sabato 7 gennaio 2017

Misericordia anche per Abele (di Ezio Minerva)

Si diffondono con celerità punti vendita e di ristoro completamente dedicati al Veganismo; gli animalisti più convinti non arrossiscono nel proporre le loro idee.
Invece molti cristiani, troppi cristiani si vergognano nel denunciare l'immane crimine dell'aborto; omicidio dell'innocente, abominio che grida al Cielo.
Non denuncio e dunque non difendo, non difendo e dunque sono complice; il debole viene infatti colpito a tradimento e il tradimento si conforta e si alimenta dei pavidi silenzi, sempre amici fidati dei crimini più abbietti.
Frequentemente le omelie di pur devoti ed ammirevoli sacerdoti diventano inni al politicamente corretto, echi di pubblicità progresso verso la quale tutti si trovano facilmente d'accordo, sceneggiature dove Gesù è ammirato e plaudito senza esitazione; è il Gesù che sparge zucchero dimenticandosi del sale evangelico, è il Gesù, per dirla con Benedetto XVI, che s'identifica con la sua “miserabile caricatura”, buonista maestro sociale, non Via e ancor meno Verità, non ascende alla croce, è il Dio che non salva.
Così 6 milioni di morti innocenti dalla promulgazione della legge 194 (1978) scivolano via con pochi traumi, e ancor meno resistenze e ancor meno testimonianza cristiana, scivolano via fra un sincretismo che si nutre avidamente di eresie e convinti sventolii di bandiere della pace; vessilli, questi si, finalmente in grado di destare i cuori contro i nefasti destini, non certo le parole di san Pio da Pietralcina e di santa Teresa di Calcutta, individuanti, grazie a quella sapienza che non ha origine dalla carne e dal sangue, l'aborto come fondamento e cardine della guerra.
Si impone con urgenza la necessità di un rinnovato impegno per l'educazione al rispetto della vita umana in ogni fase della sua esistenza”, proclamava, già il 9 giugno 1978, la Dichiarazione dei Vescovi italiani sull'aborto - “Spetta alla coscienza dei laici, convenientemente formata, di adoperarsi senza posa, con tutti i mezzi legittimi e opportuni, per iscrivere la legge divina nella vita della società terrena”, proseguiva il medesimo documento; ma ora dov'è la coscienza cristiana quando si confronta con l'ìrrinunciabile diritto alla vita? Emarginata in alcune anime definite fondamentaliste da schiere di cristiani praticanti, capaci persino di scuotere la testa innanzi alla sconfitta elettorale dell'erodiana Hillary Clinton, proponente di legalizzare l'aborto sino al nono mese di gravidanza. Orfana, quella coscienza, della formazione e dell'esortazione di gran parte del clero, lo ripeto, per così numerosi aspetti edificante, ma troppo spesso vittima di quel rispetto umano eppur umiliato dai santi di ogni epoca.
Il Cattolicesimo plaudito dal mondo non è Cattolicesimo (cfr. Lc 6, 26), il Cattolicesimo indifferente non è Cattolicesimo. “Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3, 16); sarebbe per tutti opportuno, per il bene delle nostre anime, ritornare al Cristianesimo scomodo e affascinante dei santi, dei martiri e dei mistici, rifiutando una volta per tutte la buonista religione sociale che tutti deve compiacere e nessuno scandalizzare.

Sarebbe conveniente rammentare la riflessione di Blaise Pascal, indicante quanto i peccati di omissione, i meno considerati dalle coscienze, possano infine costituire un fardello drammatico innanzi al Giudizio di Dio. I milioni d'innocenti uccisi, nessuno si illuda, ritorneranno per tutti, e sono già ritornati per molti; erodiani più o meno celebrati, tiepidi, eroi, santi, indifferenti, laici e sacerdoti.


Ezio Minerva

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