venerdì 6 marzo 2015

La destra quale alternativa al nudo moralismo

 Le intercettate chiacchiere telefoniche di Silvio Berlusconi sono la manifestazione desolante e grottesca della goliardia interpretata da un azzimato signore, quasi ottantenne, che canta a squarciagola "largo vecchi che passano i giovani ecc.
 La destra liberal libertina - Silvio Berlusconi dopo Gianfranco Fini - è naufragata in una farsa avvilente, allestita da addetti alle private relazioni (professionisti un tempo definiti paraninfi), autori di una comparsata che rappresenta l'infelice connubio del cattivo gusto con le passioni crepuscolari.
 Appiattita dalla conclamata mediocrità dei politicanti d'area, la destra si è nascosta negli improbabili taccuini del parrucchiere Lele Mora.
 Sarà difficile far uscire la tradizione italiana da una tale oscurante cattività a destra. E' noto, infatti,che la moneta cattiva scaccia la moneta buona.
 Per riabilitare la figura della destra italiana sarà dunque necessario rammentare l'esistenza di una nobile tradizione nazionale cioè scavalcare il muro arcigno del telepensiero, lanciare veri argomenti contro l'ululìo negazionista e la affliggente ridarella di Corrado Augias, di Lilli Gruber, di Michele Santoro, di Enrico Mentana, di Pier Luigi Battista e di Luciana Littizzetto.
 Non sarà facile confutare il resistente pregiudizio e dimostrare che la tradizione culturale della destra italiana non è scivolata nei taccuini del coiffeur Mora e/o nel pensiero delle squillanti amichette di Luciano Gaucci.
 Si dovrà dimostrare che, prima e oltre la cupezza del tele-pensiero, vive una tradizione irriducibile alle manfrine della politica decadente e tanatofila. Esiste infine una destra ideale, non in bilico tra il D'Annunzio de noantri e il Marcel Proust, involontario autore della biografo di Fini.
 La vicenda della destra deve ricominciare dalla visitazione della storia squisitamente italiana interpretata dai refrattari alle illusioni e alle chimere della modernità: Giambattista Vico, Antonio Rosmini, Serafino Sordi, Luigi Tapparelli d'Azeglio, Giuseppe Toniolo, Giorgio Del Vecchio, Antonio Messineo, Balbino Giuliano, Armando Carlini, Carlo Costamagna,  Cornelio Fabro, Augusto Del Noce, Carmelo Ottaviano, don Dario Composta, Marino Gentile, Nicola Petruzzellis, Nino Tripodi, Giovanni Volpe.
 L'eredità di tali testimoni è stata degnamente raccolta da un'alta e qualificata generazione di  studiosi controcorrente, alla quale appartengono Giano Accame, Fausto Gianfranceschi, Silvio Vitale, Pino Tosca, Ennio Innocenti, Paolo Pasqualucci, Fausto Belfiori, Primo Siena, Roberto De Mattei,  Maria Guarini, Lino Di Stefano, Marcello Veneziani, Pucci Cipriani, Tommaso Romano, Elisabetta Frezza, Cristina Siccardi, Giovanni Turco, Ilaria Pisa, Pietro Giubilo, Lino Di Stefano, Ulderico Nisticò, Mario Palmaro, Patrizia Fermani, Roberto Dal Bosco, Cristina Crisci, Alberto Rosselli, Siro Mazza, Gianandrea de Antonellis, Marco Solfanelli, Lorenzo De Vita, Giovanni Zenone, ecc. 
 Stabilito il doveroso confronto tra la destra appartenente allo squallido ieri politicante e la destra della cultura sopravvissuta alla disfatta, si può affermare, senza timore di smentita, che gli appunti di Lele Mora sono documenti edificanti, al confronto dei pensieri emanati in forma di legge dalla cultura, in circolazione mortifera negli ambulacri della sinistra trionfante e gongolante. 
 Il moralismo ruggente nel vespasiano è la figura grottesca di una rivoluzione ridotta all'ingoio delle deiezioni americane: abortismo, sodomia trionfante, femminismo urlante, culto superstizioso del denaro, internazionalismo bancario, religioni settarie, comunelle drogastiche,  spurghi massonici.
 Trasportata dall'onda dell'immoralismo, la sinistra ha rovesciato la politica in un cabaret famelico, dove s'incontra una fauna umbratile, costituita dai malinconici pronipoti della democrazia cristiana, dagli emigranti dalla destra sicula & prealpina verso un centro di gravità demente, costituito dai comunisti affranti dagli storici rovesci, dalle seconde file dei concorsi di bellezza, dai commessi della banca onnipotente, dai medici abortisti dagli alfieri della pederastia trionfante.
 L'estenuazione e la degradazione della sinistra sarebbe un'eccellente occasione per una destra politica capace di raccogliere e mettere a frutto l'eredità della tradizione spirituale e filosofica, che le appartiene di diritto.
 La lezione che si legge fra le righe della fallimento di Fini e di Berlusconi indica l'obbligo di ripristinare il legame con la tradizione abbandonata durante l'inseguimento della chimera americana.
 La politica della destra può uscire dalla chiacchiera televisiva, versione diuretica del comizio d'altri tempi. La via del successo politico dipende dal buon uso di una cultura che possiede la forza necessaria a capovolgere il potere costituto dall'eversione esportata dalla California sessantottina.
 Senza il preventivo ribaltamento della cultura californiana, senza uscire dal jazz mentale che ha intontito la destra di Fini e Berlusconi è impensabile battere la sinistra arroccata sui rottami di una  cultura al momento senza serie alternative.

Piero Vassallo

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