Il volume di Riccardo
Rosati, Museologia e tradizione (Solfanelli,
Chieti 2016), raccoglie scritti che hanno formato la rubrica de Il Borghese sui musei e i Beni Culturali
dal luglio 2011 all’aprile 2014, un periodo durante il quale ha brillato, come
sempre del resto, l’assoluta ignoranza, indifferenza, ottusità della classe
politica della repubblica, nata dalla “resistenza” e fondata sul lavoro, nei
confronti della cultura. Questa ha bisogno dei musei, essenziali portatori di
memoria storica, non solo quelli artistici e archeologici, ma anche scientifici
e naturalistici.
Gli italiani, per lo più,
non conoscono i tesori dell’Italia, ma in compenso visitano i musei all’estero.
Sembra che il Louvre rappresenti il massimo in fatto di cultura e storia: si
tratta, argomenta l’autore, di una celebrità assolutamente eccessiva, senza
contare che il museo parigino è importante soprattutto per le rapine che
l’hanno arricchito, in prevalenza a danno dell’Italia.
L’Italia è in più di un
senso il centro del mondo. Non solo ha un immenso patrimonio di cultura
propria, ma anche un ulteriore gigantesco patrimonio accumulato nello studio di
altre culture, grazie a benemeriti missionari ed esploratori. Giustamente
l’autore si sofferma a questo proposito sulle ricchissime collezioni di arte
orientale a Roma, a Genova e altrove.
Purtroppo il bilancio dei
Beni Culturali è desolante. Spettacolari collezioni d’arte sono nascoste nei
fondi, non studiate e non fruite da alcuno. L’Italia ha il maggior patrimonio
culturale mondiale, ma non sembra minimamente capace di valorizzare ciò che
possiede. Si aggiunga l’emarginazione degli studiosi più importanti, come Mario
Praz e Giuseppe Tucci, vittime dei pappagalli politicamente corretti infeudati
nelle cattedre universitarie del “Bel Paese”, dove è d’obbligo insegnare (e far
ammirare) la cancerosa teoria del gender.
Non è solo questione di
inettitudine delle (si fa per dire) “autorità” italiane. C’è un piano ben
preciso dei delinquenti della grande finanza anticristica, la quale, anche
mediante il delirio del controllo delle nascite, dello “sviluppo sostenibile”,
dell’immigrazione incontrollata, mira ad annichilire l’Italia per omologarla
nella grande palude mondialista globale.
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