lunedì 23 ottobre 2017

GALANTINO E IL CONCILIO DI TRENTO (di Piero Nicola)

Dopo il distacco, il clero eminente continua imperterrito la sua marcia di allontanamento dal Signore. Basterebbero le innumerevoli prove della violazione della Verità per ritenere debito e definitivo il ripudio dei responsabili. Soltanto un loro ravvedimento potrebbe essere preso in considerazione. Tuttavia certe remore tengono ancora molti in sospeso e nell'indugio. Perciò conviene seguire il disgraziato cammino degli apostati che, come ai tempi dell'arianesimo trionfante, detengono il possesso delle chiese.
  La Pontificia Università Lateranense, definita da G.P. II "l'università del Papa", fondata nel 1773 da Clemente XIV, ha tenuto di recente un convegno sulla "Passione per Spiritualità e teologia della Riforma a 500 anni dal suo albeggiare".
  Sarebbe offensivo per la capacità di intendere di chi legge ogni commento inteso a mettere in evidenza la riabilitazione del luteranesimo, anzi il suo apprezzamento.
  Il Segretario della CEI, Galantino, è intervenuto e, citando l'iniziatore della Riforma, ha riferito un suo detto: "Mi sono schierato contro tutti i papisti, contro il Papa e le indulgenze, ma solo predicando la Parola di Dio. E quando io dormivo la Parola di Dio operava tali cose che il Papa è caduto".
  Di nuovo la volontà di giustificare Lutero appare troppo evidente per essere sottolineata. Lo straordinario è che sarebbe come se un giudice d'appello assolvesse un criminale condannato per le prove inconfutabili del suo delitto, adducendo a discolpa una dichiarata buona intenzione del reo. Un verdetto inappellabile è stato emesso dal Concilio di Trento, che fulminò di anatema le proposizioni di Lutero. Perciò assolvere o scusare l'eresiarca scomunicato, significa demolire non solo l'autorità del Pontefice, ma anche il Concilio di Trento. In verità, poco importa l'animo del monaco rivoluzionario, importa la sua dottrina sacrilega mantenuta dai suoi seguaci e oggi scusata. In vero è come se il custode della morale scusasse il delitto. Ma qui il custode dovrebbe essere il Vicario di Cristo e il delitto negato l'offesa enorme recata a Dio. Assurdità!
  Nell'affermazione riportata dal Galantino ci sono le contraddizioni che stritolano gli usurpatori degli altari e dei pulpiti. Poiché fa comodo, l'autorità pontificia viene da essi mantenuta, salvo inficiarla quando il violatore è un fratello separato (leggi: eretico). L'autore delle tesi di Wittenberg  "contro il Papa" screditò il Papa in materia di fede e di morale. Inoltre, nominando la predicazione della "Parola di Dio", non è affatto lecito prescindere dal contenuto di tale annunzio, quand'anche fosse stato fatto in buona fede. Il che sarebbe pure da escludersi, avendo l'imputato rifiutato l'obbedienza e la resipiscenza.
  Le affermazioni del Segretario della CEI sono pertanto false in modo risibile, sostenibili solo rivolgendosi a un consesso di sprovveduti e di sofisti da dozzina, che si arrampicano disperatamente sugli specchi onde non rinunciare alle loro misere convenienze morali e materiali.
  Galantino prosegue la perorazione a vantaggio dell'a suo tempo incompreso e scomunicato: "La riforma avviata da Martin Lutero 500 anni fa è stata un evento dello Spirito Santo".
  Dicono che nello scorcio dell'800, allorché uno spettacolino teatrale stava naufragando, si facessero entrare in scena Mazzini o Garibaldi. L'accostamento può sembrare blasfemo; ma,  data la profanazione dello Spirito Santo, anche in documenti conciliari in cui lo si adopera per rendere valide le religioni eretiche, come è possibile che si tratti ancora del Paraclito: fatto servire per benedire l'errore e l'empietà?
  Quanto all'"evento dello Spirito Santo" in quel frangente storico, ciò è vero in un senso opposto a quello suggerito. La dolorosa rivolta protestante servì - al pari di altre tremende eresie - al consolidamento della Rivelazione e al risanamento dei costumi ecclesiastici, intervenendo la Terza Persona della Trinità.
  Galantino ricorda che Francesco I a Lund "ha firmato la dichiarazione congiunta per superare i pregiudizi vicendevoli che ancora dividono cattolici e protestanti". E Lutero "volle rinnovare la Chiesa, non dividerla".
  La scempiaggine non ha requie. Quei "pregiudizi" e quell'"ancora" relativi alla divisione superabile, quel "volle rinnovare", comportano una rafforzata negazione sia dell'autorità pontificia (a meno di non mantenerla soltanto per Bergoglio e immediati predecessori), sia del Concilio di Trento e dei dogmi contrari all'eresia.
  Ed ecco l'infantile scappatoia: "La Chiesa è sempre da riformare mai da deformare".
  Dopo averla deformata quanto mai, si viene a sostenere che l'intento fu e resta soltanto quello di riformarla. Persino con l'uso del termine ambiguo riformare, si insinua la malizia che adonesta la Riforma.
  La campagna pro Lutero la ritroviamo sul foglietto stampato dalle Paoline per la messa dello scorso 1° ottobre, con un elogio a monaco eresiarca e alla sua apertura allo straniero (nell'ambito della propaganda per lo ius soli). - Fonte: Il Giornale del 21.10.2017.
  Però già Benedetto XVI, il 23 settembre 2011 a Erfurt, fu comprensivo verso Lutero a motivo della sua supposta buona intenzione!


Piero Nicola

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