venerdì 8 luglio 2016

Islam: un altro scandalo (di Ezio Minerva)

Se il cristiano deve necessariamente considerare ogni persona come una creatura dotata di assoluta dignità, infatti creata ad Immagine e Somiglianza di Dio, è comunque doveroso non edulcorare e ancor meno censurare la realtà dei fatti, per quanto spiacevoli possano essere.
Riferendomi specificatamente alla religione islamica, non voglio soffermarmi a valutare le banali considerazioni di buonisti, progressisti, laicisti e diversamente cattolici, drammaticamente estranei alla storia ed incapaci di sospettare come, assai comprensibilmente e legittimamente, un normale musulmano consideri, a fronte del Corano, carta straccia le costituzioni occidentali, valuti, a fronte dell'operato e dei comandi di Maometto, ridicole se non sataniche le bonarie disquisizioni di politici, giornalisti, intellettuali e purtroppo vari chierici, persino impotenti nel comprendere la pregnanza del fatto religioso per un uomo non drogato dai mali di questa società.
Dal nichilismo all'edonismo, dal relativismo al materialismo, di solito è proprio chi rifugge o almeno avverte la nefasta portata di tali dinamiche a sottolineare l'invincibile frattura esistente fra la civiltà occidentale e quella islamica, insultati, a loro immemore onore, dai citati multiculturalisti, solitamente ben attestati nei loro monoculturali quartieri.
L'innegabile denigrazione della donna - assai meno drammatica in Paesi come la Siria, subente l'attacco degli Stati Uniti – nonché l'altrettanto innegabile e addirittura fondante vocazione ad inquadrare ogni uomo, volente o dolente, fra le sottomesse fila di Allah, costituiscono gli aspetti più utilizzati dai così detti populisti e xenofobi per descrivere la religione musulmana, tuttavia quasi nessuno, almeno nei media più diffusi, evidenzia una dinamica determinante per la società, la storia e la dottrina islamica; quella dello schiavismo.
Dai trasporti all'agricoltura, dall'esercito all'artigianato, dall'edilizia alle bonifiche, pressoché ogni società musulmana, nel corso della storia, ha fatto della schiavitù un fattore portante e dunque quasi onnipresente, prezioso per il proprio espansionismo militare, irrinunciabile per il sostegno della sua economia, tanto che la prima apparizione della tratta schiavista in Africa si ebbe proprio a pochi decenni dalla comparsa della religione di Allah.
O profeta! Noi ti abbiamo reso lecite: le tue mogli alle quali hai pagato le loro spettanze, le donne venute in tuo possesso come parte del bottino concessoti da Dio” (Corano, sura XXXIII, 50). Esplicitamente legittimata e persino promossa dal Corano, la schiavitù, praticata dallo stesso Maometto, ha rappresentato infatti una pressoché costante ricompensa delle vittorie militari islamiche, nonché la prima causa d'innesco al razzismo verso i neri, in quanto - come successe successivamente per la tratta occidentale, posta in essere contro il Cristianesimo e infine vinta soprattutto grazie al Cristianesimo – risultò assai comodo e forse spontaneo non riconoscere una piena dignità umana a chi si stava sottomettendo, tanto che, quando i soggiogati erano musulmani, non di rado le comunità faticavano a celare un certo imbarazzo, consce dei versetti coranici invitanti ad una loro numericamente parziale liberazione.
Gli adepti del sincretismo s'irritano innanzi a queste realtà, recentemente sottolineate da un autore non certo filo-cattolico come Olivier Pétré-Grenouilleau e dall'assai più sagace Rodney Stark, ma anche loro non possono negare gli harem di concubine, gli eunuchi posti a loro guardia, i bambini europei consegnati all'Impero Ottomano, evidenze storiche infatti più o meno conosciute da tutti.
Purtroppo assai meno conosciuto, e ancor meno divulgato, è il fatto che mai nell'Islam si è aperto un autentico dibattito sulla liceità della schiavitù, tanto che nella seconda metà del XIX secolo il Mediterraneo era ancora solcato dai pirati musulmani, tanto che fu solo grazie alle vincenti pressioni militari e politiche degli europei coloniali del XIX e XX secolo, fascisti italiani compresi, che lo schiavismo venne abolito negli Stati islamici soprattutto africani, sino ad arenarsi, in Arabia Saudita, nel 1962.
Qui però non si vuole giudicare nessuno, tanto meno quei numerosi musulmani che conducono una vita degna, onesta e a volte edificante, non di rado a confusione di milioni di occidentali autoprivatisi del senso stesso dell'esistenza, il quale, se autentico, non può che vincere ogni morte e la morte, essendo pervaso ed animato dal Risorto e dal suo Vangelo.
Il giudizio, alquanto severo, è invece doveroso applicarlo alle tesi occidentali dei 'maestri del nulla' che, essendo tali, sono anche 'guide cieche', desiderosi di tracciare il futuro senza conoscere il passato, d'organizzare il presente senza aver coscienza di altri significativi presenti, come quelli della Mauritania, delSudan e di vari territori africani, nei quali, Isis a parte, ancora oggi la schiavitù viene praticata, non da missionari cattolici, validi conoscitori del Vangelo, ma da altri attivisti, altrettanto validi conoscitori della loro religione.

Ezio Minerva

1 commento:

  1. Bella diagnosi! ma, a mio modesto avviso, bisognerebbe aggiungere che questa superstizione satanica, chiamata islam, è l'antitesi del Vangelo e, non potrebbe essere diversamente...

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