delirio dei teologi progressisti, secondo i quali “Cristo non è propriamente e immediatamente Dio, ma è meglio dire che Dio è in lui, in quanto Cristo è uomo che diventa Dio o che progressivamente scopre di essere Dio”.
Magistralmente descritta da Eugene Ionesco nel dramma Il re muore, la malattia mortale dell'umanesimo ateo ha intossicato la teologia progressista, seminando tra le avanguardie ecclesiali le umbratili incertezze in circolazione nel paganesimo.
Di qui il perpetuo girotondo del pensiero moderno intorno all'umbratile antropologia dei pagani: “La natura umana non è qualcosa di fisso ed universale, ma risulta essere mutevole e relativa alle varie culture. Non esiste quindi una legge morale naturale oggettiva, universale e immutabile”.
La scena della cultura moderna è infine invasata dal rigurgito del paganesimo, ossia dallo scioglimento dell'umanità dalla legge naturale e dalla fede cristiana, Di qui l'avvio di una forsennata marcia in direzione del puro nulla.
Purtroppo lo sciagurato cammino della modernità contrastato debolmente (quando non approvato) dalla gerarchia cattolica, i cui esponenti “lasciano fare anche i falsi maestri che insegnano il contrario della verità”.
Si spera pertanto nell'insorgenza di una gerarchia capace di stabilire l'obbligo di riconosce il primato della verità, asse portante delle buone opere e fondamento di una misericordia non riconducibile alle manfrine del buonismo.
Il primato della verità si deve affermare risolutamente, quantunque sia causa di conflitto con l'ingente fazione del clero, che nutre l'ostinata convinzione circa la possibilità di accordare la fede cattolica con i contrari pensieri, che intossicano i marciatori sulla via dell'immaginario progresso.



PieroVassallo

Nessun commento:

Posta un commento