Nella
mia vita, come nella tramontante vicenda del qualunque anziano, ha unicamente
significato l'elenco degli esempi. Degli insegnamenti e dei benefici ricevuti
dai genitori, dai parenti saggi, e dal vasto numero degli educatori
professionisti o amici.
Per rammentare e comprendere il proprio
nascosto significato l'io deve, anzi tutto, fare un coraggioso passo indietro e
rivolgere la memoria ai testimoni della pietà cristiana e dell'amor di Patria.
Due virtù che, in altri, censurati tempi, erano inseparabili. … Dietro la
cattedra erano in mostra ritratti del Papa Pio XII, del Duce Benito Mussolini e
del Re, Vittorio Emanuele III.
Correva il tormentato maggio del 1943, l 'Italia stava per
scendere nel sottosuolo della sconfitta.
Nel piccolo e povero paese in cui la mia
famiglia si era rifugiata per sfuggire ai bombardamenti, le sere di maggio
erano movimentate da un piccola e ardita folla di donne e giovani uomini
credenti, che, per recarsi in chiesa rischiavano l'incontro con il solitario
areo americano, la cui mitraglia aveva il compito di terrorizzare il quasi disarmato nemico.
Infine vinsero gli alleati. Insieme con i
filippini, nell'aprile del 1945, gli zelanti fucilieri italiani salivano da una
valle parallela, seminando bieco sangue fascista.
I filippini lanciavano cartigli verdi,
contenenti gomme da masticare. La liberazione incrociava l'accattonaggio.
Gli adulti del paese rustico guardavano
scrollando la testa. Il fascismo non si smaltisce i pochi giorni...
I rari operai, illuminati dal lavoro nella
città, applaudivano e lanciavano fiori selvatici. La sconfitta li faceva
gongolare.
Un
giovane cripto fascista (il padre nascondeva in casa il fascista Giulio Cesco
Baghino) osò lanciare fiori gialli, familiarmente detti piscia cani.
Fortunatamente i liberatori filippini non
capirono il significato offensivo del simbolo giallo. E i patrioti fecero finta
di niente, ringhiando in cuor loro. (Se avessero saputo di Baghino, però...)
Le donne, in disparte, facevano il segno della
croce. Dall'alta valle scendeva infine il sordo rumore della plumbea giustizia
partigiana. Eccitato dal lontano rumore delle mitragliette, l'illustre
resistente promise e profetizzò una vita stentata al giovane lanciatore di fiori
gialli.
Se non che le tombe dei giustiziati fascisti,
scavate in prossimità incauta dall'aquilotto, causarono una epidemia di tifo.
Alcuni sussurrarono un enigmatico proverbio: Dio non paga il sabato.
Un bieco fascista osò dire che l'infezione era
la vendetta dei fascisti sveltamente assassinati e incautamente sepolti.
L'antifascismo, era minoranza, infine. I
montanari tacevano. I cialtroni erano l'un per mille. Nella grande folla l'un
per mille di necrofili costituiva una folla rabbiosa ma esigua.
La canaglia festante intorno ai morti esposti
in piazzale Loreto rappresentava la minoranza vincente: cinquemila illuminati
in rappresentanza di un silenzioso milione e mezzo di milanesi. La giustizia
antifascista avanzava cantando in inglese.
A Milano un poeta cieco, l'eroe italiano,
medaglia d'oro (fascista) Carlo Borsini fu ucciso e gettata nel cassonetto
della spazzatura. Iniziava il democratico corso della cultura.
Pasolini (a futura memoria) era davanti al
cassonetto. In attesa della conversione pederastia della poesia.
Il giorno dopo la scuola fu riaperta. Il professore ci assegnò un compito
in classe: Il fine inglorioso del tiranno. Poi si affacciò alla finestra.
Il tiranno era Benito Mussolini? O il popolo
che applaudiva il boia? Quale era il pensiero del professore? L'incertezza
incombeva. Mi avvicinai per chiedere spiegazioni. E mi accorsi che il
professore piangeva. Ho forse intuito che il nascosto pianto celebrava
l'avvento della nuova Italia? Mi resi conto che finiva un'epoca, che i discorsi
del Duce, i libri di storia, le lezioni dei maestri e dei professori, gli
appelli nella adunate, i bollettini di guerra, i racconti della radio, i
giornali, le conversazioni familiari stavano per capovolgersi nel tran tran
della chiacchiera disfattista cioè democratica? La triste ombra di Ferruccio
Parri...
Mi fu assegnato un tema. La liberazione. Avrei
voluto, poiché in giro squillava la festa dei nemici, tuttavia non riuscii a scrivere neppure una misera riga.
Che splendido ricordo quella estranea impotenza a scrivere la parola dei
vincitori.
In città, infine, dopo lo sfollamento. Sulle
terrazze e nei pubblici giardini si ballava il bughi bughi, una danza
acrobatica, propedeutica di fulminee avventure americane. Magnifici
vettori di malattie veneree. Dopo il mal francese il male americano. La storia
s'insinua negli ospedali, talora.
Genova, circonvallazione a monte. In via
Acquarone, sulle macerie di un antico palazzo signorile, intanto stava
l'improvvisato palcoscenico di Fagiolino, un comico di strada, specialista
in rumori intestinali, applauditi da una
democratica suburra.
Un sospetto impertinente li definiva colonna
sonora della liberazione dall'odiata tirannia fascista. Dalla sana
maggioranza applausi e grida di ammirazione alla profonda voce dell'Italia
democratica. L'antifascismo, che magnifica, che soave musica.
Piero Vassallo
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