DOVE VA LA CHIESA?
Ancora una volta, Piero Vassallo ha colto nel segno con la presente ultima fatica – ‘Itinerari della destra cattolica’(Solfanelli, Chieti, 2010) – nel senso che egli, da insigne studioso cristiano, è riuscito a mettere in evidenza le contraddizioni di un certo cattolicesimo, ivi compreso quello uscito fuori dal Concilio Vaticano II; Concilio che nonostante fosse stato portato a termine dal papa Paolo VI, “tormentò – ammonisce l’Autore genovese – gli ultimi anni del pontificato montiniano.
In altre parole, malgrado i meriti, in seno al Concilio si erano mosse forze che avevano tentato, sulla scorta del gesuita Karl Rahner, di convertire la teologia in antropologia. E, al riguardo, non a caso, il nostro Cornelio Fabro aveva fatto sentire la sua autorevole voce parlando, testualmente, “della confusione che regna ai nostri giorni nella sfera dei problemi che toccano la religione e la morale, non solo nel campo dei nemici del Cristianesimo ma anche da parte di troppi cristiani”.
Da qui, la perentoria asserzione di Piero Vassallo secondo cui “la vita della rinascenza cattolica ‘dopo il moderno’ passa per l’obbedienza, lo sviluppo rigoroso e la convinta adesione alle tesi di Benedetto XVI sull’ermeneutica della continuità”. Proseguendo su questa strada, lo studioso genovese, da una parte, osserva che “è difficile dimenticare il grottesco e devastante delirio teologico dei predicatori” – sostenitori di tesi eterodosse volte a giustificare la sodomia e il suicidio – e, dall’altra, ribadisce che è improponibile fare della gnosi la dominatrice del mondo.
Premesso che il “XIX secolo è un palcoscenico sul quale si esibiscono la confusione inavvertita e il frenetico opportunismo degli intellettuali cattolici in conflitto con la tradizione e il magistero”, l’Autore attacca studiosi quali Benjamin, Bloch, Horkheimer ed altri perché rei di professare l’ateismo, nelle varie forme, e lo gnosticismo, dottrina, com’è noto, volta a rivendicare la conoscenza assoluta della divinità e tesa a consentire la risoluzione delle questioni inerenti al mondo, all’uomo e a Dio.
Una concezione, cioè, in grado, secondo i suoi adepti, di fornire una conoscenza genuinamente intuitiva mercé un’illuminazione repentina, decisiva e dispensatrice di salvezza. Quest’ultima, concessa soltanto agli iniziati; da qui, la squalificazione della fede derivante da motivi ermetici, misterici, giudaici, orientaleggianti ed ellenizzanti. Ora, i rilievi vassalliani si appuntano non solo sulle concezioni del mondo suddette, ma pure su sistemi di pensiero più a noi vicini come l’evolismo, il post-moderno nonché quelli che il nostro studioso definisce “fonti reazionarie della teoria della superiorità antropologica vantata dai progressisti”.
Fonti smascherate dal filosofo cattolico Michele Federico Sciacca – esponente con Armando Carlini ed Augusto Guzzo dello spiritualismo cristiano del Novecento – il quale, a detta sempre di Vassallo, “formulò anche un’esatta previsione del futuro reazionario e oscurantista cui tendeva il progressismo”. Con la fine delle ideologie, prosegue l’Autore, e l’affermazione del relativismo in ogni campo del sapere e del vivere civile, la destra non ha bisogno di rifondazione, ma solamente di una rilettura attenta delle opere degli scrittori anti-moderni i quali, egli aggiunge, “hanno dato lustro alla cultura italiana e senza istituire un confronto tra il loro pensiero e la dottrina sociale della Chiesa”.
Autori che rispondono ai nomi di Giano Accame, Augusto Del Noce, Gianni Baget Bozzo, recentemente scomparso, Primo Siena, Francesco Mercadante e numerosi altri come Nino Tripodi, Francesco Grisi, Fausto Gianfranceschi, Pino Tosca etc. Posto l’accento sull’alienazione antifascista della sinistra democristiana, rivalutata, altresì, la figura di Pio XII e riconfermata, infine, la natura spuria della gnosi, chiamata con bella immagine, “metastasi del paganesimo”, Vassallo condanna anche l’ateismo gnostico della destra.
Quest’ultimo, incarnato dai vari Guénon, Evola e De Benoist, ha cercato non solo di occultare le proprie torbide tendenze moderne, ma si è, inoltre, presentato nelle vesti di banditrice di una religione superiore al Cristianesimo. Il libro in questione, ricchissimo di spunti e di suggestioni, si chiude, per un verso, con la difesa degli autentici esponenti della destra, segnatamente il giurista Giorgio Del Vecchio, e, per l’altro, con il biasimo nei confronti della cosiddetta ‘neo-destra’ rappresentata, per fare un altro esempio, da Marco Tarchi il cui sistema, conclude l’Autore ,non è altro che “un involucro adatto a contenere il bizzarro programma di una destra nominalista, libertaria e progressista”.
Un bel saggio, questo di Vassallo, un libro, in definitiva, che merita di essere letto e meditato anche per effetto della solita vivacità letteraria e la consueta ed efficace ‘vis’ polemica.
Lino Di Stefano
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