Or ora è giunta notizia che presso una
nazione di progredita civiltà si
rilasciano passaporti che prevedono il sesso maschile, quello femminile e un
terzo sesso, per coloro che non si sentono di essere né uomo né donna. Il
rispetto di quei governanti per quelli in precedenza ritenuti individui anomali
e trascurabili è davvero segno di una delicatezza raffinata, di un grande
perfezionamento del diritto, cui fanno riscontro governati sensibilissimi.
Peccato che l'intelligenza di quella nazione non arrivi a valutare le
conseguenze. La Storia, che non mente, ha sempre decretato la rovina degli
stati che si ressero sui bizantinismi e sulla mollezza dei costumi. Soltanto lo
stato e il popolo che accettarono e adottarono il dura lex sed lex, poterono salvarsi.
L'intelligenza è una dote che abbaglia... le intelligenze, nonché
l'ingenua onestà. È una qualità ambigua. Si reputa intelligente chi inquadra e
risolve certi problemi, lo scienziato famoso (p.e. un Einstein), il letterato
che merita il Premio Nobel (Pirandello), il filosofo possente (Kant),
l'inventore, il grande erudito, il campione di scacchi, ecc. Anche un popolo,
nelle suo insieme e tranne una minoranza, può essere considerato capace di
acume, inventiva, discernimento (gli ebrei, certi paesi nordici ordinati ed
efficienti).
Errore. La gran parte di tali signori sono atei o agnostici; quei paesi civili ignorano la legge naturale e
divina legiferando e governandosi a loro talento. Dunque la loro intelligenza è
guercia, giocata dalle passioni. Passioni sottili, fredde, ma sostanziose,
sostanziate di stolto orgoglio.
Negando
la metafisica, non resta loro che la scienza razionale e materiale. È
intelligenza presumere che il metodo della cosiddetta scienza ufficiale possa
scoprire la verità ultima, escludendo ciò che non ricade sotto la sua indagine,
ossia il preternaturale e il soprannaturale?. Eppure grandi scienziati, che
godono di autorità e d'indiscusso rispetto, cadono in questo errore marchiano.
E ci devono cadere, non potendo negare le realtà percepite e incomprese, quelle
possibili e nascoste, i fenomeni inspiegabili Assecondano il paradosso per cui
la sperimentazione accerta i miracoli, ma essi non sono riconosciuti come
soprannaturali in quanto sfuggono alla conoscenza scientifica, alla spiegazione
razionale, in quanto non sono riproducibili in laboratorio. E allora si
spiegherebbero con la natura, saranno spiegati appieno mediante le scoperte del
progresso. Prometeo, ormai liberato, arriverà sino in fondo, svelando tutto il
conoscibile, toccherà il limite estremo dell'universo come dell'infinitamente
piccolo. Egli distruggerà ogni mistero, lo schermo che cela ogni principio e
fine.
E
questa sarebbe intelligenza? Semmai è intelligenza quella dell'ottuso
ignorante, il quale nei regni minerale, vegetale e animale, e nell'essere
umano, e nel firmamento, riconosce la mano del Creatore, secondo la poca o
tanta fede che possiede.
E ci sono gli intellligentoni convinti della giustizia immanente e
democratica: si contraddicono prevedendo una palingenesi scientifica, che
lascia nell'oscurità miliardi di esseri umani trapassati prima di essa, senza
di essa, così come il progresso ha già privato dei suoi beni secoli e millenni
di vita mortale... Altri sono convinti della necessità di abbindolare il popolo
con le falsità che lo corrompono e lo infrolliscono, come se le conseguenze
della decadenza non coinvolgessero tutti quanti (esseri sociali). Inoltre la
ragione stessa rifiuta di concepire il dopo
della totale conoscenza come una storia di perfezione. Svelato, per mera
ipotesi, il mistero dell'esistente, perché l'imperfetto mortale dovrebbe
cambiare? Forse che nel divenire della conoscenza scientifica egli è cambiato,
è migliorato? No di certo. E allora crolla il presupposto dello scientismo, e
nondimeno della gnosi. Come mai la felicità iniziatica non si manifesta e non
si dimostra?
Gli intelligenti artefici (ciascuno nel suo campo), atei o agnostici, si
aggrappano stupidamente all'evoluzione umana, considerandola un dato di fatto,
perché si sono rivoluzionati i costumi di pari passo con leggi inedite, con una
giustizia inedita. Essi usano la loro capacità intellettuale come può farlo
qualsiasi individuo mediocre, presuntuoso e vittima delle proprie passioni. Si
accecano davanti alla realtà di un'umanità invariabilmente in balia dei propri
vizi: che uccide, tradisce, è neghittosa, egoista, vile, bisognosa di regola
imposta, di sanzioni e di carcere. Gli intelligenti
si difendono con i paraocchi, errano umanamente e perseverano con pervicacia, dando
prova di non aver capito l'essenziale o di non voler capire per vigliaccheria.
Piero Nicola
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