Una pseudo-pastorale della famiglia vuole piacere al
mondo, alla opinione pubblica, ai
potenti di questo mondo, anziché alla chiara ed esigente verità di Cristo. I
propagatori clericali di tale pseudo-pastorale mostrano un amore al mondo che è sempre paura
del mondo e complesso d'inferiorità nei
confronti del mondo.
Athanasius Schnreider vescovo ausiliare della diocesi
di Astana
Insigne
studioso e strenuo difensore della verità cattolica, che è calunniata,
aggredita e alterata dai furori in ebollizione nelle pentole arroventate dal
delirio iniziatico e del buonismo pseudo-ecumenico, Guido Vignelli è l'autore
di un avvincente saggio, “Sei parole talismaniche”, in questi
giorni edito in Roma a cura della animosa e strenua associazione
cattolica Tradizione Famiglia Proprietà. Tale associazione contesta la
teologia buonista, che promuove la tendenza (anarcoide) ad assolvere il
trasgressore della morale e a contestare i tribunali ecclesiastici e le leggi
da loro interpretate e applicate.
Vignelli va dritto al cuore del problema che affligge
la cultura cattolica del post-concilio ed afferma, risolutamente, che “la
nuova pastorale tende a concepire la parola misericordia come
espressione di una carità che si pone in concorrenza o in alternativa con la
verità. Spesso ci si preoccupa di ammonire che la verità non deve essere
separata dalla misericordia, il che è vero; San Paolo avverte ce pieno
compimento della legge è la carità (Rom., 13,1) per cui bisogna fare la carità
nella verità (Ef., 4,16). Tuttavia talvolta si pretende che fare la verità non
sia di per sé un'azione misericordiosa, per cui si debba bilanciarla o
addirittura correggerla esternamente con la misericordia, il che suppone una
misericordia estranea alla verità, realizzando quindi proprio quella
separazione che si diceva di vole evitare”.
Rigorosa è la puntuale confutazione della
pastorale novista, influenzata dal pregiudizio buonista, secondo cui
è finalmente esclusa la emarginazione di ciò che un tempo era
giudicato irregolare o immorale: “oggi va incluso a pari titolo e senza
condizioni, non solo nella società ma anche nella Chiesa”.
Il furore inclusivo altera la vista e
appesantisce la ragione dei pastori modernizzanti inducendoli a credere
(osserva Vignelli) “che ormai sia difficilissimo trovare coppie o famiglie
perfette in ogni aspetto. Pertanto, un sano realismo richiede di rassegnarsi
alla crescente prevalenza di coppie e famiglie imperfette, con le quali la
società e la Chiesa devono pur convivere”,
Insieme
con l'esuberante e sfrenato buonismo, figura della carità capovolta nel
cimitero degli illuminati, procede la rivoluzione del vocabolario
ecclesiastico, “ad esempio una coppia che vive in stato scandaloso di
concubinato non può essere qualificata come meramente imperfetta, ma deve
essere giudicata come immorale in quanto pubblica peccatrice”.
Ridotta
a scaramuccia cortese la guerra cattolica contro l'eresia e i mali che essa –
infallibilmente – produce si rovescia nel teatrino dell'arrendevole buonismo.
Di qui
l'apprezzamento, che i cattolici refrattari alle suggestioni confusionarie e
cineree emanate dalla teologia progressista, tributano ad autori refrattari (al
pari di Guido Vignelli) al canto arrogante e sguaiato (ma esausto e obsoleto)
delle sirene arruolate dai promotori del delirio teologico. Un fiume di parole
rumorose, che sono emanate dal vano desiderio di stupire gli esausti tifosi
dell'apostasia e di piantare il vessillo del nulla sulle rovine del mondo
moderno.Piero Vassallo
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