mercoledì 10 maggio 2017

Il cammino bancario della democrazia: dalla pallacorda alla corda strozzina

Allons enfants. Le borse gongolano. Gli speculatori esultano. La insanguinata corda della rivoluzione giacobina è ripulita e nobilitata dall'uso bancario.
Il salotto buono squittisce. I giornalisti di servizio al gettone applaudono a scena aperta. Maurizio Ferrara sostiene invece che stiamo contemplando (si spera senza rimpianti) le “macerie del novecento”. Si è tentati di sostenere che assistiamo al tramonto della illuminata modernità.
Nella nazione madre della chimera democratica e progressiva, il candidato europeista alla presidenza della repubblica, Emmanuel Macron, rappresenta, senza il ritegno del pudore, il progetto post rivoluzionario e ultra moderno, ossia la conferma della rovinosa chimera, che fa oscillare la politica occidentale tra la fortuna degli usurai e il celebrato paradosso formulato dal cantante di Poggio Bustone, Lucio Battisti: guidare a fari spenti nella notte.
In fondo alla notte totale già si profila l'alba tragica, che illumina il rovesciamento del permissivismo e del buonismo nella sventura islamica.
Ectoplasma della ideologia finanziaria, propriamente detta rivoluzione dello strozzo francese, il gongolante Macron gode dell'approvazione e del sostegno dei poteri anticristiani e anti popolari, insediati nelle fumose officine degli speculatori, nelle logge degli iniziati ai misteri del sottosuolo e nelle banche, luoghi sacri al delirio e tempietti, nei quali si produce la depressione dell'economia, lo scialo dell'onesto benessere delle famiglie, l'avvilimento e il capovolgimento delle virtù civiche, la depravazione della letteratura e l'eclissi del pensiero filosofico .
In vista del decisivo ballottaggio la vela laica e democratica di Macron, è gonfiata dai sospiri e dalle irose flatulenze dei conformisti, offesi e allarmati dal senso comune interpretato da Marion Le Pen, ostinata navigatrice nella controcorrente, che si oppone al nichilismo.
I filosofi al seguito di Cacasenno sono in allarme. L'inno dei marsigliesi squillanti si rovescia e si capovolge, infatti, nei gridolini dei pederasti in giustificata apprensione e nei gargarismi dei giornalisti a libro paga degli insaziabili usurai.
I miliardi di George Soros pesano sul giornalismo e sulla teologia debole, tuttavia non conquistano il cuore dei cristiani, rattristati e avviliti, non domati e non trascinati dall'alta e pia pusillanimità dei loro pastori.
Incalzata e stordita dalle grida dei giornalisti progressivi, una stretta maggioranza di elettori è, infine, persuasa e conquistata dalle autorevoli flatulenze, che squillano nelle cancellerie europee – specie in quella occupata dalla rumorosa domatrice germanica - e nelle piste del radical chic.
L'Europa ufficiale vorrebbe calpestare, avvelenare il diritto naturale e silenziare la fede cristiana, le radici che mantengono in vita le patrie irreali. Se non che la ribellione della destra francese costituisce un imprevisto ostacolo, detestato non abbattuto dai furenti sacerdoti del libertinismo.
Il voto francese rivela l'insofferenza e la refrattarietà della vasta parte del popolo, che è ancora fedele all'idea della nazione primogenita della Cristianità. Il totalitarismo della dissoluzione incontro un ostacolo imprevisto nella patria della moderna rivoluzione. L'avanzata della cultura postribolare patisce il morso casalingo della refrattarietà. Diminuisce la lontananza dal giorno propizio al capovolgimento dell'allucinazione giacobina.


Piero Vassallo

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