martedì 12 maggio 2015

IL RIMEDIO AL MALE DELL'IMMIGRAZIONE (di Piero Nicola)

L'immigrazione clandestina è un male in atto e gravido di conseguenze funeste.
  1) L'introduzione nel consorzio civile di genti estranee per costumi, cultura, religione produce  contrasti deleteri e aggrava il deterioramento della nostra identità e civiltà.
  2)  Gli stranieri ammessi in Patria peggiorano ingiustamente il flagello della disoccupazione.
  3) Le spese sostenute dallo Stato per i salvataggi, il ricovero e il mantenimento di costoro, essendo evitabili, costituiscono un indebito aumento del deficit statale.
  4) L'arrivo degli stranieri attraverso il Mediterraneo, comportando gravi perdite di vite umane e un traffico di genere schiavista. L'Italia, prestandovisi, come di fatto si presta, ne diventa responsabile, non prevenendo la temerarietà degli emigranti e non sopprimendo con l'efficacia possibile la tratta criminale.
  5) L'instaurata accoglienza  moltiplica il pericolo di ospitare terroristi.
   Poiché i provvedimenti sinora adottati per contenere il triste fenomeno sono risibili, e i poteri internazionali che dovrebbero approvare le azioni necessarie passeranno dall'attuale inerzia a risoluzioni inefficaci, sarebbe improcrastinabile che il Bel Paese provvedesse autonomamente, riappropriandosi della sua intera sovranità.
  S'intende che congetturiamo nel campo teorico perché, se abbiamo alcuni partiti disposti a ragionare nei termini dei capi sopra enumerati, difficilmente essi perverranno a governare, a coinvolgere abbastanza il popolo, a sconfiggere le mene e gli avversari interni ed esterni, a perseguire sino in fondo un piano chiaro e convincente.
  Cionondimeno, a proposito del disegno da realizzare, sussiste una tenue possibilità che venga recepito da un movimento politico e che esso possa farsi strada verso il potere.
  Tra le diverse strategie, credo che la seguente avrebbe ragione di affermarsi.
  Esposti i motivi per i quali l'invasione deve essere fermata - essendo cattiva tanto per il Paese che la sopporta, quanto per gli africani (e per gli asiatici) sradicati dalle loro terre e esposti a un mortifero viaggio di trasferimento - si prospetta la costituzione di uno Stato eretto ad hoc in Africa - assistito e sovvenzionato dalla comunità mondiale - dove possano trovare accoglienza i fuggiaschi di quel Continente, secondo i retti criteri dell'asilo. Nello stesso tempo, si chiuderanno le frontiere europee.
  I principi morali che presiedono a tale scelta sarebbero evidenti. Ma vale la pena ricordarli. Anzitutto la solidarietà, la quale deve partire dalle affinità della vicinanza geografica e delle tradizioni; inoltre, i molto diminuiti oneri e rischi del transito migratorio, l'equa responsabilizzazione delle genti autoctone ospitanti e ospitate.
  Infatti, le risorse naturali di quei paesi non mancano, e quelle umane è giusto che vi rimangano. Con l'aiuto degli occidentali e castigando il loro sfruttamento di quelle contrade, sarebbe ora che i nativi prendessero le redini dei loro destini uscendo dall'attuale soggezione, dopo essere usciti dal colonialismo e avere acquistato l'indipendenza. È insensato considerare tuttora alla stregua di minorenni le popolazioni del Continente Nero. Peggio ancora, trattarle così parzialmente, ossia rispettando la loro dignità soltanto nelle circostanze in cui bisogna respingere qualsiasi disuguaglianza e discriminazione razziale.
  Ai richiedenti rifugio di provenienza extra-africana (p.e. siriani e iracheni) e anche del Maghreb, dovrebbero provvedere, nel loro ambito, le nazioni limitrofe o affini per religione e condizioni politiche. A tale proposito, c'è da chiedersi come mai abbiamo parecchi immigrati marocchini e tunisini, mentre quasi non si sente parlare di algerini. Tanto in Algeria che in Marocco il tasso di disoccupazione si aggira sul 10% e le situazione socio-politiche si equivalgono.
  Se l'onesta proposta, o altra equivalente, fosse bocciata dai tutori dell'ordine mondiale, ciò autorizzerebbe l'Italia a difendersi in modo indipendente. Sarebbe anche ora di sottrarci a una sovranità internazionale che non delibera niente di buono.
  Del resto, non mancano gli stati che eludono le decisioni dell'ONU o vi pongono il veto. Ed è proprio difficile giustificare il diritto di veto riservato soltanto ad alcune potenze!


Piero Nicola

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