martedì 19 luglio 2016

LA PRIVAZIONE IDEALE (di Piero Nicola)

L'ultima vicenda Erdogan & Turchia potrebbe servire per dare un po' d'aria e di luce a un localino cerebrale disadorno, uno studiolo spartano e ruvido che, meschino, si sente ingiustamente chiuso, dato che ha la presunzione di ispirare cose sagge e maschie, mentre i piedi civili non si azzardano ad entrarci.
  Il rozzo popolo turco sta con il suo Presidente. Esso forse ha preso dimestichezza con l'accesso all'alquanto incivile stanza dell'umano pensiero.
  A questo punto, sorge il sospetto che tutte le manifestazioni, passate o recenti, degli evoluti democratici eroicamente scesi in piazza contro il novello Sultano, non fossero genuine riguardo alla loro rappresentatività dei molti connazionali, cioè che fossero numericamente trascurabili, sebbene valorose e represse. Forse il Sultano un dì lesse il Vangelo, dove dice che un po' di lievito a gonfiare tutta la massa.
  Le belle aspettative dell'Occidente gli hanno fatto più volte prendere abbaglio. Bisogna comprenderlo. Bisogna capire come i longanimi dal cuore d'oro (che nella loro magnanimità accolgono i diritti delle coppie che per loro uguale natura sessuale non procreano) non osino credere che ci sia molta gente favorevole a un ordine proprio severo e, per giunta, ben poco laico.
  Ora essi sperano nell'ignoranza riscattabile e, trasportati dal fulgido ideale, sono scusabili quando si lasciano alla propaganda e ai suoi espedienti malandrini, alla polemica e al disprezzo, purché trionfi la liberazione. Così, si tengono confortati nei quattro augusti saloni della magnifica libertà, e perdono di vista che la voce della verità, a più riprese rivolta a denunciare l'autoritarismo del governo di Erdogan, non può essere stata ignorata dagli abitatori dell'Anatolia. Sicché gli ottomani appaiono refrattari allo Stato di diritto: hanno scelto la politica, le leggi e la conduzione della Cosa pubblica dovute all'attuale Sultano, e per lui hanno presentato il petto ai cingoli dei carri armati e alle pallottole dei militari ribelli.
  Ci si dovrebbe rassegnare alla storia che non cambia, al consenso dato liberamente ai dittatori? Giammai! Si tratta di episodi, di circostanze; si capisce. Non c'è da preoccuparsi e da credere che si possa tornare al Medioevo, che le conquiste civili siano provvisorie e caduche. Siamo entrati in un'era irreversibile e immarcescibile. Certo, occorre pur sempre una dose di accortezza.
  Si può anche capire che i giornalisti, i politici eminenti e minori, gli intellettuali abbiano interessi imprescindibili e subiscano pressioni irresistibili, per cui dicono e fanno cose inverosimili, ad esempio affermando che con i rivoltosi bombardieri e maciullatori bisogna usare clemenza e non brandire la spada della Giustizia. Ma tutti gli altri uomini della strada perché dovrebbero restringersi nello splendido prefabbricato mentale, quando esso gli torna scomodo? Perciò attingano alla loro riserva di magnifica saggezza, gli alti indignati e i loro portavoce, non rischino di compromettersi con dichiarazioni avventurose! Obama eviti di affermare che la vittoria dei golpisti avrebbe rafforzato Putin in quelle regioni, quando gli americani fecero subito capire che essa faceva comodo a loro. I giornali non deplorino il ripristino della pena di morte in Turchia, quando in Egitto si operano esecuzioni anche peggiori, e negli USA la pena capitale viene attuata regolarmente. Inoltre non è affidarsi troppo ai principi assimilati dal pubblico, trattare il terrorismo ad Ankara e a Istanbul come differente da quello praticato altrove?
  Agli uni e agli altri timonieri basta ripetere che è un delitto porre limiti alla libertà di stampa, di parola e di manifestazione, perché quand'anche i perversi corruttori si vestissero di tale democratica facoltà, nulla giustificherebbe la sua limitazione. Soprattutto l'uomo del Duemila sa discernere e sa difendersi, casomai non ci fosse chi gli presti aiuto. Eccezion fatta, s'intende, circa la messa al bando di quei cattivi che pretenderebbero di perorare la causa della stessa limitazione delle libertà.
  Che importa se l'aumento dei diritti sembra aver giovato al disordine e alla crisi? Dovremmo ancora ricordare le giovevoli crisi di crescenza? Questo postmoderno, è il migliore dei mondi possibili. Occorre soltanto stare all'occhio per contenere gli slanci, talvolta erronei, e le sacrosante indignazioni, onde i populisti non ne approfittino, onde poter mettere a posto, in America, quel candidato repubblicano riccone e fanfarone, in Inghilterra, quell'ex sindaco di Londra biondo platino, in Francia, la maestrina Le Pen, in Italia, il birichino Matteo Salvini.
  Allora il buon Obama cerchi di non prendere posizione sui fatti internazionali, senza aver ben ponderato i suoi interventi. Oggi la situazione si è fatta un tantino delicata anche per i suoi pari, e per i suoi paterni protettori. L'aver eliminato Gheddafi e Saddam non è stato un successo. L'aver preso di mira l'autocrate Assad lascia a desiderare. Il sostenere il regime di ferro in Egitto desta perplessità. Il lasciar correre sui diritti umani bistrattati nei regni d'Arabia può destare sospetti. Resta un'inezia, se laggiù le donne adesso possono guidare l'automobile. E richiede solo un po' di tatto promuovere l'accoglienza in Italia dei prolifici maomettani in grande quantità, di già che qui non si fanno attentati terroristici sicché gli italiani possono restare buoni e non devono allarmarsi. Pertanto, i signori dei diritti umani ci vadano piano e tutto si aggiusterà.
 

Piero Nicola

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