mercoledì 6 settembre 2017

L'INTELLIGENZA (di Piero Nicola)

Or ora è giunta notizia che presso una nazione di progredita civiltà si rilasciano passaporti che prevedono il sesso maschile, quello femminile e un terzo sesso, per coloro che non si sentono di essere né uomo né donna. Il rispetto di quei governanti per quelli in precedenza ritenuti individui anomali e trascurabili è davvero segno di una delicatezza raffinata, di un grande perfezionamento del diritto, cui fanno riscontro governati sensibilissimi. Peccato che l'intelligenza di quella nazione non arrivi a valutare le conseguenze. La Storia, che non mente, ha sempre decretato la rovina degli stati che si ressero sui bizantinismi e sulla mollezza dei costumi. Soltanto lo stato e il popolo che accettarono e adottarono il dura lex sed lex, poterono salvarsi.
  L'intelligenza è una dote che abbaglia... le intelligenze, nonché l'ingenua onestà. È una qualità ambigua. Si reputa intelligente chi inquadra e risolve certi problemi, lo scienziato famoso (p.e. un Einstein), il letterato che merita il Premio Nobel (Pirandello), il filosofo possente (Kant), l'inventore, il grande erudito, il campione di scacchi, ecc. Anche un popolo, nelle suo insieme e tranne una minoranza, può essere considerato capace di acume, inventiva, discernimento (gli ebrei, certi paesi nordici ordinati ed efficienti).
  Errore. La gran parte di tali signori sono atei o agnostici; quei paesi civili ignorano la legge naturale e divina legiferando e governandosi a loro talento. Dunque la loro intelligenza è guercia, giocata dalle passioni. Passioni sottili, fredde, ma sostanziose, sostanziate di stolto orgoglio.
  Negando la metafisica, non resta loro che la scienza razionale e materiale. È intelligenza presumere che il metodo della cosiddetta scienza ufficiale possa scoprire la verità ultima, escludendo ciò che non ricade sotto la sua indagine, ossia il preternaturale e il soprannaturale?. Eppure grandi scienziati, che godono di autorità e d'indiscusso rispetto, cadono in questo errore marchiano. E ci devono cadere, non potendo negare le realtà percepite e incomprese, quelle possibili e nascoste, i fenomeni inspiegabili Assecondano il paradosso per cui la sperimentazione accerta i miracoli, ma essi non sono riconosciuti come soprannaturali in quanto sfuggono alla conoscenza scientifica, alla spiegazione razionale, in quanto non sono riproducibili in laboratorio. E allora si spiegherebbero con la natura, saranno spiegati appieno mediante le scoperte del progresso. Prometeo, ormai liberato, arriverà sino in fondo, svelando tutto il conoscibile, toccherà il limite estremo dell'universo come dell'infinitamente piccolo. Egli distruggerà ogni mistero, lo schermo che cela ogni principio e fine.
  E questa sarebbe intelligenza? Semmai è intelligenza quella dell'ottuso ignorante, il quale nei regni minerale, vegetale e animale, e nell'essere umano, e nel firmamento, riconosce la mano del Creatore, secondo la poca o tanta fede che possiede.
  E ci sono gli intellligentoni convinti della giustizia immanente e democratica: si contraddicono prevedendo una palingenesi scientifica, che lascia nell'oscurità miliardi di esseri umani trapassati prima di essa, senza di essa, così come il progresso ha già privato dei suoi beni secoli e millenni di vita mortale... Altri sono convinti della necessità di abbindolare il popolo con le falsità che lo corrompono e lo infrolliscono, come se le conseguenze della decadenza non coinvolgessero tutti quanti (esseri sociali). Inoltre la ragione stessa rifiuta di concepire il dopo della totale conoscenza come una storia di perfezione. Svelato, per mera ipotesi, il mistero dell'esistente, perché l'imperfetto mortale dovrebbe cambiare? Forse che nel divenire della conoscenza scientifica egli è cambiato, è migliorato? No di certo. E allora crolla il presupposto dello scientismo, e nondimeno della gnosi. Come mai la felicità iniziatica non si manifesta e non si dimostra?
  Gli intelligenti artefici (ciascuno nel suo campo), atei o agnostici, si aggrappano stupidamente all'evoluzione umana, considerandola un dato di fatto, perché si sono rivoluzionati i costumi di pari passo con leggi inedite, con una giustizia inedita. Essi usano la loro capacità intellettuale come può farlo qualsiasi individuo mediocre, presuntuoso e vittima delle proprie passioni. Si accecano davanti alla realtà di un'umanità invariabilmente in balia dei propri vizi: che uccide, tradisce, è neghittosa, egoista, vile, bisognosa di regola imposta, di sanzioni e di carcere. Gli intelligenti si difendono con i paraocchi, errano umanamente e perseverano con pervicacia, dando prova di non aver capito l'essenziale o di non voler capire per vigliaccheria.


Piero Nicola

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