L'immigrazione clandestina è un male in atto e gravido
di conseguenze funeste.
1)
L'introduzione nel consorzio civile di genti estranee per costumi, cultura,
religione produce contrasti deleteri e
aggrava il deterioramento della nostra identità e civiltà.
2) Gli stranieri ammessi in Patria peggiorano
ingiustamente il flagello della disoccupazione.
3) Le
spese sostenute dallo Stato per i salvataggi, il ricovero e il mantenimento di
costoro, essendo evitabili, costituiscono un indebito aumento del deficit
statale.
4) L'arrivo
degli stranieri attraverso il Mediterraneo, comportando gravi perdite di vite
umane e un traffico di genere schiavista. L'Italia, prestandovisi, come di
fatto si presta, ne diventa responsabile, non prevenendo la temerarietà degli
emigranti e non sopprimendo con l'efficacia possibile la tratta criminale.
5) L'instaurata
accoglienza moltiplica il pericolo di
ospitare terroristi.
Poiché i provvedimenti sinora adottati per
contenere il triste fenomeno sono risibili, e i poteri internazionali che
dovrebbero approvare le azioni necessarie passeranno dall'attuale inerzia a
risoluzioni inefficaci, sarebbe improcrastinabile che il Bel Paese provvedesse
autonomamente, riappropriandosi della sua intera sovranità.
S'intende che congetturiamo nel campo teorico perché, se abbiamo alcuni
partiti disposti a ragionare nei termini dei capi sopra enumerati,
difficilmente essi perverranno a governare, a coinvolgere abbastanza il popolo,
a sconfiggere le mene e gli avversari interni ed esterni, a perseguire sino in
fondo un piano chiaro e convincente.
Cionondimeno, a proposito del disegno da realizzare, sussiste una tenue
possibilità che venga recepito da un movimento politico e che esso possa farsi strada
verso il potere.
Tra le
diverse strategie, credo che la seguente avrebbe ragione di affermarsi.
Esposti
i motivi per i quali l'invasione deve essere fermata - essendo cattiva tanto
per il Paese che la sopporta, quanto per gli africani (e per gli asiatici)
sradicati dalle loro terre e esposti a un mortifero viaggio di trasferimento -
si prospetta la costituzione di uno Stato eretto ad hoc in Africa - assistito e sovvenzionato dalla comunità
mondiale - dove possano trovare accoglienza i fuggiaschi di quel Continente,
secondo i retti criteri dell'asilo. Nello stesso tempo, si chiuderanno le
frontiere europee.
I
principi morali che presiedono a tale scelta sarebbero evidenti. Ma vale la
pena ricordarli. Anzitutto la solidarietà, la quale deve partire dalle affinità
della vicinanza geografica e delle tradizioni; inoltre, i molto diminuiti oneri
e rischi del transito migratorio, l'equa responsabilizzazione delle genti
autoctone ospitanti e ospitate.
Infatti,
le risorse naturali di quei paesi non mancano, e quelle umane è giusto che vi
rimangano. Con l'aiuto degli occidentali e castigando il loro sfruttamento di
quelle contrade, sarebbe ora che i nativi prendessero le redini dei loro
destini uscendo dall'attuale soggezione, dopo essere usciti dal colonialismo e
avere acquistato l'indipendenza. È insensato considerare tuttora alla stregua
di minorenni le popolazioni del Continente Nero. Peggio ancora, trattarle così
parzialmente, ossia rispettando la loro dignità soltanto nelle circostanze in
cui bisogna respingere qualsiasi disuguaglianza e discriminazione razziale.
Ai
richiedenti rifugio di provenienza extra-africana (p.e. siriani e iracheni) e
anche del Maghreb, dovrebbero provvedere, nel loro ambito, le nazioni limitrofe
o affini per religione e condizioni politiche. A tale proposito, c'è da
chiedersi come mai abbiamo parecchi immigrati marocchini e tunisini, mentre
quasi non si sente parlare di algerini. Tanto in Algeria che in Marocco il
tasso di disoccupazione si aggira sul 10% e le situazione socio-politiche si
equivalgono.
Se
l'onesta proposta, o altra equivalente, fosse bocciata dai tutori dell'ordine
mondiale, ciò autorizzerebbe l'Italia a difendersi in modo indipendente. Sarebbe
anche ora di sottrarci a una sovranità internazionale che non delibera niente
di buono.
Del
resto, non mancano gli stati che eludono le decisioni dell'ONU o vi pongono il
veto. Ed è proprio difficile giustificare il diritto di veto riservato soltanto
ad alcune potenze!
Piero Nicola
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