giovedì 13 novembre 2014

L'errore invincibile e la sua immancabile sconfitta

Non moriremo liberali

L'errore invincibile e la sua immancabile sconfitta

 I liberali hanno vinto la II Guerra mondiale in società con i sovietici e la Guerra fredda da soli, contro gli ex alleati. Il trionfo è totale: liberalismo è diventato sinonimo di globalità.
 Se non che il mondo liberale è retrocesso al disastroso del 1929. Il trionfante liberalismo non ha alternative ma...
 Le accademie liberali, alimentate dal sistema bancario, sono sulla difensiva. Per giustificare il traballante e sciagurato sistema ripropongono, alla rinfusa, l'elenco degli errori madornali e degli atroci orrori compiuti dalle potenze ispirate da pensieri illiberali, ossia cattolicesimo tradizionale, comunismo, fascismo, nazismo, peronismo, maoismo, nazionalismi islamici.
 A giudizio delle inappellabili cattedre dotate di potere sapienziale e di casse di risonanza giornalistica, la somma finale dei fatti storici, dimostra la perfetta e immacolata giustizia del sistema liberale. Oltre il liberalismo le tenebre. Oltre la banca benefica il lager e le camere a gas. Oltre il libero scambio il forno crematorio e/o la gelida Kolyma.
 La qualunque obiezione alla trionfante dottrina liberale è tacitata e sepolta sotto gli orrori mortiferi del Gulag, di Auschwitz e del Balzo maoista in avanti, dell'attacco alle due torri ecc.
 Non sei liberale? Sei un discendente di Stalin e di Mao, forse un aguzzino neo-hitleriano, un Josef Mengele in potenza, un kamikaze islamico. Vade retro horror! 
 L'invincibile scienza degli storici liberali riesce nell'impresa di associare le giustificate obiezioni al liberalismo ai mostruosi delitti compiuti da alcuni oppositori al Bene Assoluto. Il colore dell'acqua insanguinata dagli infami oppositori al liberalismo serve a nascondere i crimini compiuti dai liberali, Buoni Assoluti e Inconcussi.
 La spaventosa crisi in atto e i rimedi thanatofili proposti dai poteri forti e virtuosi inducono tuttavia a sospettare che il liberalismo non sia perfetto e forse neppure invincibile. Funeree trombe squillano per annunciare la bellezza del Bene Inevitabile ma la sciagura avanza imperterrita. Forse si può discutere l'Indiscutibile. Cautamente e sottovoce, infatti, si comincia a parlare di agonia del non più vittorioso sistema.
 Un primo passo verso l'uscita dall'ideologia liberale è, forse, l'inventario dei delitti, spesso inutili e demenziali, sempre spaventosi, compiuti dai credenti nell'Ideologia per statuto detta Innocente. 
 L'assassinio delle suore carmelitane e benedettine durante la rivoluzione francese, ad esempio. Il genocidio dei nativi d'America. La persecuzione dei cristiani del Messico. I feroci bombardamenti - convenzionali e/o atomici - di obiettivi civili. Lo sterminio dei soldati tedeschi alla fine della II Guerra mondiale. La distrazione dei liberatori americani durante i processi e le esecuzioni sommarie nelle le radiose giornate della primavera italiana. Le bombe incendiarie lanciate sui civili del Vietnam. La mano tesa ai massacratori di Gheddafi.
 Un secondo passo verso la riabilitazione della critica al liberalismo è la memoria delle economie alternative attuate (in parte e in toto) da riformatori non inclusi nell'elenco ufficiale dei delinquenti politici: il Roosevelt del New Deal, e i fautori democristiani (Amintore Fanfani, Aldo Moro, Carlo Donat-Cattin) dell'intervento dello stato nell'economia, ad esempio.
 La rispettabilità delle scelte economiche illiberaliste (non illiberali) compiute da governanti insospettabile autorizza a considerare senza inorridire il modello storico delle varianti all'economia liberale, ossia la risposta italiana alla crisi del 1929.
 Poiché l'antifascismo è l'asso pigliatutto della scolastica liberale si pone il problema di distinguere gli errori del regime di Mussolini dalle misure attuate per arginare l'immane disastro causato dalla borsa americana, in allora (e oggi) dedita a un gioco d'azzardo, illuminato/allucinato dalla fede nella mano magica del mercato.
 Danilo Campanella, apprezzato autore di una convincente biografia di Aldo Moro, pubblicata dalla casa editrice San Paolo, sostiene che è impossibile analizzare l'epoca in cui si è formato lo statista democristiano prescindendo "dal fatto che il regime fascista aveva comunque goduto di un certo e, spesso, ampio consenso sociale".
 Ora il consenso fu tributato al fascismo in ragione della politica sociale attuata in aperta opposizione all'ideologia liberale. Un'opposizione che, in quegli anni cruciali, era in sintonia con il pensiero sociale della Chiesa cattolica oltre che capace di attrarre gli oppositori di sinistra, come ha rammentato Bruno Vespa in un recente saggio sul fascismo degli antifascisti. 
 Va da sé che il liberalismo non si contrasta riabilitando il fascismo ma riscattando e rilanciando la dottrina sociale della Chiesa che fu adottata dal governo fascista dopo la crisi del 1929.
 Per uscire dalla fossa dei serpenti nutriti dalla teologia della falsa liberazione, la cultura politica dei cattolici deve riappropriarsi della sua identità e in ultima analisi affrancarsi dalla paura causata delle infondate e assurde accuse di complicità con gli errori del fascismo.
 L'ideologia liberale, pur avendo confermato la sua strutturale e invincibile debolezza, sta in piedi nella tempesta che ha nuovamente scatenato, perché l'alternativa cattolica è tacitata dalla fumogena accusa di fascismo, accusa che è lanciata da una scolastica a corto di veri argomenti.
             

 Piero Vassallo

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