domenica 24 maggio 2015

IN MEMORIA DEL 24 MAGGIO 1915 (di Paolo Pasqualucci)

Un secolo fa, si iniziava in questo giorno la nostra IV Guerra d’Indipendenza, conclusasi il 4 novembre 1918 con la nostra vittoria e la scomparsa del nostro secolare nemico.  L’Asburgo tronfio, superbo e prevaricatore, nemico da sempre del nome italiano, si riteneva in diritto di disporre delle nostre terre tenendoci in servitù da tre secoli e mezzo, da quando la Spagna asburgica si era impadronita con la forza di gran parte dell’Italia.  Tutti ci disprezzavano perché il Risorgimento aveva realizzato la quasi-unità d’Italia grazie all’aiuto straniero più che per forza propria.  Era stata “fortuna” non “virtù”.  Nella Grande Guerra dimostrammo che gli italiani sapevano battersi alla pari con gli altri popoli e reagire validamente con le proprie forze anche dopo pesanti sconfitte, come quella di Caporetto.
Il sacrificio sanguinoso di un’intera generazione - contro un nemico implacabile, che mai ci ha riconosciuto dignità di popolo e diritto ad uno Stato - ha permesso di completare finalmente l’unità nazionale, estendendola  ai confini naturali.  L’unità territoriale della Patria è un valore che non si può discutere né negoziare, un valore assoluto.  Chi, oggi, in quest’epoca di grave decadenza e smarrimento, la mette di fatto in discussione aprendola all’invasione indiscriminata delle masse islamiche, travestita da emergenza umanitaria; o, all’opposto, per tornare sotto camuffamenti federalistici al particolarismo dell’Italia preunitaria, misera, miserabile e calpestata da tutti, si dimostra accecato dall’ignoranza e dal pregiudizio antiitaliano.  Si comporta di fatto da traditore della Patria e da nemico.
In questo angoscioso momento storico, nel quale le forze del Male si stanno organizzando in modo sempre più spavaldo all’interno e all’esterno delle nazioni per distruggerle dalle fondamenta, dobbiamo prepararci ad affrontare gravi prove, anche sanguinose, se vogliamo sperare di sopravvivere, come nazione e come popolo.  
Ci sia di valido sprone il ricordo del sacrificio della generazione che ha fatto la Grande Guerra, di coloro che nel fiore degli anni sono morti per un dovere e un ideale per i quali valeva certamente la pena di combattere.  A loro la nostra perenne gratitudine. 


Paolo  Pasqualucci

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