Probabilmente
la maggioranza dei cattolici irlandesi ha optato per la legge che parifica il
matrimonio tra omosessuali e quello tra uomo e donna. Di certo, essi non vi si
sono opposti secondo il loro dovere. Da quasi tutti gli organi d'informazione è
trapelato il plauso per l'esito del referendum, altrimenti ne hanno dato
l'annuncio come si trattasse d'un inevitabile riconoscimento dello sviluppo dei
diritti umani. Qualcuno ha notato che ancora pochi anni or sono la sodomia,
laggiù, era punita dalla legge.
Il
primate di Dublino ha osservato, senza disturbo, l'ineluttabilità
dell'adeguamento alle insopprimibili istanze sociali. In sostanza, egli si
allinea con quei vescovi e cardinali indisposti ad ammettere d'essere malati di
storicismo, i quali, pure al sinodo sulla famiglia, piegherebbero la pastorale
misericordia alle esigenze del divorzio e delle altre unioni illecite dei
fedeli, considerate intangibili, non
sanabili mediante i superati rimedi dogmatici.
Roma è
pure brillata per la sua diserzione. Vero è che ultimamente Bergoglio e la Cei
avevano ricordato che il matrimonio dev'essere quello di sempre, ma si sono
astenuti: prima dall'intervenire affinché il referendum in Irlanda non
prendesse la brutta piega, poi dal condannarla.
In tempi
normali, quando vennero scomunicati gli aderenti al comunismo, si sarebbe
prevista la scomunica per quanti avessero acconsentito empiamente col proprio
voto all'unione civile tra persone dello stesso sesso. Infatti, non si vede la
differenza tra chi professa una dottrina sociale atea ed iniqua, e chi sancisce
col suo potere elettorale l'esercizio di un peccato che grida vendetta al
cospetto di Dio.
Però
occorre rammentare che già in occasione del referendum sul divorzio in Italia, avvenne
un'analoga inammissibile omissione.
Il
figlio della Chiesa militante, che ubbidisce al Catechismo irreformabile di San
Pio X, deve preoccuparsi dei membri viventi della Comunione dei santi, non solo
pregando e chiedendo orazioni per gli afflitti dai vizi e per le conversioni,
ma facendo esteriormente tutto quello che è in suo potere di fare.
A tal
fine, necessita avere contezza della condizione in cui stanno i presunti credenti:
quella massa resa sorda da un magistero destituito d'autorità, conformatosi all'andazzo
del mondo, e da un conformismo ignavo, rassegnato al peccato, quand'anche il
senso del peccato non sia per essa smarrito.
Predicare ai non aventi orecchie per intendere può talvolta non essere
vano; tra loro ci sarà qualche indeciso, qualche recuperabile. Tuttavia illudersi
riguardo agli altri sarebbe irragionevole. Dovremmo sperare contando sui detti
di Gesù: "Se non avessero sentito, non sarebbero colpevoli", oppure
"Perdona loro perché non sanno quello che fanno"?
C'è da
chiedersi se davvero in molti non abbiano sentito la voce della verità e non
sappiano quello che stanno facendo. La dottrina cattolica ammette la buona fede
e l'ignoranza invincibile. Sono due stati difficili da appurare quanto è difficile
che si verifichino. Inoltre, quando essi non menassero alla salvezza - e della
salvezza delle anime occorre preoccuparsi - sarebbero inutili. Se i peccatori
(tutti lo siamo) sono stati redenti per mezzo della Chiesa Madre e Maestra e
per mezzo dei Sacramenti che procurano la Grazia, non è dato presumere che i
molti si salvino diversamente.
Adesso, la veridica predicazione scompare, i
confessionali sono disertati, le comunioni sacrileghe abbondano. Dunque, si
riduce a niente la speranza che si apra una retta via e che la contrizione
possa supplire agli efficaci Sacramenti per quegli sconsiderati e pedissequi
elettori che, partecipando ad un suffragio universale, intendono ottenere
l'approvazione d'un'orribile rivolta contro la Divina Volontà. Interrogato
l'uomo della strada dal solito galoppino televisivo, il passante risponde che
giustamente da noi le strane coppie
saranno equiparate a quelle eterosessuali, essendo ciò avvenuto, allargandosi a
macchia d'olio, nei paesi progrediti. E questa volta c'è da credere che sia
probante il campione preso sul marciapiede.
Anziché
benedire l'ignoranza, beata o no (l'essere umano è per natura inclinato al
male) e promettere una grazia salvifica piovuta dal cielo, il Salvatore ordinò di
pascere le pecorelle e la missione recante la Buona Novella. Perciò ben vengano
gli ancor timidi risvegli di prelati dimoranti nella deviata gerarchia, ben
vengano i contrasti nel sinodo che sarà ripreso in autunno.
Confidiamo
specialmente che essi possano sentirci, noi semplici laici sottoposti a pastori
non mercenari, dando noi estensione ai loro intendimenti affinché siano
sollecitate le coscienze più atte a convertire, trovandosi nel suo interno, il
corpo morto e pestifero, che dovrebbe e potrebbe essere vegeto e vivificante.
Piero Nicola
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