venerdì 13 marzo 2015

I difensori della tradizione oltre il vortice incapacitante del "particulare"

 Il principale ostacolo alla diffusa conoscenza e all'insorgenza della tradizione cattolica, contro il nichilismo di stampo libertino  è la tentazione frazionista e gruppuscolare, insinuata nella mente strenua degli oppositori all'errore al fine di disperderli in una moltitudine di micro e impotenti associazioni.
 Di conseguenza movimenti costituiti per la difesa del bene comune diventano arnesi di desolate e pallide gelosie, fruscianti in circoli a corto raggio. Agitati dal timore di non occupare un posto alto e applaudito nella gerarchia nella classifica dei dispersi si impoveriscono ed estenuano le intenzioni dei resistenti al disordine progressivo.
 Risultati della micragnosità in soffocante agitazione nei circoli di nicchia, sono l'oblio calato sull'opera geniale di Cornelio Fabro e la scarsa attenzione prestata agli scritti dei pensatori cattolici oggi attivi, una eletta di pensatori che rappresentano la potenziale prima linea della resistenza al disordine: Paolo Pasqualucci, don Antonio Livi, padre Francesco Lanzetta, Pier Paolo Ottonello, Maria Guarini, Ennio Innocenti, Roberto De Mattei, Giulio Alfano, Elisabetta Frezza, Luciano Garafoli, Roberto Dal Bosco, Patrizia Fermani e Costantino Marco.
 A differenza dei giornalisti filosofanti e dei saggisti teologizzanti nelle nicchie incomunicabili e  segregate, gli autori citati sono in grado di demolire le frivole e talora sconce e bestiali argomentazioni, che sono diffuse e imposte dai poteri squillanti al servizio dell'errore moderno, inutilmente flagellato dalla storia.
 Costantino Marco, oggetto di un colpevole  disinteresse forse dettato dalla volontà di evitare il confronto con la sua ingente opera, appartiene, ad esempio  a quell'isola dei pensatori scomodi, luogo che è eletto dal timore vaticanista di affrontare efficacemente gli ardui problemi sollevati dal tempestoso e minaccioso obitus  della modernità.
 Tale paura si rovescia nelle mezze parole del moralismo emanato a corrente alternata dalla gerarchia, in bilico tra il sospiro buonista del papa ("chi sono io per giudicare un omosessuale?") e la dura, inappellabile condanna, lanciata dal vescovo moralista Nunzio Galantino, contro il lussurioso Silvio Berlusconi.
 La pia assoluzione della sinistra pederastica e la severa, inappellabile condanna della destra puttaniera sembrano decisioni intese a liquidare o almeno ad attenuare il tradizionale giudizio sul vizio di Sodoma, un peccato che fino a ieri gridava vendetta al cospetto di Dio.
 Profondo e serio studioso della filosofia idealista e dell'ideologia liberale, Marco ha studiato e analizzato il pensiero moderno nelle università tedesche e austriache, ed è pertanto in grado di accompagnare lo sconcerto cattolico sulla via del riscatto, via che è indirizzata a una sensata alternativa alla catastrofe, in atto secondo i piani banca usuriera.
 La radice del male è invisibile ai cattolici abbagliati dalla teologia dei reazionari brasiliani, che ammirano le felici banche e le innocue massonerie d'oltre oceano, mentre un libertarismo di conio laidamente americano e bancario altera e avvelena la morale, promuovendo la sodomia e suggerendo i travestimenti femminili dei bambini che frequentano le scuole elementari.
 Marco, in quanto sagace esploratore delle strutture dell'ateismo, che ha generato le filosofie politiche del mondo moderno, è invece qualificato alla costruzione di un argine, finalmente idoneo a respingere l'aggressione organizzata dal vettore ideologico dell'odio contro la vita e contro la religione.
 Sostiene infatti Marco che "è la rimozione della trascendenza a eludere nell'uomo il problema della mediazione, che è invece indispensabile a ogni ipotesi sull'alterità e la differenza, così che la decisione moderna per il molteplice, ricercando negli enti finiti mondani l'unità altrimenti altra, la individua nella stessa finitezza, rispetto alla quale ogni cosa finita è simile, ossia omologa ad ogni cosa finita. L'unità di condizione, eliminato il referente oppositivo in Dio, diventa uguaglianza esistenziale, cioè sociale, economica e politica".
 L'ordine tradizionale di conseguenza si rovescia nello stato laicista, che promuove l'ostilità al potere ecclesiastico e, in ultima analisi, l'avversione contro il principio secondo cui, "come l'anima deve guidare il corpo, così la Chiesa deve vigilare, ammonire, correggere e, nel caso, sanzionare l'autorità laica".
 Di qui la possibile fondazione di una cultura politica atta a contrastare la buonistica e falsa uguaglianza, in circolazione nella chiacchiera dei compari e delle comari in scena nel piccolo schermo. Fondazione desiderata ma non ancora conosciuta e condivisa dall'arcipelago delle destre concorrenti.

 Piero Vassallo

Nessun commento:

Posta un commento