domenica 14 dicembre 2014

Misura di una differenza: I neofascisti e i banditi della Magliana

Nel dicembre del 1946 alcuni fascisti di terza fila, scampati alla radiosa macelleria del 1945, si incontrarono nell'ufficio romano dell'assicuratore Arturo Michelini, per fondare il Msi, un movimento politico inteso ad analizzare,  scomporre e rielaborare le dottrine del fascismo, in ultima analisi ad aggiornare  il pensiero, che aveva ispirato le ottime riforme sociali attuate dal regime di Benito Mussolini dopo la crisi del 1929.
 Il programma del nuovo partito era infatti riassunto nella formula, "non rinnegare non restaurare", un criterio che escludeva il qualunque avventato/onirico/impossibile progetto inteso alla restaurazione della dittatura, mentre proponeva una ragionevole riforma del sistema liberal-capitalistico, riabilitato dai vincitori anglo-americani (i quali avevano sveltamente abolito le riforme sociali attuate dalla Rsi: partecipazione degli operai alla gestione delle imprese e agli utili societari).
 Per comprendere le ragioni della critica sociale sviluppata del partito fondato da Michelini è sufficiente rammentare che nell'immediato dopoguerra il rovente pregiudizio antifascista, attivo nell'universo degli speculatori incappucciati & nella sinistra radiosa, consigliava addirittura l'abolizione dell'Iri, istituto fascista, che in seguito avrebbe svolto un ruolo fondamentale nell'attuazione del democristiano/centrista miracolo italiano.
 Il Msi delle origini agiva in un margine angusto e tormentato e tuttavia la sua classe dirigente, costituita da ex combattenti e giovani studenti, resisteva alla tentazione di ricorrere alla violenza, suggerita da agenti provocatori, quali - ad esempio - il giornalista del quotidiano L'Unità, infiltrato nella federazione genovese, dove aveva persuaso alcuni incauti giovani a farsi fotografare in camicia nera e in atteggiamento minaccioso.
 L'infiltrazione del provocatore comunista e il fracasso sollevato dal servizio sulla incombente/immaginaria minaccia fascista,  pubblicato nella prima pagina de L'Unità, persuasero i dirigenti missini ad imporre un rigido regolamento, che contemplava il tassativo divieto di compiere atti provocatori e di esibire simboli del fascismo.
 Il rischio di corruzione era intanto escluso dalla estrema povertà/marginalità del partito neo fascista, dal carattere dei militanti, uomini provati duramente dall'esperienza della guerra e della persecuzione ciellenista e dei giovani entusiasti, educati all'amor di Patria e alla sobrietà.
 Quale esempio delle difficoltà incontrate da Msi si rammenta che i militanti del Sud si stupivano del numero di funerali oggetti delle comunicazioni genovese ad Asso di Bastoni, il settimanale  fondato e diretto dall'intrepido giornalista Piero Caporilli, un corrispondente di guerra che si imbarcava sui sommergibili in missione nell'Atlantico.
 Per smentire il mito della iettatura, i dirigenti del Msi genovese dovettero  rammentare agli amici del più tranquillo centro-sud, che il regime alimentare delle prigioni antifasciste e i maltrattamenti continui dei carcerieri avevano consumato la vita dei prigionieri fascisti riducendoli a larve estenuate.
 Il segretario giovanile del Msi genovese era Sandro Guarnieri, un giovane, intrepido ex combattente decorato per aver distrutto nel 1944 una decina carri armati sovietici.
 Guarnieri sosteneva la necessità di attuare la pacificazione nazionale e perciò aveva imposto una disciplina finalizzata a spegnere sul nascere pensieri e atteggiamenti faziosi e aggressivi. 
 I giovani militanti leggevano i poeti del patriottismo ottocentesco, Vittorio Alfieri, Alessandro Manzoni, Ugo Foscolo, Silvio Pellico, gli articoli pubblicati nei settimanali Lotta politica, Asso di bastoni, Candido, Meridiano d'Italia, I Vespri d'Italia, Audacia ecc., le opere  degli storici della seconda guerra mondiale, ad esempio Attilio Tamaro, i saggi degli economisti d'avanguardia, ad esempio Werner Sombart, i memoriali di fra' Ginepro da Pompeiana e di fra' Clementino da Montefiore e naturalmente gli scritti e i discorsi di Benito Mussolini.
 I militanti nel Msi delle origini, in definitiva, non hanno alcuna parentela con i deragliati e gli esoterici vu' inizia'?, in scena nella Roma spendacciona di Rutelli, Veltroni, Alemanno e Marino, o meglio rappresentano la perfetta estraneità/contrarietà agli stati d'animo, che arroventano i ladri sedicenti fascisti, che, in combutta con i post comunisti, hanno partecipato al vergognoso sacco della capitale.
 Tra i militanti del Msi delle origini e i malavitosi d'oggi corre un'abissale differenza, causata dalla catastrofe antropologica, dal deragliamento che ha alterato/infettato l'intera società nazionale a partire dal disgraziato e infame sessantotto.
 I militanti missini tentavano di salvare il salvabile della cultura del fascismo e di traghettarlo nell'Italia democratica.
 I saccheggiatori romani sono il prodotto della persecuzione avviata dai governi di centrosinistra oltre che della confusione generata dall'esito catastrofico della politica del doppio petto, concepita da Giorgio Almirante in vista dell'integrazione dei benpensanti con gli sprovveduti annamo a menà, i violenti suscitati dalla faziosità del centro sinistra e dalle letture fulminanti e tollerati dalla gestione debole e contraddittoria del Msi.
 Le tossine che hanno trasformato un partito di idealisti in un mix di fanatici, teppisti e ladri si possono facilmente identificare. Il cammino di ricerca delle fonti della malavita romana è stato iniziato recentemente da Roberto Dal Bosco.
 La pseudo cultura dei malavitosi romani, infatti, ha origine dalle suggestioni neopagane, prodotte dalla miscela del ruggente nichilismo occidentale (Stirner e Nietzsche) con i divulgatori (Guénon ed Evola) delle false religioni asiatiche, taoismo, buddismo, maomettanismo.
 La diffusione delle dottrine asiatiche ha alterato le menti dei militanti di un movimento che era stato nutrito dall'amor di Patria e dalla religiosità cattolica.
 Il Msi è diventato il contenitore forse inconsapevole di un brodo di cultura costituito dagli ingredienti della sinistra francofortese e  del furtivo ecumenismo massonico.

 Non a caso la destra iniziatica della Magliana ha stretto un patto scellerato con la sinistra dei sessantottini decerebrati dalla gnosi francofortese.

Piero Vassallo

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