giovedì 31 luglio 2014

Le banane di Tavecchio e le spine del moralismo

Se la parola discende dal concetto il linguaggio inelegante e/o goffo è il sicuro distintivo di una personalità refrattaria all'alto pensare.
 Tale certezza, tuttavia, non esclude l'esistenza di ingenti fortune, procurate dal pensare raso terra e dallo squallido dire.
 Imbonitori semianalfabeti, chiacchieroni inclini alle filippiche politicanti, teologi aperti in tutte le direzioni della vacuità/futilità, piazzisti di fumo accademico, comizianti striminziti, ignari dell'abbondanza di parole raccolte nel vocabolario italiano, hanno scalato e scalano i gradini alti della mondana gerarchia.
 Scrosciano gli immeritati applausi e molti si scandalizzano. Gli altri si rassegnano, considerando che il trionfo della mediocrità non è il male supremo.
 La tolleranza della mediocrità predicante non può spingersi tuttavia fino all'approvazione del diluvio di accuse infamanti lanciate all'indirizzo di Carlo Tavecchio, abile presidente dei pedatori dilettanti sceso fatalmente in guerra con l'eleganza del parlare italiano. 
 Il goffo discorso sulle banane, infatti, associa Tavecchio al vasto popolo dei parlatori ignari delle regole dell'eloquenza (un tempo) propriamente detta.
 In quel passato le persone incapaci di volare sulle ali dell'eloquio elegante/forbito trovavano rifugio nell'avarizia di parola e nella brevità tacitiana di discorso.
 La democrazia ha sciolto le corde di quell'antica verecondia e ha dato ali alle ruvide lingue. Di qui le banane uscite dall'incauta bocca di Tavecchio, banane a ben vedere strutturalmente democratiche, alle quali l'ipocrisia e l'invidia aggiungono la infame buccia del razzismo (presunto).
 Lo scandalo non è Tavecchio. Tavecchio appartiene alla impetuosa/incontenibile fiumana dei parlatori senza qualità e con pochi pensieri. Lo scandalo è il pettegolezzo elevato alla potenza di ideologia buonista. Lo scandalo è il moralismo dei cialtroni. Lo scandalo è la metamorfosi pettegola e bigotta dell'ideologia progressista.
 Pettegola significa mediocre, stupida e invidiosa. Pettegola è la indignazione generata dalla copula della vecchia maligna con il mediocre arrampicatore, quello che vorrebbe poggiare le democratiche natiche sulla poltrona destinata all'infelice ma competente Tavecchio.

 Chi è vittima dell'anacronistico fascino esercitato dalla bella lingua ha difficoltà nel rapporto con l'eloquio da bar dello sport, la "casa" mentale e sociale di Tavecchio, in ultima analisi. E tuttavia il disgusto procurato dalla limacciosa e detestabile onda dei pettegolezzi lo spinge irresistibilmente all'iscrizione all'ideale partito bananiero di Tavecchio.

Piero Vassallo

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