Boldrini, tanto nomini nullum par elogium. Donna
di di sguardo vasto, retto e penetrante, oltre che di acuta, aperta,
leggiadra e progressiva intelligenza, l'onorevole Laura Boldrini,
classe 1961, dismesso l'arcaico titolo di dottoressa gode, con
ragione inconcussa, del titolo di Democratica inflessibile oltre che
della applaudita e illuminata fama, conquistata dalla sua attempata
ma ruggente biografia.
Ella è specialmente apprezzata e quasi venerata per la
esibizione della inconcussa fede antifascista e per le illuminate,
intrepide, penetranti e folgoranti incursioni nella grammatica
rivoluzionaria, nel vocabolario politicante corretto e nella
storiografia aggiornata dal propriamente detto.
Solamente Giorgio Napoletano ha osato mettere
(cautamente) in dubbio alcune ragioni a monte dei pensieri in uscita
torrentizia dall'aurea bocca della presidenta/presidente.
In ogni lingua parlata nella babelica e progressiva
democrazia scrosciano invece devoti applausi e squillano consensi,
che comandano ed esigono tassativamente la ligia declinazione
(flessione) degli italici lombi al cospetto della illustre
Presidenta.
Ella è (secondo la grammatica progressiva, galoppante
nei pensieri a due e più piste e nelle suggestioni bisessuali) un
Lui sovrano.
Condiviso un tale verdetto, si rivela intollerabile la
resistenza reazionaria all'imperativo formulato e fulminato dalla/dal
Boldrini, un comando inteso a silenziare la voce avventizia e incauta
dei ragazzi cripto fascisti, bestemmianti contro la Sacra, non
elettrica ma fulminante e perpetuamente scintillante Resistenza al
male assoluto, incarnato (appunto) dagli eredi del truce/duce.
Non è lecito dissentire da una sentenza emanata dalla
Storia in Persona ed illuminata dalla inconcussa verità intorno al
Bene partigiano, in lotta strenua e vittoriosa contro il diabolico
freno fascista (in senso ufficiale e scientifico trattasi della
illuminata guerra contro il tenebroso ostacolo, che tenta di
attraversare il sacrosanto e illuminato cammino del Progresso).
Illuminata dagli aurei pensieri di sapienti del calibro
filosofico di Gemisto Moranino, Livia Turco, Niki Vendola, Giuseppe
Vacca, Luigi Longo, Walter Veltroni, Matteo Renzi ecc., la democrazia
progressiva non si discute, anzi costituisce (nei giorni deputati)
termine di obbligate, patriottiche genuflessioni. E sventolamenti di
gloriose, fulgide e gaie bandiere.
Senonché gli umiliati e dolenti cittadini, ai quali è
autorevolmente suggerita la genuflessione democratica, indirizzano i
loro segreti pensieri alla memoria della Resistenza, che ha diviso
gli italiani in buoni (i democratici precursori dalla presidente
Laura Boldrini da Macerata) e cattivi, (i nostalgici
dell'innominabile, mostruoso tiranno di Predappio).
Vivi o morti, i buoni sono pertanto arruolati
nell'aurea banda che suona la lode della Boldrini, i malvagi respinti
(con disonore) nello s-pensiero degli innominabili e
neri critici della presidenta.
Onde l'immagine di un'Italia estenuata e stremata dal
galoppo istituzionale nelle sterminate praterie del dualismo
progressista.
La storia che si insegna nelle scuole della repubblica
italiana discende, di fatto, dalla drastica dicotomia, che illumina
il pensiero e ispira la politica della onorevole Boldrini, ovvero
dalla separazione metafisica del Bene resistenziale dal tenebroso
nulla fascista.
Il pensiero democratico, dietro indicazione della
illustre Presidenta, congeda le verità tradizionali, ripudia la
tradizione aristotelico-tomista, nega le verità della teologia
cattolica, annienta il male in camicia nera, e fa regredire la
politica italiana a un dualismo di vago stampo manicheo.
Se non che la teologia dualista di Mani fu confutata e
frantumata dal reazionario Sant'Agostino da Ippona. I pensieri
manichei sono infine in circolazione imperiosa e squillante negli
ambulacri frequentati dai devoti credenti nel progressismo irreale –
che sopravvive nella commedia antifascista ispirata dal teatro
ibseniano (Quando noi morti ci ridestiamo).
Piero Vassallo
Grande disanima, professor Vassallo, di un fenomeno mai abbastanza studiato, ovvero il nulla adombrato di meschin pensiero. La nostra classe politica è la schiuma stagnante di un non-pensiero, di una morale adeguata all'interesse, di ignoranza fatta dominio illegittimo sul popolo. Schiavetti di Berlino, crediamo di vivere liberi e democratici, mai illusione fu più patologica.
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