venerdì 17 luglio 2015

PAURA DI ANDARE SOTTO I FERRI (Piero Nicola)

Lasciamo perdere i giornalisti, gli opinionisti di professione, l'uomo e la donna della strada, la cui veduta è corta e condizionata dall'aria falsa che si respira: c'è gente che sarebbe informata, capace di intendere, apprezzabile, se non avesse assorbito per vie sia digestive che immateriali una dose massiccia di ormoni della timidezza.
  Queste persone intelligenti e prudenti, preparate e dabbene, che rifuggono dallo scontro, dalla scelta di un partito drastico, dal rischio, dal vivere un giorno da leone, pur riconoscendo che questa Europa è matrigna e  fedifraga, che il suo € forma un guinzaglio per tenere i suoi associati dentro la sentina continentale, costoro, presa visione delle conseguenze derivanti dal taglio della corda, si spaventano, si ritraggono, preferiscono accettare il destino avverso, il castigo meritato.
  Circa il castigo meritato, si consolano pressappoco con le stesse losche ragioni addotte dall'usuraio anonimo e mondiale che, avendo preso al lazo gli zebedei dei paesi membri nell'UE, ricorda che si sono rovinati essendosi comportati da cicale. Le cicale hanno, piuttosto, tollerato dei governanti indegni, ma più indegno e farabutto è il profittatore che li ha corrotti viepiù e ha sfruttato la situazione.
  Anche coloro i quali votano per Salvini, per la Meloni, per Grillo, se domani fossero costretti sotto le forche caudine di Bruxelles, appoggiata dalle nazioni con i conti in regola, ossia quando si trovassero al posto dei greci, se la farebbero sotto secondo femminea passività. Non mi si accusi di misoginia o di discredito gettato sulla natura muliebre. Dio sa quanto apprezzi le doti femminili, ma, fatte salve le eccezioni e nonostante le loro prove virili, la femmina è per natura soggiace, destinata a una maternità, a un compromesso per la sopravvivenza, che non tocca al maschio. Nella sua adrenalina ci sarà sempre un po' di miele. Quando vedrò un tennista gareggiare con una tennista, una squadra di calcio muscolosa contro una squadra di calcio con le mammelle, e maschi dedicarsi all'uncinetto, ne riparliamo.
  Così ad Atene il popolo umiliato, avvilito, stremato da penurie, disagi, indigenza, dallo spettro di un avvenire fosco e peggiore, si rassegnerebbe alla sua Waterloo. I sondaggi che ci pervengono non sono attendibili, tuttavia quand'anche non fosse il 70% ad arrendersi, sarà comunque una maggioranza. Senza un Geronimo, gli stessi pellerossa fieri e bellicosi, avrebbero deposto l'ascia di guerra.
  Per loro fortuna, i lontanissimi parenti dei difensori delle Termopili sono diventati debitori insolvibili, falliti integrali. L'ipoteca sui loro beni non copre il debito, né le loro attività, avendo il piombo nelle ali, li renderanno solvibili; e, verosimilmente, gli stati europei che hanno conservato uno zebedeo fuori del laccio sono indisposti a rimetterci con la vittima dello strozzinaggio: impossibilitata a rifondere capitali e spese. I tedeschi, rappresentati dal loro ministro delle finanze, hanno capito che è meglio una Grexit che rinunciare a una parte del credito (come vorrebbe il FMI), senza sapere come andrebbe a finire, senza contare le grane infinite. Forse non importa loro che questa sporca faccenda dell'UE vada a ramengo.
  Dunque, in mancanza di un Leonida, i greci verranno sì, spolpati fino all'osso, ma poi lasciati andare. Facendo persino a meno di un Waroufakis tornato alla ribalta, potranno allora riprendere se stessi e, dopo qualche tempo, cavarsela meglio di prima. Chissà che, allora, i creditori non abbiano più niente in mano per ricattarli e che in qualche modo essi possano ridurre il danno degli interessi esosi sborsati?
  La natura umana ha in sé le risorse per riprendersi, per ricominciare dopo un disastro; le ricostruzioni dei dopoguerra l'hanno mostrato bene. Però la massa da sola e i suoi dirigenti democratici sono come il malato di cancro che, terrorizzato dall'operazione chirurgica (uscita dall'euro), preferisce aspettare, riempirsi di palliativi, trascinarsi  in una vita dolente e miserabile, finché l'ambulanza non lo porti al pronto soccorso per l'intervento d'urgenza.
  Perciò la propaganda terrificante, sostanziata delle parole "baratro", "catastrofe", "ignoto" che si parerebbe davanti a chi respinga l'accordo accettato da Tsipras e portato all'approvazione del Parlamento ateniese, rivela l'insipienza codarda di quelli che vi fanno eco, oppure la loro malafede di supini.

Piero Nicola 

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