La
filosofia di Friedrich Nietzsche tutta tesa
alla celebrazione del coraggio, all'esaltazione degli istinti,
all'accettazione piena della vita lancia ne 'L'Anticristo' la sua sfida totale
al cristianesimo. Un'invettiva piena di
livore contro la religione che, a detta del pensatore, incarna i valori deboli
della società borghese: carità, altruismo, filantropia, democrazia, socialismo.
Tutti questi sentimenti sarebbero frutto del rancore dei 'ciandala' (termine
indiano che indica gli appartenenti al gradino più basso della società) che
vincono i forti non con la forza ma con l'utopia debole dell'eguaglianza. Il
cosiddetto livellamento dal basso. Al cristianesimo imputa di aver falsificato
l'insegnamento di Gesù (non sarebbe risorto) e di aver inventato l'uguaglianza
delle anime di fronte a Dio e la sua immortalità. Per questo in 'Così parlò
Zarathustra' lancia l'appello per l'accettazione piena della vita: “Vi scongiuro
fratelli, rimanete fedeli alla terra e non credete a coloro che vi parlano di
sovraterrene speranze. Lo sappiamo o no: costoro esercitano il veneficio
(omicidio mediante veleno ndr)”.
Nell'Anticristo
Nietzsche utilizza il cristianesimo anche per sferrare bordate ai pensatori
tedeschi figli del protestantesimo. Nella nota introduttiva Giorgio Colli
scrive che ai tempi della stesura dell'opera la dottrina cristiana era
considerata in Germania “più risibile che temibile”.[1]
Vuole intendere che in questo periodo storico non ci sarebbe stata nessuna
necessità di un libello al vetriolo contro una morale in declino. Quindi per
Colli quello di Nietzsche è un escamotage per colpire i valori del mondo
moderno e i 'colleghi' Leibiniz e Kant, 'figli' di Lutero, a cui il filosofo
dell'oltreuomo attribuisce la colpa di aver fatto naufragare il
Rinascimento proprio quando si stava affermando in tutto il suo splendore nella
sede del papato grazie a Cesare Borgia. Il monaco agostiniano avrebbe così
impedito il “trionfo della vita” restaurando nuovamente la Chiesa.[2]
A
questo proposito ascoltiamo le parole del filosofo: “Sono i miei nemici, lo
confesso, questi Tedeschi: io disprezzo in loro ogni sorta di sordidezza nelle
idee e nei valori, ogni specie di viltà di fronte a qualsiasi onesto sì e no. (…)
Hanno sulla coscienza anche la più sporca specie di cristianesimo che
esista, la più inguaribile, la più inconfutabile, il protestantesimo... Se non
la faremo finita col cristianesimo, sarà colpa dei Tedeschi”.[3]
Insomma Nietzsche nella sua esemplificazione storica identifica col
cristianesimo metafisica, morale, giustizia, democrazia e uguaglianza. “Il
torto – secondo Nietzsche - non sta mai in diritti ineguali, sta nel
pretendere uguali diritti”.[4]
E ancora: “Il veleno della dottrina dei 'diritti uguali per tutti' è stato
diffuso dal cristianesimo”.[5]
L'impedimento
della felicità è l'invenzione del peccato. La catena che tiene imprigionato
l'uomo, che non gli permette il suo stato di benessere ma anzi glielo presenta
come tentazione: “il malessere fisiologico intossicato dal verme della
coscienza”[6]. Il
filosofo rimpiange l'impero romano, dove come nel Rinascimento prosperava la
vita. Organizzazione magnifica svuotata a mano a mano dal cristianesimo,
definito: “il vampiro dell'imperum romanum”[7].
La Giudea, umiliata dai Romani, capovolge i valori del mondo antico (forza,
salute, fierezza, gioia) e conquista Roma tramite il cristianesimo, ossia
mediante una religione che è il frutto di un risentimento dell'uomo debole
verso la vita.
La
polemica di Nietzsche è contro il proprio il tempo, con toni esaltati e
violenti si propone di distruggere definitivamente le credenze dominanti, per
far posto all'avvento di un nuovo pensiero, finalizzato alla volontà di
potenza. Il suo filosofare “con il martello” ha come obiettivo principale la
morale. La voce della coscienza da cui deriva la morale non è altro che la
presenza in noi delle autorità sociali da cui siamo stati educati. “L'istinto
del gregge nel singolo”. Nasce con
il filosofo di Rocken l'etica senza
responsabilità. Perché fare il bene? La sua nuova dimensione è fatta per “i
pochissimi”. Solo loro possono ottenere i privilegi della felicità, della
bellezza, della bontà sulla terra. Soltanto presso questi uomini la bontà non è
debolezza. “Il bene è un privilegio”[8].
La liberazione dello spirito che auspica Nietzsche non riguarda tutta
l'umanità, ma soltanto una parte di essa. Un minoranza elitaria che ha bisogno
della schiavitù delle masse per realizzarsi. La menzogna che impedisce l'affrancamento
dalla falsa morale è il cristianesimo: “l'unica grande maledizione, l'unica
grande e più intima depravazione, l'unico grande istinto della vendetta, per il
quale nessun mezzo è abbastanza velenoso, furtivo, sotterraneo, meschino – lo
definisco l'unica immortale macchia d'infamia dell'umanità”[9].
Il
vero impostore per il filosofo tedesco è San Paolo. E' l'apostolo delle genti -
secondo Nietzsche - a manipolare il messaggio originario di Gesù di
beatitudine, a inventare la sua risurrezione per sovvertire i valori. Cita la
lettera ai Corinzi: “ 'Se Cristo non è risorto dai morti, la nostra fede è
vana'. - continua - E di colpo si fece il Vangelo la più spregevole di
tutte le irrealizzabili promesse, la spudorata dottrina dell'immortalità
personale... Lo stesso Paolo la insegnava come premio!...”[10].
Alla base di tutto questo ci sarebbe un odio primordiale contro la conoscenza
che Paolo manifesta quando parla della stoltezza “della sapienza del mondo”
(Cor 10-4). L'attacco del filosofo è
feroce: “il peccato è inventato per rendere impossibile scienza, cultura,
ogni umana elevazione e nobiltà di sentire; il prete domina grazie
all'invenzione del peccato”[11].
Così, come esemplifica la storia allo stesso modo il filosofo di Röcken
banalizza e strumentalizza il Vangelo per demolire i valori della società
contemporanea.
Ciò
che colpisce è che nella sua analisi non nasconde una certa simpatia per Gesù.
Rappresentato come un santo anarchico[12],
folle che non conosce né colpa né castigo, non va in collera né oppone
resistenza. Sembra quasi che inconsapevolmente Nietzsche nel suo messaggio
della terza metamorfosi dello spirito si sia ispirato a Cristo.
In
'Così parlo Zarathustra' il filosofo descrive il superuomo alla stregua di una
libertà che libera se stessa, per approdare a una innocente e creativa
affermazione della vita: lo spirito che diventa prima cammello, l'uomo che
obbedisce ai comandamenti; poi leone, l'uomo che si libera dall'autorità; e
infine fanciullo, vive al di là del bene e del male, non è servo come il
cammello né violento come il leone. Riscopre l'innocenza. Dice sì alla vita.
Prima
del filosofo di Röcken è Gesù Cristo a invitare chi vuole seguirlo a farsi
piccolo. Ascoltiamolo: “In verità vi
dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete
nel regno dei cieli” (Mt 18-3).
Alla
fine il martellare assordante e distruttivo del pensiero di Friedrich Nietzsche
- che proclama la morte di Dio (ma se Dio non esiste perché bisogna
ammazzarlo?) - si riduce alla semplicità della fanciullezza che, come spiega
Gesù, apre le porte dell'eternità. Non è Nietzsche stesso a dire che “il
piacere vuole eternità?”
[1] Giorgio Colli, Nota introduttiva a L'Anticristo,
F. Nietzsche, Adelphi, Milano, 2013, p. XI
[2] L'Anticristo, op. Cit. pp. 94-95
[3] Op. Cit. p. 95
[4] Op. Cit. p. 87
[5] Op. Cit. p. 57
[6] Op. Cit. p. 32
[7] Op. Cit. p. 89
[8] Op. Cit. p. 85
[9] Op. Cit. pp. 96-97
[10] Op. Cit. p. 54
[11] Op. Cit. p. 69
[12] Op. Cit. p. 36
Mi considero un amico, se mi si concede, di nietzsche ma condivido del tutto il presente articolo.
RispondiEliminaNietzsche sa di essere caotico, egli stesso afferma che ciò che scrive "va preso con le molle"...
Nondimeno ha molta ragione dalla sua...
Cordiali saluti.