domenica 21 dicembre 2014

Abc di filosofia della politica: Il tomismo per sfuggire alla chimera anarchica

Don Curzio Nitoglia appartiene al ristretto numero dei cattolici ancora capaci di comprendere e amare la filosofia di San Tommaso e di usarla, con legittima intransigenza, per contrastare lo scrosciante vaniloquio libertino e thanatofilo, che è diffuso dall'emittente ultima - francofortese e californiana - della rivoluzione anticristiana.
 Edito in Milano dall'animoso centro studi Jeanne d'Arc, jda@liberitalia.net, il breve incisivo trattato di filosofia politica scritto da don Nitoglia espone, con rigore ed esemplare chiarezza, i princìpi ai quali l'attività dei politici deve conformarsi, pena, in caso di renitenza, il capovolgimento delle leggi e la degenerazione della vita sociale, disgrazia ben visibile nelle società avvelenate dai pensieri di matrice illuministica.
 La esposizione dei princìpi indeclinabili della politica è arricchita da una puntuale contestazione delle tesi avventurose sulla dignità umana, formulate negli anni Trenta da Jacques Maritain e da Emanuel Mounier e recepita acriticamente dalla teologia postconciliare, tesi dalle quali discende l'infondata opinione secondo cui "la persona umana ha una dignità assoluta, non relativa alla natura in cui sussiste".
 Per confutare l'errore in rovinosa circolazione nella teologia modernizzante, nella filosofia aperturista e nel conformismo democristiano, don Nitoglia rammenta che la dignità si divide in radicale ontologica, che è radicata su una natura umana razionale e in totale morale o pratica, che è attribuita alla persona dai suoi atti buoni. 
 Pertanto "vi è dignità totale-morale solo se la persona conosce il vero ed ama il bene, mentre se aderisce all'errore ed ama il male, perde la dignità totale-morale, anche se radicalmente conserva la natura umana e razionale e quindi la dignità radicale/ontologica".
 L'ovvia conseguenza di tale principio è l'inesistenza del diritto a professare l'errore ed a fare il male, "perché la persona agendo male smarrisce la dignità totale, che sola fonda il diritto ad agire, anche se mantiene la dignità radicale, che riguarda l'essere e non le azioni".
 La diversa opinione di Maritain e Mounier induce a credere che la persona umana abbia una dignità assoluta non relativa alla natura in cui sussiste. Di qui l'opinione aberrante "che la dignità della persona fondi il diritto al diritto di esprimere pubblicamente qualsiasi pensiero". Teoria fallace, che è stata duramente smentita da Pio XII, il quale ha stabilito che "ciò che non risponde a verità non ha oggettivamente nessun diritto né all'esistenza, né alla propaganda, né all'azione".
  Purtroppo un'opinione contraria si è insinuata di soppiatto nei documenti del Concilio Vaticano II e nei saggi dei teologi conformisti, testi dai quali l'avventurosa teologia oggi prevalente trae la temeraria convinzione che attribuisce all'errore uno speciale diritto.
 Il saggio di don Nitoglia costituisce pertanto una preziosa indicazione per i militanti cattolici, che lavorano alla conservazione dei princìpi dai quali trarrà forza la decisione di uscire dalla cattività modernista e sui quali dovrà organizzarsi la rinascita della politica italiana. 

   
Pietro Vassallo

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