Il
realismo della visione e l'ottimismo della ragione
I ben pensanti oltre
le mitologie intorno al c. d. male minore
Sotto
lo sguardo disincantato dal qualunque realista, la classe politica italiana
rivela la natura del desolato ectoplasma, emesso da un paese intossicato dalle
utopie liberal/libertine e castrato dalle illusioni ecumeniche, predicate dai
falsi profeti onusiani e rimuginato dal clero modernizzante /conformista.
La
politica italiana attua, dopo due secoli di conflitti, il disegno eversivo, che
fu concepito dall'alleanza degli invasori giacobini, propriamente detti cleptomani,
con il clero infettato dall'errore giansenista.
Alla
fine del XVIII secolo l'intenzione dei sovversivi fu ostacolato e umiliato
dall'insorgenza del popolo cattolico, fedele alla tradizione.
Purtroppo
quella fedeltà è ultimamente scoraggiata e ostacolata dallo spirito dei
tempi soffiante nelle tesi del Vaticano II e nelle chiacchiere dei
predicatori buonisti.
L'insorgenza
dei ben pensanti, nell'Italia europeizzata/scristianizzata, è un pio
sogno. Non si può sperare nella reazione civile di un popolo, la cui
maggioranza ha consegnato il libero arbitrio alla dura corda dei banchieri
americani, alla stupidità della televisione libertina e alla costosissima
nullità dei politicanti, di sinistra, di centro e di destra.
Per
stabilire la misura dell'impotenza italiana, Giacinto Auriti citava il detto di
un poeta, secondo cui "un satrapo per comandare meglio faceva fare agli
uomini quello che dovevano fare le donne e viceversa, perché quando il potere
si trova di fronte a dei mezzi uomini e a delle mezze donne non si verificherà
mai una rivoluzione capace di modificare l'ordinamento costituito" [1].
Di
conseguenza il voto per il c. d. male minore, ad esempio il partito di
conio democristiano, fondato da Alfano, Lupi & Formigoni, per ottenere una
lieve riduzione del danno gravissimo procurato al paese dalla politica di segno
ateo e immoralista, sarebbe un atto paragonabile alla discesa nelle fogne,
compiuta da esploratori surreali, intenzionati a scoprire, eleggere e
incoronare Miss Pantegana.
Il
realismo della visione sconsiglia la fiducia nel qualunque politicante in
Topolinia e perciò giustifica e attiva l'ottimismo della ragione, l'unico
ostacolo che oggi si può opporre alla macchina del disfacimento e del furto.
Ora la via da percorrere è segnata dal rifiuto
dell'affermazione che la politica dei ben pensanti non ha ideologia: "Dire
che un movimento politico manca di ideologia, sostiene Auriti, significa
dire che un movimento politico manca di scopo. Solo un un epilettico o un
sonnambulo si muove senza scopo" [2].
Senza la proposta di
un pensiero fedele alla verità è impossibile un'azione politica degna delle
speranza del popolo italiano, che può vivere soltanto del nutrimento procurato
dalle sue radici cristiane. Di qui la proposta formulata da Auriti: preparare
il futuro della nazione in laboratori costituiti a imitazione dei chiostri
benedettini, nei quali fu concepita la risposta del Cristianesimo alla barbarie
imperante nei secoli bui.
La
politica può cominciare dopo l'elaborazione di un progetto politico conforme al
diritto naturale e perciò idoneo a
contrastare efficacemente i devastatori della giustizia.
In
sintonia con l'insegnamento di Benedetto XVI, Auriti si oppose strenuamente
alla corruzione kelseniana del diritto: "Quando si pretende di mettere,
secondo l'insegnamento di Kelsen, la norma costituzionale come norma-base, cioè
come norma portante tutto l'ordinamento giuridico, si realizza con uno sforzo
razionalista il surrogato artificiale di quello che tradizionalmente era
definito il diritto naturale" [3].
La
mostruosa legge erodiana, votata dalla cialtroneria insediata nel parlamento
belga, conferma il drastico giudizio formulato da Auriti sulla la facoltà di legiferare
contro la legge morale, un abuso permesso dalle costituzioni di conio
kelseniano: "quando sentite fare delle valutazioni sulla qualità delle
leggi, voi non sentite mai più la distinzione fra legge giusta e legge
ingiusta, che è la valutazione del diritto sotto il parametro etico (cioè
trascendente l'ordinamento giuridico) ma sentite fare la distinzione in base
all'alternativa: legge costituzionale o legge non costituzionale" [4].
La
cultura postmoderna, avendo attuato la sottomissione della legge naturale al
diritto positivo, è contagiata e tormentata da una lebbra che avvelena le
radici del vivere civile e apre le porte alle più devastanti aberrazioni.
A
confronto di una tale devastazione è poca cosa lo scandalo costituito da una
spesa pubblica fuori controllo e dagli sprechi di una classe dirigente
insensibile alla collera che la stupida baldoria suscita nei sudditi umiliati,
depredati e spesso ridotti alla fame e alla disperazione da coloro che
dovrebbero tutelare il benessere dei
sudditi.
In
conclusione è lecito affermare l'inutilità di un voto di protesta, che avrebbe
la stessa efficace del grido "andate via!" indirizzato alle pulci.
Anziché sprecare tempo nell'osservazione dell'osceno fatto politico è
consigliabile organizzare una scuola di pensiero finalizzata - secondo la
inascoltata proposta di Auriti - alla fondazione di una scuola di pensiero in
grado di ferire la radice del presente malessere.
Piero Vassallo
[1] Cfr. Giacinto Auriti, "L'occulta strategia della
guerra senza confini", Solfanelli, Chieti 2014, pag. 38.
[2] Cfr. Giacinto Auriti, "L'occulta strategia della
guerra senza confini", op. cit., pag. 6
[3] Cfr. Giacinto Auriti, "L'occulta strategia della
guerra senza confini", op. cit., pag. 30.
[4] Ibidem.
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