L'ultima
vicenda Erdogan & Turchia potrebbe servire per dare un po' d'aria e di luce
a un localino cerebrale disadorno, uno studiolo spartano e ruvido che, meschino,
si sente ingiustamente chiuso, dato che ha la presunzione di ispirare cose
sagge e maschie, mentre i piedi civili non si azzardano ad entrarci.
Il rozzo popolo turco sta con il suo
Presidente. Esso forse ha preso dimestichezza con l'accesso all'alquanto incivile
stanza dell'umano pensiero.
A questo punto, sorge il sospetto che tutte
le manifestazioni, passate o recenti, degli evoluti democratici eroicamente
scesi in piazza contro il novello Sultano,
non fossero genuine riguardo alla loro rappresentatività dei molti
connazionali, cioè che fossero numericamente trascurabili, sebbene valorose e
represse. Forse il Sultano un dì
lesse il Vangelo, dove dice che un po' di lievito a gonfiare tutta la massa.
Le
belle aspettative dell'Occidente gli hanno fatto più volte prendere abbaglio.
Bisogna comprenderlo. Bisogna capire come i longanimi dal cuore d'oro (che
nella loro magnanimità accolgono i diritti delle coppie che per loro uguale
natura sessuale non procreano) non osino credere che ci sia molta gente
favorevole a un ordine proprio severo e, per giunta, ben poco laico.
Ora essi sperano nell'ignoranza riscattabile
e, trasportati dal fulgido ideale, sono scusabili quando si lasciano alla
propaganda e ai suoi espedienti malandrini, alla polemica e al disprezzo,
purché trionfi la liberazione. Così, si tengono confortati nei quattro augusti saloni
della magnifica libertà, e perdono di vista che la voce della verità, a più
riprese rivolta a denunciare l'autoritarismo del governo di Erdogan, non può essere
stata ignorata dagli abitatori dell'Anatolia. Sicché gli ottomani appaiono
refrattari allo Stato di diritto: hanno scelto la politica, le leggi e la
conduzione della Cosa pubblica dovute all'attuale Sultano, e per lui hanno presentato il petto ai cingoli dei carri
armati e alle pallottole dei militari ribelli.
Ci si dovrebbe rassegnare alla storia che non
cambia, al consenso dato liberamente ai dittatori? Giammai! Si tratta di
episodi, di circostanze; si capisce. Non c'è da preoccuparsi e da credere che
si possa tornare al Medioevo, che le conquiste civili siano provvisorie e
caduche. Siamo entrati in un'era irreversibile e immarcescibile. Certo, occorre
pur sempre una dose di accortezza.
Si può anche capire che i giornalisti, i
politici eminenti e minori, gli intellettuali abbiano interessi imprescindibili
e subiscano pressioni irresistibili, per cui dicono e fanno cose inverosimili,
ad esempio affermando che con i rivoltosi bombardieri e maciullatori bisogna
usare clemenza e non brandire la spada della Giustizia. Ma tutti gli altri
uomini della strada perché dovrebbero restringersi nello splendido
prefabbricato mentale, quando esso gli torna scomodo? Perciò attingano alla
loro riserva di magnifica saggezza, gli alti indignati e i loro portavoce, non
rischino di compromettersi con dichiarazioni avventurose! Obama eviti di affermare
che la vittoria dei golpisti avrebbe rafforzato Putin in quelle regioni, quando
gli americani fecero subito capire che essa faceva comodo a loro. I giornali
non deplorino il ripristino della pena di morte in Turchia, quando in Egitto si
operano esecuzioni anche peggiori, e negli USA la pena capitale viene attuata
regolarmente. Inoltre non è affidarsi troppo ai principi assimilati dal
pubblico, trattare il terrorismo ad Ankara e a Istanbul come differente da
quello praticato altrove?
Agli uni e agli altri timonieri basta ripetere
che è un delitto porre limiti alla libertà di stampa, di parola e di
manifestazione, perché quand'anche i perversi corruttori si vestissero di tale
democratica facoltà, nulla giustificherebbe la sua limitazione. Soprattutto l'uomo
del Duemila sa discernere e sa difendersi, casomai non ci fosse chi gli presti
aiuto. Eccezion fatta, s'intende, circa la messa al bando di quei cattivi che
pretenderebbero di perorare la causa della stessa limitazione delle libertà.
Che importa se l'aumento dei diritti sembra
aver giovato al disordine e alla crisi? Dovremmo ancora ricordare le giovevoli crisi di crescenza? Questo postmoderno, è il migliore dei mondi possibili. Occorre
soltanto stare all'occhio per contenere gli slanci, talvolta erronei, e le
sacrosante indignazioni, onde i populisti non ne approfittino, onde poter
mettere a posto, in America, quel candidato repubblicano riccone e fanfarone,
in Inghilterra, quell'ex sindaco di Londra biondo platino, in Francia, la maestrina
Le Pen, in Italia, il birichino Matteo Salvini.
Allora il buon Obama cerchi di non prendere
posizione sui fatti internazionali, senza aver ben ponderato i suoi interventi.
Oggi la situazione si è fatta un tantino delicata anche per i suoi pari, e per
i suoi paterni protettori. L'aver eliminato Gheddafi e Saddam non è stato un
successo. L'aver preso di mira l'autocrate Assad lascia a desiderare. Il
sostenere il regime di ferro in Egitto desta perplessità. Il lasciar correre
sui diritti umani bistrattati nei regni d'Arabia può destare sospetti. Resta
un'inezia, se laggiù le donne adesso possono guidare l'automobile. E richiede solo
un po' di tatto promuovere l'accoglienza in Italia dei prolifici maomettani in
grande quantità, di già che qui non si fanno attentati terroristici sicché gli
italiani possono restare buoni e non devono allarmarsi. Pertanto, i signori dei
diritti umani ci vadano piano e tutto si aggiusterà.
Piero
Nicola
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