Negli anni
Cinquanta del xx secolo i giovani studiosi militanti nella destra estrema
furono conquistati, affascinati, elettrizzati e depistati da Julius Evola, un
instancabile scrittore esoterico, a suo modo geniale.
Secondo Evola
la teologia cattolica era strutturalmente contagiata dall'eredità guelfa (ossia
dall'avversione plebea all'autorità ghibellina) e di conseguenza
irriducibile alla presunta radice del fascismo, la c. d. tradizione
ario-romana, abusivamente associata all'imperialismo e legittimamente associata
e assimilata al neopaganesimo circolante in Germania.
Alla luce di
una tale, abbagliante/accecante opinione, l'ortodossa teologia dei cattolici
sembrava allineata e sottomessa ai pensieri ondivaghi degli eversori (i guelfi
modernizzanti), irriducibili progressisti e perciò facili prede della
suggestione marxiana.
La tesi di Evola, pertanto, contemplava e
dimostrava. con acrobatici e sofistici argomenti, la strutturale uguaglianza
della teologia tradizionale (in allora difesa valorosamente dal venerabile papa
Pio XII) con la teologia progressista, strisciante nei disordinati pensieri dei
teologi e dei politicanti impegnati, che il cardinale Alfredo Ottaviani
definiva umoristicamente pesci rossi d'acquasantiera.
Pubblicato
nella rivista Ordine nuovo, un articolo di Evola, intitolato La
Pira non è pazzo, è cristiano, diventò il
motore ruggente dell'equivoco in libera circolazione nell'area della cultura
neofascista. Soltanto alcuni intrepidi anticonformisti, Fausto Belfiori,
Attilio Mordini, Giano Accame, Carlo Casalena, Pinuccio Tatarella e Primo
Siena, resistettero alla calamitosa attrazione della tesi evoliana.
Dai veementi cori
esoterici, nei quali squillavano gli acuti giovanili degli evoliani, la
disgraziata trasformazione della parte nel tutto, ossia la inavvertita metamorfosi
neopagana della cultura della destra missina.
La
metamorfosi neopagana era (in qualche modo) associata alla proclamata e gridata
intenzione di svelare e confutare il progetto eversivo, corrente nei pensieri aperturisti
(giudicati autenticamente cattolici!)
Il pensiero
di Evola e della vasta congrega evoliana, aprì una breccia nel muro
cattolico della vera destra, una fenditura attraverso cui passarono, quasi
indisturbate, le nebbie (germaniche) della ideologia confusionaria.
Nel cuore
della tradizione avventizia, la cecità degli studiosi di neopagani lasciò
cadere e dissolversi le ragioni del potenziale argine destro,
rappresentato dalla tradizione cattolica, e con ciò contribuì a disporre la
cultura patriottica alla contaminazione neopagana.
L'avversione
di Giorgio Almirante al moderato Arturo Michelini potenziò le intenzioni dello
scisma laico e accelerò il naufragio della cultura missina sullo scoglio di un
frenetico (e anti italiano) laicismo.
In seguito
pensatori più risoluti, refrattari e irriducibili al galoppante progressismo. -
ad esempio il padre stimmatino Cornelio Fabro, Luigi Gedda, mons. Luigi
Guglielmo Rossi, e Gianni Baget Bozzo - erano respinti in un margine
insignificante e deriso dai teologi aggiornati, che si preparavano a
trionfare nel Concilio Vaticano II.
La teologia
inquinata dal modernismo e dal progressismo, si trasferì nella pista
degli equivoci, in cui galoppavano (indisturbate e applaudite) le bufale
anticristiane, abilmente rappresentate e contrabbandate dai media. Le
intenzioni di difendere l'ortodossia era messa a tacere e capovolta da un coro,
urlante nella lingua dell'avanguardia surreale.
Alla fine, a
difesa della ridotta in cui è esiliata e chiusa la cultura politica dei
cattolici, veglia soltanto una dotta minoranza di irriducibili, (ad esempio
mons. Antonio Livi, i frati dell'Immacolata, l'intrepido e inflessibile Enrico
Maria Radaelli, il sapido Pucci Cipriani, l'erudito, instancabile Paolo Deotto,
don Marcello Stanzione, Marco Solfanelli, Roberto De Mattei, Patrizia Fermani,
Luciano Garibaldi, Tommaso Romano, Cristina Siccardi) i quali hanno svelato la
verità nascosta dai vaticanisti, ossia l'avanzata di una teologia miope,
sgangherata e azzoppata dalla incapacità di vedere la desolazione, in corsa
sfrenata intorno alla mente dei fedeli ai dogmi crepuscolari del mondo moderno,
circolanti in una vera e propria cronaca dei moribondi.
La
controrivoluzione, avviata in Russia da Vladimir Putin e la salita della
filosofia americana sul palcoscenico del surrealismo perfetto, inducono a
sperare in un risveglio dei testimoni della verità politica, oggi dormiente
nelle braccia dell'insignificanza a destra e della dissociazione furente a
sinistra.
I giorni di
un coraggioso ripensamento della cultura politica non sono lontani, lo dimostra
la vivace fioritura di iniziative editoriali, nelle quali si specchiano
l'insufficienza della politica sul palcoscenico e la invincibile speranza di un
necessario cambio della guardia.
Piero
Vassallo
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