mercoledì 7 marzo 2018

La vittoriosa sconfitta dei grillini ovvero l'involontaria utilità degli arruffoni


E levò si tasca un foglio di carta rossa sul quale era scritto, in lettere maiuscole: qui sono stati i ragazzi della via Pal.
Ferenc Molnar


Augusto Del Noce e Giano Accame, due lungimiranti critici delle ideologie serotine e/o notturne, messe in circolo dei vincitori della Seconda Guerra Mondiale, hanno elaborato una puntuale teoria sull'eterogenesi dei fini onirici, che turbano e scompongono i pensieri senili, in notturna agitazione fra i tardi promotori delle crisi epilettoidi, abusivamente definite progressi civili.
Motore delle ideologie intorno alla rivoluzione immaginaria era una furia ancestrale, del genere di quella in attività nelle sassaiole compiute dagli immaginari ragazzi della via Pal e narrate dal lacrimoso Ferenc Molnar.
Dopo le elezioni di domenica nella scena politica italiana ha fatto irruzione l'incubo di un vano programma, concepito dietro le quinte dell'avanspettacolo prima di irrompere nel sottobosco sociale.
Mossa da gridi infantili, il grillismo ha prodotto un concerto di parole, che abbassa il pensiero politico alla funzione spazzina di sollevare tempeste di foglie morte e volanti tra malumori, escandescenze e deliri politici.
Disgraziatamente il delirio grillino ottiene un consenso fecondato dal regresso economico e dalla corruzione civile. Si profila – ultimamente – il rischio rappresentato dalla costituzione di un governo capace di deliziare il malinconico Massimo Cacciari e (quel che è peggio) di sollevare la maligna e devastante risata dell'Europa spocchiosa sull'Italia, paese mandolinista, che esegue la musica grillina per far ballare il sottosviluppo.
Il colpo vibrato dall'ammirazione grillina del qualunquismo ateo, grazie a Dio, ha aperto gli occhi dei più attenti politici italiani, rendendoli finalmente capaci di riconoscere, nel gridato programma del comico genovese, il decomposto e brulicante cadavere dell'ideologismo illuminato.
Ora si tratta di capire che – dopo la ingloriosa discesa nel sottosuolo delle ideologie di stampo illuministico – è in atto la implacabile guerra tra il nichilismo da cabaret atlantico e la fede cristiana.
Dall'umiliante scenario, disegnato dal perpetuo, eterodiretto voto dei sonnambuli, si può uscire soltanto se i partiti della destra, contemplato il profilo della temibile minaccia all'orizzonte, osano avviare una spietata critica delle suggestioni piovute sull'Italia dalle nubi del laicismo europeo. L'alleanza tra la destra e il capitalismo deve essere rifiutata categoricamente. Di conseguenza i dirigenti della destra italiana devono uscire dal perdurante sonno finiano e scegliere tra il naufragio nelle acque infettate dal laicismo europeo – puntualmente rappresentato dal comico genovese – e la risalita sulla rischiosa barca di San Pietro.
La fioca risposta del perbenismo laico e democratico affonda miseramente nel frastuono destato da una cultura largamente finanziata dagli abitanti accucciati nella sentina della banca, sulla quale viaggiano gli usurai e i loro adulatori.

Piero Vassallo

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