domenica 17 maggio 2015

WOODY ALLEN STRIZZA L'OCCHIO AL NICHILISMO ASSASSINO (di Piero Nicola)

Ecco Abe Lucas, un professore di filosofia americano, che potrebbe essere anche europeo: un soggetto tipico della sua categoria. Egli diffida della propria materia, considerandone la trattazione per lo più simile al procurarsi un godimento solitario, contro-natura. Poeta in gioventù, nella maturità si è dedicato a un saggio, uno dei molti pubblicati intorno ai rapporti fra Heidegger e il nazismo. La sua attività nelle pubbliche manifestazioni, nello scrivere lettere aperte e petizioni, è stata indefessa nella grossa corrente dell'umanitarismo. Di questo impegno è ormai permesso  burlarsi. Divertente, la dissenteria che si è beccata in una delle sue "missioni". Avendo partecipato a un tour-advendture a Machu Pichu,  conobbe quella che diventò sua moglie, dalla quale il divorzio l'ha separato lasciandolo inconsolato. Egli è conscio della sua figura stereotipata di docente, ma dall'autoironia esce alquanto male. Dalla separazione non si è ripreso. L'ambiente universitario conformista in cui si muove, preferisce credere che il suo migliore amico, morto in Iraq. sia stato decapitato, anziché essere saltato su una mina. L' insegnamento che gli appartiene è disprezzabile, in quanto i giovani indossano la cultura ricevuta come un abito alla moda, di cui si disfano al termine dei corsi, per darsi subito al pensiero di fare soldi.
  Abe si concede al bere, è diventato scettico sui destini del mondo, l'impotenza lo affligge. Alcune studentesse, attirate dal suo fascino, vorrebbero rianimarlo mediante l'amore o le soddisfazioni sessuali. Una di esse gli sta intorno da innamorata. Ma egli è sull'orlo del suicidio. A un ritrovo particolare, però infine non troppo, ha giocato alla roulette russa, e ne ricava una lezione di filosofia. La vita da cui ci facciamo trasportare, lascia pure una possibilità di scelta: quella mi darsi la morte.
  Tuttavia il pedestre filosofo è scampato e non ci riprova. Tuttavia il caso che governa bensì l'esistenza gli fornisce una nuova opportunità. Seduto in un caffè, ascolta la disperazione di una madre, cui il marito toglierà i figli perché il giudice, amico dell'uomo, sentenzierà di affidarglieli.
  Benché oggettivamente il pretesto etico faccia acqua da tutte le parti, il professore decide di uccidere il cattivo soggetto, trovando in ciò un movente vitale. Per di più, gli si prospetta l'appagamento intellettuale del delitto perfetto, privo di movente, per la polizia, e dell'azione da condurre a termine come opera d'arte: concetto trito nella letteratura da un capo all'altro della terra. Egli appare pensatore brillante ma - al lume della dialettica con cui viene rappresentato - qualcuno trova che i suoi argomenti intelligenti, sottoposti a una critica stringente, lascino il tempo che trovano. La sua razionalità naufraga nell'evento imponderabile che lo ha rimesso nel corso vitale.
  La vicenda, narrata da Woody Allen nel film Irrational Man, presentato a Cannes fuori gara, rimane, com'era prevedibile, nel chiuso, arguto e spregiudicato, dell'irreligiosità nichilista che irride sé stessa. Infatti non è difficile riconoscere in Abe un alter ego di Woody. E così doveva andare a finire: esauriti gli impulsi del libertinaggio e del cimento contro-natura, non resta che il sussulto dell'omicidio.
  Quanto sopra l'ho tratto da un articolo di Stenio Solinas, pubblicato su Il Giornale in rete. Costui contribuì alla nascita della Nuova Destra, che attingeva alle idee di Alain De Benoist. Il che spiega abbastanza il sottotitolo dall'aspetto acritico: Woody in piena forma scherza (tragicamente) sull'inutilità della filosofia di fronte alla morte. Altrettanto amorale e, in sostanza, a-filosofico giunge il seguito del compiacimento: "È questo gioiellino che Woody Allen regala fuori concorso al Festival di Cannes, un'ora e mezza di film in cui non c'è una parola di troppo e la storia fila come un treno, esilarante e insieme fosca [...] È l'ennesima sua riflessione intorno ai temi del delitto e del castigo in generale, ma più in particolare sull'assurdità del vivere".
  Quindi, il giornalista riporta le affermazioni dell'autore-regista, che dice di non credere nel destino, ma al caso, all'azzardo cui, di volta in volta, è legata la nostra esistenza. "Nel mio film, Abe trova improvvisamente un senso alla vita, una sorta di rivelazione, se volete, perversa perché ha a che vedere con l'eliminazione di un altro essere umano. Lui che era depresso, che pensava al suicidio, ha ora uno scopo. È qualcosa di irrazionale, pericoloso, senza senso, però è la sua nuova ragione di essere".

Piero Nicola

  

1 commento:

  1. Il tristo figuro, tanto incensato dai comunisti e nichilisti italici, Allen Woody, di professione seminatore di chicchiere senza sostegno, l'ha rifatta fuori dal vaso, cosa che gli capita spesso. Ho visto i suoi film, quasi come penitenza. Mi piace valutare dopo aver conosciuto il soggetto, altrimenti si va per pregiudizi, che non mi piaciono. Il mio giudizio (non professionale ma comunque mio) è che Allen è un furbetto che sa di piacere ad una certa lobby intellettuale internazionalista, un cineasta che lancia sempre lo stesso messaggio: non c'è la verità superiore perché tutto deve essere permesso, e guai a stabilire confini...
    Circa la recensione di Solinas, beh, misera come misero è il panorama della Destra nostrana. Ottimo il suo post.

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