venerdì 27 marzo 2015

VINO ANNACQUATO CHE INACETISCE (di Piero Nicola)

  I vescovi e cardinali infedeli a Cristo, sostenendo uno iato tra dottrina dogmatica e dottrina o prassi pastorale, sono affetti da scempiaggine sistemica. Forse alcuni, increduli calcolatori, intendono garantirsi il benessere nei non molti anni che restano loro ancora da vivere.
  Essi ragionano all'incirca come Berlusconi, che fa politica secondo i sondaggi di opinione, quasi si trattasse d'un'indagine di mercato per vendere un prodotto. Tuttavia, il Silvio nazionale, prima del suo ultimo declino, poteva contare su un carisma politico, tanto più avendo almeno un occhio buono in mezzo ai ciechi.
  Ma questi prelati liberali o progressisti o modernisti - a scelta - i quali mostrano di fare assegnamento su un'attività religiosa che prende per il suo verso lo sviamento morale e spirituale della società, eventualmente al fine di sollevarla (non si parla di conversioni, figurarsi! - e questa rinuncia conferma l'eresia), non possiedono nemmeno il dono di catturare simpatizzanti (se dicessi fedeli, bisognerebbe chiedersi di quale specie, ed escluderei gli atei e gli acattolici, oggetto del sacrosanto dialogo - altro elemento di comportamento eretico).
  In sostanza, avviene per loro quel che succede in piazza San Pietro o tra i chiacchieroni dei dibattiti e dei salotti televisivi, tra i diversi compiaciuti del saper fare dimostrato dall'argentino biancovestito (bravo comunicatore, egli ha capito che giova ammiccare dando la buonasera da sacri balconi, ma non conviene privarsi del fascino e dell'ascendente della divisa). La folla degli ammiratori va in chiesa meno di prima, pratica la Confessione meno di prima, fa il bene e il male, nella migliore delle ipotesi, come prima li faceva. Insomma, la comprensione da essi ricevuta, anziché incoraggiarli alla devota osservanza, li spinge a giustificare le nere macchie della loro anima, applicandosi la fraterna indulgenza (che è lungi dall'essere francescana di San Francesco!)
   Così il porporato Walter Kasper ("c'è una battaglia in corso", ha detto in vista della ripresa del sinodo invalido, dove si ammette che un dogma sia messo in discussione), l'arciv. di Monaco Reinhard Marx ("non siamo una filiale di Roma", ha asserito riguardo alla pastorale decisa dalla Conferenza episcopale) e il loro protettore card. Karl Lehmann, quand'anche vincessero la loro infera guerra, faranno una messe di cristiani spuri, che si tengono Dio tra i vari confort domestici e psicologici, con la vaga speranza di avere una discreta sistemazione oltre il salto nel buio della morte. Perché di là, non si sa mai, potrebbe esserci qualcosa di somigliante alle leggendarie destinazioni ultraterrene nelle quali credevano le pie nonne.
  In effetti, essi non vinceranno nessuna battaglia. Probabilmente sarebbero abbastanza intelligenti da poter capire che sarebbe una vittoria fittizia per la loro chiesa. Ma hanno l'intelligenza stupida di Lucifero, quella priva di modestia. Nonostante la superbia che dimostrano, la loro viltà li priva di vera ambizione. Se avessero ambizione e non  il coraggio del coniglio, vorrebbero riportare un grande successo. Il loro colto intelletto, il loro acume, tuttavia malamente adoperato e abituato, potrebbero illuminare la banalità per cui un cibo reso insipido, una dottrina indebolita, una disciplina addolcita e facilitata, sono cose destituite di forza tenace, cose allettanti  che presto vengono a noia, cose che meritano la nausea spettante alla corruzione.
Mentre la grandezza viene dalle conquiste forti, elevate.
  Sento già il birbone osservare che le dottrine eroiche e intransigenti sono quelle naziste o del fondamentalismo maomettano. Costui sta in agguato: pronto a mettere sotto accusa le Crociate, il Potere Temporale dei Papi, la violenza dei vecchi predicatori cattolici, ecc. ecc. senza sapere di che cosa parli, essendo il pappagallo del modernismo, del protestantesimo, del positivismo, ecc.
  Dopo il Vecchio Testamento, il Vangelo e le Lettere apostoliche sono tutto vigore e regole rigorose. C'è da scommettere che, se nelle omelie e nelle letture che si fanno ancora dei Sacri Testi, risaltasse la dura verità dei comandamenti, degli insegnamenti di Gesù e dei Novissimi, prima, le navate vedrebbero i pochi ma buoni; in seguito, si affollerebbero di gente seria e di buon esempio. La liturgia tradizionale  - mi si perdoni il paragone - avrebbe lo stesso effetto suggestivo della veste papale. I preti aggiornati non comprendono nemmeno questo.
   Molti cercano la promozione con poca fatica e raccomandazioni. Ma nel loro intimo la disprezzano e si disprezzano per averla ottenuta senza merito. Chi non si vorrebbe cimentare per ottenere il premio? Il cimento è nondimeno secondo legge di natura. Quanti dandosi agli sport cercano di superare se stessi o si impegnano in altre pratiche la cui molla è la vanità, il cui esito è una rovina!
  Stesso criterio vale per la politica: ai fuochi sulfurei e cattivanti del cattivo estremismo è tempo perso opporre la moderazione, semmai si muove guerra. Quando i miasmi soporiferi della palude social-liberale - il cui estremismo è portare all'estremo le fognarie libertà - invadono il paese, è inutile contrapporvi altre dolcezze, altri accomodamenti per benpensanti.
  Dice: non dobbiamo spaventare, non bisogna pontificare, bando alla rigida legge! Hanno schiacciato il Timor di Dio! Ridicoli! Il Giudice, il Signore del bene e del male, non più temibile diventa falso, inverosimile. E davanti si spalanca il vuoto. Fioco Timor di Dio: corrotta Fede.
  Volendo guadagnare la salvezza occorre farsi eroi mediante la Grazia, cui si accede con fatica e sacrificio. Al di fuori della salvezza guadagnata eroicamente, al di fuori di questo movimento religioso benedetto dal Cielo, c'è vino annacquato che inacetisce: ignominia, eresia e perdizione.


Piero Nicola

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