La
coppia filosofia-teologia è lo strumento con cui si sciolgono in radice i
problemi della vita naturale e religiosa. A coloro che hanno soltanto
un'infarinatura di tali discipline potrebbe sembrare un po' difficile seguirne
il procedimento scientifico che
conduce alla comprensione e alla valutazione d'un mondo. Piero Vassallo, da
lungo tempo uso a presentare le condizioni umane alla luce del vero offerto
dall'autentica scolastica di San Tommaso d'Aquino, unica valevole pietra di
paragone, rende agevole l'intelligenza dei diversi casi in cui si concretano le
manifestazioni del pensiero e dell'agire.
Questa
volta l'Autore si rivolge alla vicenda dell'ebraismo con il saggio Pensieri teologicamente scorretti,
pubblicato dalle milanesi Edizioni Radio Spada. Come il titolo lascia capire le
considerazioni si estendono a tutto campo, dando modo di abbracciare
maggiormente il cammino del pensiero lungo il corso della Storia sino alla
caduta estrema dei nostri giorni, mediante un chiaro disegno dei rapporti
dell'ebraismo eterodosso con altri movimenti erranti, con la falsa
storiografia, con la mala politica, nel costante riferimento alla Verità
acquisita.
Il
Vassallo è solito, nei suoi lavori, accompagnare al vigore dello stile di
imaginifico e all'essenzialità della trattazione uno straordinario e generoso
sostegno di citazioni. Sicché, ad ogni capitolo, si perviene alla soddisfazione
della conquista. Eccezion fatta, a mio avviso, per alcuni argomenti che
compaiono isolatamente e su cui dovrò più avanti discordare.
La serie
dei punti salienti, esaminati a grado di un filo conduttore cronologico, si
introduce mostrando l'attuale "complesso e variegato mondo ebraico",
che va dall'ateismo alla gnosi cabalistica, alla mantenuta fede
veterotestamentaria. Per cui vige l'avvertenza di non avventurarsi in un
dialogo temerario e controproducente, secondando lo sconsiderato ecumenismo
postconciliare. È allegato il parere del teologo Padre Giovanni Cavalcoli, il
quale accusa la tendenza a "smorzare le pur profonde differenze esistenti
tra ebraismo e cristianesimo". Qui, viene ripresa l'affermazione di
Bergoglio, "che dispensa gli Ebrei dalla conversione a Cristo". Donde
risulta la "crisi di identità", "confermata dall'andamento
bizzoso del recente sinodo dei vescovi", indetto - ricordiamolo - a
proposito dei violatori del matrimonio...
La cruda
repressione attuata da Roma, che diede inizio alla diaspora, fu conseguenza di
un proditorio massacro di soldati romani compiuto dalla fazione rivoluzionaria.
Ma, a parte gli accidenti storici, il motivo di fondo della persecuzione
dovette essere, come per i cristiani, il rifiuto del paganesimo conforme all'irrinunciabile
concetto della Divinità, del Creatore, che respingeva il Tutto immanentistico o
panteistico dei filosofi classici, nonché le diverse forme di gnosi.
L'eresia
traditrice del Vecchio Testamento pervenne al suo rigetto, alla sua
confutazione atea con Marx, Freud e in ultimo con Taubes, pensatori che
sfociano nel nichilismo, cui resta soltanto un carpe diem immoralista malamente giustificato dai cascami della
filosofia.
Interessante la messa a punto della questione palestinese, nella quale
pesarono i mutevoli interventi delle
potenze interessate ai propri tornaconti.
Interessante lo sfruttamento, praticato dagli avversari della Chiesa,
delle supposte persecuzioni da essa inflitte agli israeliti. Emblematico il
riportato caso Mortara: Edgardo Mortara bambino battezzato nascostamente da una
governante di famiglia semita e in quanto tale preso sotto l'ala della Madre e
Maestra.
La
vicenda degli intellettuali ebrei - ad ogni spunto ripresa - immette alla
dimostrazione del passaggio dal misticismo cabalistico di stampo medievale e dall'ottimismo
scientista e progressista, esauritosi nel crollo delle mitiche speranze, al finale
pessimismo nichilista. Grande esponente dell'idea d'una creazione disgraziata, Gershom
Scholem (1897-1982) e compagni furono
tra i fomentatori della mortuaria rivoluzione sessantottina.
Il
capitolo dedicato alle calunnie rivolte a Pio XII, "il papa di
Hitler", avendo scagionato Papa Pacelli con forti argomentazioni e dati di
fatto, avendo rilevato le mire modernistiche nella denigrazione del pontefice
tradizionale, espone la condanna del comunismo bolscevico, motivata dai suoi
crimini e genocidi, e la fatalità per cui, dal suo sfacelo, gli eredi di Marx in
ogni nazione non trovarono altro sbocco al di fuori d'una "metamorfosi
libertina del comunismo". La loro egemonia culturale, spartita con i
fautori del liberalismo, ha promosso la "sovversione morale" del
postmoderno.
Dopo la
mai rinnegata mitologia della rivoluzione russa, dopo la "parodia marxista
del regno messianico" venuta nella scia della Marsigliese ("Qu'un
sang impur arrose nos sillons"), dopo la giustificazione o l'attenuazione
della carneficina criminale, si è scesi nella palude del buonismo, della finta
misericordia che versa il sangue delle anime. Ecco il "messianismo
rovesciato nell'ebbrezza dionisiaca e nel delirio gnostico"! Ecco la
conseguente, immorale liberazione degli impulsi e l'illusorio guadagno d'una
possibile felicità! La falsificazione della giustizia è la medesima di prima,
comporta l'oblio negatore dei crimini nondimeno anglo-americani.
Non si
può escludere che in tutto ciò elementi ebrei ebbero ed hanno la loro brava
parte. Marx prese di mira i suoi connazionali dicendoli adoratori del dio
denaro. "Il denaro è il geloso dio d'Israele". Egli disconobbe il Dio
veterotestamentario, volle che la famiglia fosse annientata insieme all'autorità
gerarchica. Però il messianismo ortodosso, non marxista, resta
"prigioniero della verità mutilata", "negando l'incarnazione del
Verbo".
Sul tema
dell'antisemitismo è chiamata in causa Fiamma Nirenstein che parla di
"rapporto gregario degli ebrei con la sinistra". Il che ha prodotto
l'uso dell'Olocausto contro la destra, e due pesi e due misure circa le vittime
dei nazisti e quelle dei comunisti.
Lutero, Giordano
Bruno, Cartesio, Spinoza, Voltaire, Hegel, Darwin, fornirono gli strumenti alla
criminalità antisemita con l'ostilità alla rivelazione biblica, che smentisce
il naturalismo idolatrico dei gentili, il neopaganesimo. Esso si travestì da
cristianesimo del Nuovo Testamento per una crociata contro i fedeli del
presunto dio cattivo della creazione; mentre Cristo non autorizza affatto la
persecuzione del vecchio popolo eletto. Operazione infame, cui parteciparono
oscuramente certi ebrei filonazisti.
Poiché i
pensatori giudei apostati e gli antisemiti hanno radici comuni in una religione
che distingue il dio della legge da un dio in Cristo superiore alla legge, essi
hanno sostanzialmente riabilitato l'hitlerismo, sebbene condannino i campi di
sterminio: avversione al diritto romano e al Creatore biblico, guerra alla
Chiesa cattolica, servendosi di San Paolo da essi travisato, come già avevano
fatto Lutero e Calvino. Per esempio il filosofo Taubes viene considerato dalla
destra deviata un estimatore dell'idea nazista. Simone Weil e altri
intellettuali israeliti degli anni '30 si diedero all'eresia di Marcione, che,
in effetti, accomuna anticattolicesimo e antiebraismo, contrapponendo Gesù a Jahvè,
il Dio degli eserciti al Dio della pace e della luce. Gli ultimi Benjamin,
Bloch, Taubes convergono pure sul marcionismo e sullo gnosticismo.
L'indulgenza del clero verso le aggiornate eresie e persino verso
l'ateismo religioso, il dialogo inconcludente
con tutti, hanno sconcertato i fedeli. Apertura invece nei confronti degli
ebrei ortodossi, al fine di un'alleanza rivolta a combattere, a smascherare il
nemico comune. Apertura verso le sette ebraiche cristiane. Ma quale intesa con
chi disconosce Cristo o con i giudaizzanti irriducibili, già condannati dall'Apostolo
delle genti?
L'Autore
tende all'assoluzione di Ratzinger, il quale affermò che il razzismo procurò di
spezzare teologicamente "l'unità interiore dell'unica Bibbia della
Chiesa", e di Giovanni Paolo II, che puntò l'indice contro Marcione,
principale fonte dell'antigiudaismo. Entrambi, con Paolo VI, riprovarono le
deviazioni postconciliari. Il perdono chiesto agli ebrei avrebbe posto un
argine all'insorgenza dell'errore nazi-comunista. La virtuosa prudenza avrebbe
dettato i comportamenti amichevoli e tolleranti.
Conformemente alla mia posizione
irrinunciabile rispetto ai suddetti capi del Vaticano, ritengo non potessero
limitarsi a qualche corretta osservazione dottrinale, dalla quale appariva
l'inconciliabilità tra la fede cattolica e la fede veterotestamentaria, senza
aver preventivamente sconfessato la dichiarazione del Concilio Nostra Aetate e certi riconoscimenti
manifestati alla Sinagoga, che rientravano nel solco dell'ecumenismo eretico e
della falsa attribuzione, concessa alle religioni non cattoliche, d'essere
mezzi di salvezza.
Anche ammettendo che ci fosse stata ambiguità
e contraddizione, credo alla sussistente gravità del persistente insegnamento
(dal vertice) di errori dogmatici, o meglio, di un complesso errore del
modernismo. Per cui, trattandosi della dottrina e della verità, non stimo
ammissibile guastarle e sacrificarle al fine della cautela. Né, in merito alla
salvezza, potrà valere una presunzione di ignoranza invincibile dell'errante
privo dei Sacramenti, salvo che per eccezione. Del resto, tale scampo salvifico
farebbe apparire accessoria la missione evangelizzatrice, infatti divenuta
irrilevante.
Gli ebrei religiosi, come gli eretici,
qualunque sia la loro fede e condizione spirituale, operano, per forza di cose,
come nemici della Chiesa, anzitutto negando che Cristo sia Dio. Per giunta, in
generale conservando la loro identità di popolo eletto, in pratica conservano la propria nazionalità (difatti la
diaspora non la scemò): godono, possibilmente, della propria appartenenza e di
quella al paese che li ospita. Perciò con ragione sarebbero stati, solo per
questo, discriminati, oppure da sé si separarono in seno alla comunità
ospitante (ghetto). La Chiesa non ha motivo di chiedere scusa a tale riguardo.
Circa un trattamento sommario riservato a una data categoria di persone, quando
Gesù condannò pubblicamente i farisei, i sacerdoti o le città, va da sé che vi
si trovasse qualcuno in buona fede e meritevole.
Una cosa privilegia assolutamente la nazione
ebraica: la divina profezia secondo la quale essa si convertirà prima della
Parusia.
Piero
Nicola
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