sabato 28 marzo 2015

La nascosta vitalità della cultura tradizionale

 Un influente amico mi chiede d'incontrare il savonese Christian Peluffo, autore di un libro di cui mi è proposto di scrivere la prefazione. Fisso un appuntamento a Genova e poiché ho sentito citare per la prima volta il nome del visitatore immagino che si tratti di un giovane principiante, autore di un libro in cerca di editore.
 Peluffo in realtà è un dotto quarantenne, insegnante di religione, sagace e instancabile studioso, ed avvincente scrittore. Nel 2014 ha pubblicato un robusto saggio, E venne ad abitare in mezzo a noi. La rivoluzione cristiana nella storia, per i tipi di Marco Sabatelli, affermato editore di Savona. D'altra parte Peluffo mi conosce solo per recente sentito dire: l'ignoranza è reciproca e canonica.
 I pochi chilometri che separano Genova da Savona, per i cattolici irriducibili all'eresia progressista, diventano una distanza incolmabile, quasi la drammatica misura di un involontario sequestro.
 Gli studiosi impegnati nella strenua difesa della tradizione cattolica, forse a causa di inconfessati  personalismi, forse per la mancanza di uno stabile punto d'incontro, agiscono in (colposo) ordine sparso e nel (colpevole) disinteresse dei quotidiani indirizzati ai lettori, che si riconoscono negli ideali della destra ben pensante. Giornali nelle terze pagine dei quali è più facile leggere scritti vedovili, concepiti in lode di cinerei autori neopagani appartenenti alla classe dei vù inizià?, piuttosto che citazioni dei  viventi, strenui protagonisti della resistenza cattolica alla mafia nichilista, rampante nel vuoto prodotto dalla filosofia marxiana.
 Il saggio di Peluffo ad ogni modo merita di essere letto almeno dai frequentatori dei numerosi siti e dei blog attivi (in ordine rigorosamente sparso) nell'area del cattolicesimo militante.
 Peluffo, infatti, affronta senza riguardi gli incensati banditori dell'ateismo urlante nella carta stampata, e dimostra la deprimente insignificanza e la squillante stupidità dell'umanesimo ateo: "secondo l'ateologo Eugenio Scalfari l'essere umano e la mosca possiedono il medesimo valore sostanziale, mentre per Jacques Monod [un autore venerato dalla demenziale/squillante neodestra] l'uomo è soltanto un numero uscito dalla roulette".
 Peluffo contrasta e ridicolizza gli incubi che turbano il comico pensiero dei figli della roulette, e perciò fa proprie e rilancia le tesi di un grande e dimenticato etnologo cattolico, il padre Guglielmo Schmidt s. v. d., tesi di recente confermate dagli studi di un autorevole sociologo delle religioni, l'americano Rodney Stark [1].
 In un saggio di storia comparata delle religioni, edita dalla Morcelliana nel 1943, il padre Schmidt (al quale si devono, fra l’altro, alcune magistrali stroncature della teologia di Karl Barth) proponeva la seguente, rivoluzionaria conclusione: “Presso i popoli etnologicamente più antichi, i Pigmei, i Fueghini, gli Australiani sudorientali, i Californiani nordcentrali, gli Algonchini, ... il culto dell’Essere supremo raggiunge le vette più alte”.
 All’origine della civiltà umana non si trova il politeismo, tanto apprezzato dalla fantasticheria a monte dei dogmi elucubrati dagli antropologi moderni e postmoderni, ma una forma elevata (e universalmente diffusa) di monoteismo, ossia una conferma del racconto della Genesi.
 Il padre Schmidt, che leggeva e interpretava i racconti dei primitivi alla luce di un rigore scientifico incontestabile, ha dimostrato che il monoteismo delle origini fu l’effetto di una rivelazione divina e non il risultato di una ricerca condotta con il solo ausilio del lume razionale: “non c’è mai alcun indizio, scriveva nel saggio citato, che la loro [dei popoli primitivi] religione sia il risultato delle loro ricerche o esigenze, ma invece ci consta sempre che essi fanno risalire la religione all’Essere Supremo  come tale, il quale sia in via immediata sia col tramite del capostipite da lui incaricato, avrebbe comunicato e inculcato agli uomini le dottrine di fede, i precetti morali e le forme di culto”. 
 Un ampio capitolo del saggio di Peluffo è dedicato all'abuso sui minori, un'infezione vetero pagana giustificata e addirittura promossa dalla cultura emanata dalla rivoluzione sessantottina: "pur non scomparendo nella società perversioni e degradazioni, con l'avvento del Cattolicesimo le mentalità si modificò, innescando una progressiva ma autentica rivoluzione culturale, assolutamente imprevedibile prima della venuta di Cristo, il bambino venne finalmente considerato un piccolo essere umano, una persona, possessore di diritti fondamentali, come quello di vivere e, naturalmente, di essere rispettato sessualmente". Diritti oggi bestialmente negati e conculcati dalla scuola asservita a un potere politico infettato dalla mitologia francofortese & californiana.
 Peluffo di seguito affronta una delle più ostinate mitologie in corsa falsa e bugiarda contro il Cristianesimo, i dubbi, che i prelati e i teologi avrebbero manifestato sull'anima immortale delle donne nel 585, durante il Concilio di Macon.
 Peluffo, dopo aver rammentato che nel 585, a Macon, si svolse un Sinodo e non il Concilio descritto dagli storici di scuola laicista, dimostra, che durante un intervallo delle sedute, i dottori cattolici  si chiesero se il termine homo potesse essere usato per indicare entrambi i sessi nell'accezione di persona umana, e mai misero in dubbio l'esistenza dell'anima delle donne. D'altra parte Peluffo rammenta che la Chiesa cattolica "contrastò con veemenza, ponendola all'indice, la famosa opera Disputatio nova contra mulieres". 
 Di seguito sono chiariti da Peluffo i motivi dell'impostazione guelfa della attività ecclesiastica e della disperata resistenza del clero all'assolutismo monarchico. Motore della teologia gallicana l'assolutismo fu il vettore della rivoluzione anticattolica, contrastata tardivamente da Luigi XVI,  avvertito dai bestiali massacri compiuti dai giacobini nel settembre 1792, quando la follia democratica era fuori controllo.
 Rilevante è il capitolo sullo schiavismo, infezione neopagana, diffusa nel corpo dell'Europa assolutista e contrastata dalla Chiesa cattolica, impegnata a respingere i numerosi e pressanti tentativi di ridurla a semplice appendice delle monarchie. Al proposito Peluffo rammenta che l'opposizione cattolica allo schiavismo non fu imitata dalle chiese riformate, la Chiesa anglicana, ad esempio, "in quanto la sua massima autorità è lo stesso re d'Inghilterra, dunque non può stupire che le violenze e le oppressioni che la potenza inglese impartì ai neri e agli indigeni americani, non potevano essere ostacolate o denunciate dal capo dell'Anglicanesimo, primo responsabile delle stesse".
 L'opera di Peluffo, in definitiva, si raccomanda quale contributo a una lettura spregiudicata della storia e in ultima analisi quale aggiornata apologia di un Cattolicesimo refrattario al modernismo in circolazione del sottobosco post-conciliare. Apologia concepita in umiltà dall'orgoglio di professare la fede di sempre.

Piero Vassallo 




[1]             Rodney Stark  (Janestown 1934) ha pubblicato alcuni testi nella collana dell'editore torinese Lindau. Si veda ad esempio Il trionfo del Cristianesimo, edito nel 2011.

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