mercoledì 11 marzo 2015

GIOVENTÙ, DOVE VAI? (di Piero Nicola)

Si è soliti domandarsi il motivo che spedisce ragazzi di varia razza e cultura alla guerra sotto le insegne dell'Isis. Saranno come quei tali cattivi soggetti che, concependo non solo il nazismo, ma anche il fascismo, esempio e ispirazione di malvagità, si appropriavano dei simboli e dei canti del littorio per commettere atti ignobili e spesso codardi?
  Non è così semplice. Inoltre questo genere di spiegazione sarebbe parecchio insufficiente. L'ebbi a dire a proposito dello scatenamento teppistico dei tifosi olandesi a Roma, nell'uomo agisce un anelito a trascendere il reale sensibile, e può assumere diverse manifestazioni: da quelle della santità a quelle che superano la bestialità.
  Quante volte abbiamo sentito esclamazioni di stupore davanti a delitti efferati. "L'uomo è peggiore della bestia feroce!" Così dev'essere; altrimenti che anima speciale, che senso morale avremmo in un corpo animalesco? La perversione può esplodere in noi.
   È proprio d'un corpo giovane e vigoroso esprimere la propria energia, ed esso è mosso da una mente cui non basta appagare la sensualità: vuole oltrepassarla.
  L'entusiasmo soggettivo, relativo, condiviso soltanto da una categoria di persone, per una squadra di calcio o per un'idea, dimostra bensì la superrazionalità che muove gli individui, mostra le loro anime bisognose di Dio. Invece la tendenza congenita è di rado ben indirizzata. Sappiamo perché.
  Siamo indignati, sconcertati, pervasi dal compatimento e dal disprezzo, sentendo che quel ragazzo studioso, un po' chiuso, di punto in bianco si è scoperto che covava un amore per la guerra santa ed è partito, armi e bagagli, per il Vicino Oriente.   
  Ma che sia un musulmano, un figlio di magrebini o un nostro connazionale doc, che cosa hanno offerto questo stato, questa società alla sua prepotente ansia di ideale, di militanza, di generosità.
  Siamo d'accordo che la sua scelta è stata deplorevole. Ugualmente, deploriamo il teppismo in ogni sua espressione, sia degli imbrattatori di muri e di carrozze ferroviarie, sia dei vandali in genere, sia dei facinorosi sostenitori della squadra del cuore.
  Lo sport è diventato una disciplina sofisticata, per applicatori di protocolli scientifici, che hanno poco da vedere con l'aria, il sole e le acque limpide. L'insidia delle droghe e del denaro completano un panorama sportivo pieno di artifici. Le palestre sono sovente luoghi di ambiguità.
  I giovani portati alla missione cristiana sbattono in una portiera che puzza di falso, di orribile facilità, di verità assassinate e in decomposizione. Attesta la stessa cosa il minimo flusso delle vocazioni accomodanti, che trovano collocamento nei vuoti seminari.
  L'esercito misto, la cui marzialità è inquinata dalla presenza femminile, è pure un refugium peccatorum di disoccupati che piegano la testa. È una macchina dove trovano posto soprattutto burocrati, tecnici, esperti di aggeggi sofisticati, di tiro virtuale, di assistenza sociale e umanitaria, e pochi guerrieri, che guerreggiano solo per eccezione. E chi può scordare quei malcelati casi di bordelli in caserma e al campo, che alcuni processi hanno rivelato?
  Capisco che saranno pochi i puri e gli ingenui sognatori tra gli avventurosi che abbracciano la causa dell'Isis tagliagole. Però il vino adulterato e annacquato non attira alcun robusto bevitore. E questo mondo nostro è un deserto per chiunque tenda a qualcosa di forte. Siamo nell'impero della mollezza, delle falsità, delle marce abitudini.
  L'amore per la donna? Non tutti vivono di passione amorosa. Inutile ricordare le delusioni, le incomprensioni, le rivalità distruttive, i disgusti, le assuefazioni. Talché appare promettente l'esercito islamico riguardo alle prede femminili. Gli spirituali sono attirati da una morte sul campo di battaglia, che invia speditamente fra le braccia delle splendide Uri. Nel paradiso di Maometto, in quanto a grazie muliebri regna l'abbondanza. Si è provveduto, in anticipo, con la poligamia. Poligamia molto dimenticata, nel presunto Islam moderato, dai suoi lodatori uomini di Chiesa, che sono i medesimi preoccupati di sdoganare i divorziati concubini, figli impenitenti e clandestini della Madre e Maestra.
  Restano il lavoro e il rave party.
  L'uno presenta quasi tanta chiusura e tanti vili compromessi, quanti ne conta il cosiddetto amore.
  Alcol e droghe e baccanali finiscono presto. O al cimitero, se si è preso il vizio, o lasciano troppo tempo libero e noioso.
  Anche la jihad è una stomachevole sbornia di sangue e di porcherie, per i sognatori pronti a pugnare e non rotti all'omicidio. Però essi non lo sanno, né vogliono sentirselo dire, come tutti gli amanti.
  La repulsione sollevata nei giovani da questa civiltà esaurita, corrisponde al distacco cui induce la nostra larva di civiltà gl'immigrati. Qui giunti, anche da molto tempo, anche se vi fossero stati propensi, essi non si integrano, non si degnano neppure di formare il miscuglio desiderato dai progressisti senza Patria e senza Dio; i quali credono e mostrano di credere nella società multietnica. Essa è un mito inconsistente. C'è sempre stata e sempre ci sarà una civiltà assimilatrice. Il cosmopolitismo eventuale è destinato ad essere spazzato via. Sempre la forza attrae; prima l'assistita da Cristo; in difetto di essa, l'umana.
  Una scrittrice che da una dozzina d'anni vive a Marsiglia e, con lei, un signore pratico di quella città, mi hanno detto che un quartiere del centro storico è chiuso a chi non vi abita. Lo governano bande armate. Sgherri montano la guardia agli accessi. Mi hanno detto che la separazione, fisica o culturale, tra gli abitanti è aumentata. Nella città si vedono sempre più giovani donne che indossano burqa.
  Pervenuti nel paese del consumismo, del pirronismo, della libertà decadente e infognata nella dissolutezza, è normale che i musulmani si ritrovino nelle loro tradizioni, che si attacchino all'ancora di Maometto. Pensiamo noi, a fabbricargli le moschee.
 
Piero Nicola


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