domenica 9 ottobre 2016

I MISERABILI (di Piero Nicola)

Nella vita di tutti i giorni conosco persone gentili, sotto diversi aspetti ammirevoli: un carrozziere, una bibliotecaria, una dottore, una dottoressa. Non so dei retroscena che li riguardano, né mi interessano, considerando i rapporti che intercorrono fra noi. Talvolta incontro sconosciuti e sconosciute, specie giovani, altrettanto a modo in occasioni fuggevoli, e resto sorpreso che in questa società esista gente la quale conserva rispetto e letizia. Peccato che nel complesso non contino nulla. Se contassero, non avverrebbero certi misfatti pubblici e anche legalizzati.
  In generale, la nobiltà è morta, l'onore è usurpato da bassi politicanti. Dignità e decoro sono abusati e mancano proprio laddove le cariche e i ruoli eminenti dovrebbero almeno farne mostra.
  La fellonia e l'inverecondia danno maggior spettacolo allorché sono in gioco gli interessi dei padroni del vapore e dei loro tirapiedi, e i sentimenti del popolo plagiato.
  Un segno confortante e divertente (confortante perché conferma che non si è pessimista e Cassandra, divertente perché occorre pure ridere della gratuita stoltezza incorreggibile) si leva dagli odierni notiziari. Donald Trump è quello che si vede e che dimostra di essere. Non un gentiluomo, ma un tipo parecchio americano, un soggetto del West. E l'America non è forse anche il Far West, non è anche il miliardario grossolano? Essa non ha mai rinnegato né l'una cosa né l'altro.
  Ora, è normale che questo magnate si sia lasciato andare, in privato, a volgarità irrispettose verso le donne, nel senso del suo modo di trattarle sessualmente, non senza qualche vanto di spaccone. Che qualcuno si sia procurato la registrazione del fatto, avvenuto ben undici anni fa, nel 2005, che lo abbia messo da parte con chiaro intento ricattatorio, e che ora lo renda pubblico per creare uno scandalo inteso a danneggiare il candidato alla Presidenza degli Statu Uniti, è davvero un'azione che lascio giudicare ai galantuomini. Viceversa, su quella volgarità vagamente misogina e dal sapore goliardico, si è montata una campagna denigratoria feroce e livorosa, propria delle coscienze sporche di coloro che temono di perdere la partita e dei tifosi che non vogliono vedere la miseria della propria squadra.
  Certo che è uno spasso assistere a questo accanimento, a uno scandalizzarsi sperticato da vere beghine, che pretendono di essere liberali. Ai volponi mestatori è inutile far caso. Sono quelli che ci credono a dimostrasi miserabili, proprio nel senso di indigenti morali e spirituali. E siccome esistono ancora tante persone comuni  dabbene, essi devono essere colpevoli, meritano il loro tifo malato, la loro passione per lo sporco andamento politico che ci governa. Quindi, se non è bello ridere di uno che inciampa e finisce a terra disteso, forse nemmeno in una comica finale, rido di questa che passerà alla storia come una delle più esilaranti storielle realmente accadute, comunque vada a finire, giacché gli onesti amanti dell'obiettività (mi scuso per l'immodestia di voler farne parte) non possono farci niente, salvo dire pane al pane e vino al vino nella loro cerchia o poco al di là.
  A onor del vero, in un importante telegiornale è comparso un importante vecchio giornalista che ha ricordato, con l'ausilio delle sequenze di repertorio e senza un forte commento, la serie dei presidenti statunitensi protagonisti di cose turche. Solite cose. Un po' di verità per spacciarsi illibati, una goccia limpida dissolta nel mare del fango gettato. Lo stesso Trump ha risposto che in casa Clinton si è fatto di peggio. Ma ha chiesto scusa, secondo l'immarcescibile ipocrisia e la cattiva ingenuità americana.


Piero Nicola       

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