"... una forza
angosciosa domina lo spirito dell'Occidente, una follia cosciente e soddisfatta
che trova nell'arte i suoi pretesti più delicati: ogni tramonto rigurgita
un'avidità disperata di forme nuove-originarie che gli offre uno scompigliato
spettacolo, segnato dal lucido orrore della seduzione".
Pier Paolo Ottonello
All'origine
del pensiero tossico, che ha tormentato/addormentato e fatto deragliare la
politica della destra italiana, stanno i filosofemi di fine Ottocento / primo
Novecento, effervescenze superumane e suggestioni esoteriche oggi rannicchiate
nelle muffe di marginali librerie.
Dai
cataloghi del pensiero anacronistico si alza la fumosa disistima della
fede e del pensiero cristiano e, con essa, l'intenzione metapolitica di
viaggiare nelle riserve archeologiche, dove ruggiscono le tigri della sapienza
ario-indo-cinese.
L'impeto
catagogico e la desolata fantasticheria dei noantri si aggirano nello
scaffale tossico e polveroso, in cui sono allineate le opere dei guru corruschi,
il Nietzsche guerriero di parola, il Weininger antisemita e suicidario, lo
Spengler diagnostico infausto, lo Junger tempestoso/curioso, il notturno
Gottfried Benn, il sulfureo Emil Cioran, il sidagogo Bruce Chatwin.
I più
affumicati ed esigenti frequentano le esclusive riserve dell'occultismo
neo-eleusino, dove squillano i testi adelphiani del massone René Guénon e
ruggiscono le pagine surreali del magister nichilista, in abito e
maschera tradizional-tigresca: Giulio Cesare Andrea Evola, dadaista in libera e
caotica corsa sulle piste dell'Asia immaginaria.
Per la rigorosa contrarietà all'errore, che ha
avvelenato la mente destra (e sinistra, a dir tutto) è dunque da
apprezzare, e da consigliare quale lettura terapeutica ai nomadi, in viaggio
imbambolato/spericolato nel deserto mentale, un energico antidoto/vaccino, la
lettura de Il nichilismo europeo, Nietzsche e Heidegger,
avvincente/demistificante/magistrale saggio, scritto da Pier Paolo Ottonello ed
edito da Marsilio in Venezia.
Finalità del saggio citato è demistificare,
svelandone la radice neuro-patologica, il ruggente superomismo nietzscheano e
screditare la sua solenne/sontuosa versione accademica, quella verbosa,
monumentale opera di Martin Heidegger, che Karl Lowith ha ridicolizzato e
demolito, definendola "banalità difficile e profondità
vaticinosa, che rasenta il grottesco".
Ottonello rammenta che "il salto
abissale - su un versante opposto a quello kierkegaardiano di fronte alla fede
- Nietzsche lo compie diciottenne, diventando apostata", dopo aver
frequentato, nelle pagine corrusche di Ludwig Feurbach, l'accecante parodia del
Cristianesimo.
Abbagliato e posseduto da un imperioso e
invincibile autoinganno, Nietzsche elaborò il progetto di cancellare la
qualunque traccia del Cristianesimo, nel quale diceva di vedere "la
rabbiosa vendicativa avversione alla vita ... mascherata con la fede in
un'altra e migliore vita".
Quasi rivolgendosi ai ridicoli eredi della
rivoluzione superomistica, Ottonello dimostra che gli argomenti mediante i
quali Nietzsche pensava di abbattere il nemico metafisico "costituiscono
da sempre luoghi comuni dell'armamentario anticristiano, specie di matrice
apostatica: li sceglie a piene mani da trattati di classici moralisti infoiati,
non di rado nelle versioni di autori alla Feurbach-Stirner-Bauer".
Al proposito sono citati testi nei quali un
rombante, pedissequo, ossessionato Nietzsche ripeteva sentenze corrusche, già masticate
ed evacuate nel salotto dagli illuministi e dai loro successori ottocenteschi:
"nessuna religione ha mai contenuto una verità ... il cristianesimo
vuole annientare, spezzare, stordire, inebriare .... la religione è la cosa più
ripugnante del mondo ... la religione è istrionismo dell'impotenza ... il
cristianesimo è un platonismo per il popolo ... in Dio è divinizzato il nulla
... Dio è un grossolano divieto".
Se non che l'ebrezza greca, che Nietzsche
oppone alla morale cristiana, è una urlante, patetica, dolente chimera. In
sintonia con Ottonello, afferma Paolo Pasqualucci: "Dal punto di vista del senso comune, del sano
istinto popolare (cui si può dare ogni tanto la precedenza nei confronti della
filosofia) nulla appare più angoscioso della felicità evocata e proclamata da
Nietzsche”.
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L'incendiaria megalomania - "non
conosco meta più elevata di quella di diventare un giorno educatore in un senso
grande ... chissà come mi sentirò quando avrò tirato fuori tutto ciò che di
negativo e di ribelle è in me" - ha causato il delirio propriamente
detto, la dolente follia "annunciata e poi esplosa in forme di
mitomania delirante come pseudo antidoto di depressioni a sfondo persecutorio,
sia o meno di ascendenza sifilitica".
Ottonello aiuta a comprendere una verità
imbarazzante: "l'autosaturazione del panlogismo hegeliano implode ed
esplode in divaricate forme materialistiche, egotistiche, massificanti.
Nietzsche ne raccoglie e ne esaspera esiti, sostanzialmente nella chiave
artistico-anticristiana inaugurata da apostata diciottenne: impegnatosi a
capofitto infine nella vecchia e sempre nuova impresa dell'estrarre dal suo
cilindro il nuovo uomo nuovo, urlando io sono il destino!"
La caotizzazione innestata dall'urlante
follia di Nietzsche sul funereo girotondo della filosofia tedesca, aiuta a
comprendere la imbalsamante senilità delle tesi superomistiche, rilanciate
negli anni Settanta del secolo scorso, dall'affumicato guru della
neodestra francese e italiana.
La corsa del delirio nietzscheano intorno al
mito dell'eterno ritorno dell'identico, ha seminato nella cultura della destra
sedicente nuova una specie di schizofrenia a basso profilo,
un'alienazione che ha fatto oscillare i partiti contagiati tra il piatto
conformismo e il vaniloquio.
Di qui l'umiliante oscillazione tra politica
polifrenica e pornografia a Montecarlo, e il finale affondamento
nell'insignificanza: "Smarrito il Cristo Figlio di Dio l'Untergang [tramonto]
zarathustriana può essere soltanto autodissoluzione: travolti logica intelligenza
sensibilità, cioè il quale che sia significato della persona e di
alcunché".
Ottonello di seguito
dimostra la insospettata componente espressionista della filosofia
heideggeriana: come nella notte di Valpurga alto e basso coincidono
nell'ambigua identità, Heidegger, "pensatore della decadenza",
scende nel fondo originario, "il quale però resta, nell'ambito della
decadenza moderna e contemporanea, lo spazio del meccanismo fatale
dell'immersione nell'oscurità della matrice primordiale dell'inconscio e della
sua emersione in proiezioni dirompenti, come accade, esemplarmente, nelle
filiazioni avanguardistiche odierne".
Il progetto
heideggeriano inteso a oltrepassare la filosofia del superuomo, si rovescia in
una versione tombale e quasi jettatoria del delirio nicciano intorno all'eterno
ritorno: "Il prometeismo del pensare heideggeriano si conferma
nell'attraversamento della decadenza come attraversamento della morte:
attraversare la morte è assumerla nella sua autenticità discoprendola dai
coprimenti della quotidianità fino a lasciare emergere l'essere dell'Essere
come come essere-per-la-morte".
Di qui l'assunzione della decadenza
autoassuntasi come destino esprimentesi come pensiero della decadenza: "Un
esito non certo di tipo mistico, bensì di radicale evasione neognost6ica dalla
filosofia"".
Nietzsche
e Heidegger, in ultima analisi, rappresentano il naufragio gnostico
dell'apostasia moderna: al loro seguito il filosofare sarà chiuso nelle
strettoie disegnate da una paradossale, nostalgica televisione
dell'essere non essente.
Piero Vassallo
Accetto volentieri di confrontarmi con l´intervento di Piero Vassallo su Pier Paolo Ottonello (entrambi professionisti della filosofia) e la sua polemica contro certo pensiero generalmente inquadrato a destra secondo criteri superficiali, ma in realta´ eterogeneo in direzioni esistenzialiste, cosi´ come tradizionaliste e altre, comunque difficilmente etichettabili politicamente (blog ¨Contravveleni e antidoti¨, ¨Ottonello su Nietzsche e Heidegger, consigli ai portatori di imbarazzanti maschere superumane¨). Per Ottonello, questo luminare in stile ¨barone universitario¨, che abbandona il principio della neutralita´ politica e dell´obiettivita´ (come ricerca dell´equilibrio, non certo per sopprimere opinioni personali, che si accettano) per schierarsi apertamente fin dalle prime righe, alcuni ¨ filosofemi¨ sarebbero responsabili del deragliamento della destra, a causa di ¨seduzioni anacronistiche di sapore orientale che oggi ammuffiscono sugli scaffali di marginali librerie¨. Dopo essersi autonominato alfiere di tutta la destra, come se essa costituisse una galassia uniforme, ed appunto aver da subito abbandonato la ricerca dell´equilibrio di giudizio nonche´ un pizzico di necessaria umilta´su quanto la cultura di destra necessiti delle sue difese, Ottonello accusa la filosofia nietzcheana et similia (Evola, Spengler, ecc.) di ¨metapolitica¨, dimostrando cosi´ il principio psicologico del ¨transfert¨: accusare gli altri delle proprie azioni, visto che chi fa metapolitica e´ proprio Ottonello (fare metapolitica non ha un´accezione negativa in se´, questo si sa, ma Ottonello sembra insinuare che praticarla non competa a ¨certa filosofia¨, al che rispondiamo che allora a nessun filosofo, nemmeno a chi insegna, competa menzionarla, ammesso che realmente gli autori citati abbiano voluto utilizzare i loro contenuti per obiettivi politici prima che culturali ¨puri¨, il che e´ cio´ che pare si suggerisca nell´articolo). Poi carica di una tale responsabilita´, ¨deragliare la destra¨, le spalle di una corrente filosofica (peraltro a sua volta molto frastagliata, come si e´ detto, in particolare quella di Nietzsche) che se esprime soltanto ¨seduzioni ario-indo-cinesi ammuffite in marginali librerie¨ (anche se e´provato che Nietzsche e´ il filosofo piu’ letto dai giovani, ma Ottonello risponderebbe allora che si tratta di volgare cultura di massa), sono spalle che appaiono realmente fragili per essere in grado di compiere il delitto di rovinare la destra. Quindi, che si tratti di una corrente seguita o trascurata, criticarla in relazione al destino della destra non ha davvero senso. In ogni caso, ci si aspetterebbe ben altro atteggiamento dall´esponente di una disciplina che dovrebbe essere molto piu´ aperta e comunque non disprezzare millenni di saggezza asiatica che tra l´altro ha influenzato molto della nostra. La colpa di questa filosofia definita ¨superumana¨ (ma Nietzsche parlava di ¨oltreuomo¨, non di ¨superuomo¨) : essere attinente alla sapienza orientale, quindi sic et simpliciter avversaria del cristianesimo. Una domanda: insegnando ai suoi pupilli questo docente commentera´ a suo modo ogni autore distinguendo fra i ¨buoni¨ e i ¨cattivi¨? Tutti gli storici ed in generale gli intellettuali dovrebbero sapere che perfino con personaggi come Hitler occorre essere obiettivi e non farsi trascinare da fervore ideologico.
Appunto rispettando questo principio non prendero´ posizione a favore o contro il tradizionalismo, voglio solamente analizzare le opinioni del professor Ottonello e misurare che valore possano avere nel merito del tema affrontato. Vassallo, che le commenta, definisce per esempio Julius Evola ¨dadaista in libera e caotica corsa sulla pista dell´Asia immaginaria¨, descrizione che per noi puo´ valere piu´ come elogio che come insulto. Ma nemmeno Guenon (¨il massone¨) e Heidegger si salvano da una scrupolosa analisi neuropatologica che l´improvvisato psicologo (professore di filosofia) Ottonello, spalleggiato dal cattolico integralista Vassallo, intraprende allo scopo di dimostrare per esempio la ¨pesca a piene mani¨, effettuata da Nietzsche, nell´¨armamentario di luoghi comuni¨ contro il cristianesimo, che sfocerebbe in un´insanabile e delirante megalomania successivamente raccolta da un Heidegger ¨tombale¨ in quanto trasformatore dell´essere per l´essere in essere-per-la-morte. Insomma un ¨naufragio gnostico dell´apostasia moderna¨, conclusione che non considera il valore dello gnosticismo come parte del cristianesimo delle origini e che evidentemente pretende un conflitto fra l´affidarsi totalmente alla fede in Cristo e la possibilita´ di una gnostica conoscenza introspettiva del divino, la cui incompatibilita´ con la dottrina cristiana e´ tutta da dimostrare, cosi´ come da dimostrare e´ che l´esito heideggeriano non sia di tipo mistico bensi´ di ¨totale evasione neognostica dalla filosofia¨. Non vogliamo comunque negare, per esempio, certi aspetti enfatici al limite del delirio di Nietzsche, quello che vogliamo affermare e´ che per polemizzare senza ideologizzare occorre studiare e confrontare prima di pervenire ad una conclusione globale. Cosi´, bisogna sapere che il delirio per Nietzsche era un elemento determinante del filosofare, quindi risulta improduttivo ai fini della riflessione sui destini della destra menzionare, come fa l`intervento che stiamo trattando, un aspetto stilistico-interpretativo specifico dell´autore Nietzsche ed escludere le rilevanze che dai suoi libri si possono trarre per contribuire ad un meditare completo. Peraltro, quanto il cristianesimo abbia espresso ¨una rabbiosa e vendicativa avversione alla vita, mascherandola con la fede in un´altra e migliore vita¨ , opinione nietzscheana sottolineata da Vassallo, e´ altrettanto irrilevante, considerando che una revisione dello stato della destra non puo´ limitarsi all´analisi dei soli rapporti con la religione ma al massimo con la piu´ amplia concezione della fede che, se non si e´ vissuti su Marte negli ultimi decenni, occorre ricordare che ha presentato sempre piu´ visioni diversificate pur mantenendosi dentro la tradizione cristiana o perlomeno dentro il rispetto per essa al di la´ della propria appartenenza alla comunita´ dottrinale e che dunque necessita di approfondimenti, non di sentenze. Destra in ogni modo non e´ solo confessione ma anche sentimento nazionale cosi´ come liberalismo economico e politiche sociali, a seconda delle tendenze.
RispondiEliminaPersonalmente vedo il coinvolgere la crisi della destra cosi´ come le pretese minacce al cristianesimo come manifestazioni di dispute interne al mondo conservatore (che in molti casi, in realta´, attraverso il conservare diviene molto piu´ ¨prospettico¨ del mondo progressista e non e´ detto che attualmente sia cosi´ tanto ¨deragliato¨), soprattutto dovute a mancanza di strumenti concettuali adeguati, chissa´ perche´ non solo Nietzsche fu filosofo del ¨posdomani¨, ma anche gli altri di cui abbiamo parlato, magari di un posdomani che ancora ritarda a giungere. Ritengo che l´obiettivo reale di una certa area di pensiero dev´essere la guerra al comune avversario rappresentato dalla decadenza modernista nonche´ la restaurazione di valori da essa seppelliti , e che il fruire della ricchezza culturale espressa dalla corrente formata dagli autori succitati (e da molti altri di minor fama) sia la strada maestra per trovare punti di collaborazione o anche conciliazione piuttosto che di conflitto o rottura con la religione identitaria d´Occidente o con il patrimonio storico della destra in generale.
RispondiEliminaNon potendo sapere pero´ quanto seguito possa avere un tono aggressivo, come quello espresso da Ottonello, all´interno della compagine conservatrice, ho trovato interessante rilevare in particolare che la verbosita´ di cui lo stesso Ottonello e Vassallo accusano il Nietzsche, l´Evola e l´Heidegger sono piuttosto caratteristiche dello stile espresso dal loro intervento. E la verbosita´ e´ una pratica che allontana dalla coerenza e, perche´ no, da un piacevole e produttivo dibattito filosofico che si dovrebbe coltivare all´interno della compagine conservatrice stessa.