giovedì 23 febbraio 2017

L'autoinganno

 Negli anni Cinquanta del xx secolo i giovani studiosi militanti nella destra estrema furono conquistati, affascinati, elettrizzati e depistati da Julius Evola, un instancabile scrittore esoterico, a suo modo geniale.
 Secondo Evola la teologia cattolica era strutturalmente contagiata dall'eredità guelfa (ossia dall'avversione plebea all'autorità ghibellina) e di conseguenza irriducibile alla presunta radice del fascismo, la c. d. tradizione ario-romana, abusivamente associata all'imperialismo e legittimamente associata e assimilata al neopaganesimo circolante in Germania.
 Alla luce di una tale, abbagliante/accecante opinione, l'ortodossa teologia dei cattolici sembrava allineata e sottomessa ai pensieri ondivaghi degli eversori (i guelfi modernizzanti), irriducibili progressisti e perciò facili prede della suggestione marxiana.
 La tesi di Evola, pertanto, contemplava e dimostrava. con acrobatici e sofistici argomenti, la strutturale uguaglianza della teologia tradizionale (in allora difesa valorosamente dal venerabile papa Pio XII) con la teologia progressista, strisciante nei disordinati pensieri dei teologi e dei politicanti impegnati, che il cardinale Alfredo Ottaviani definiva umoristicamente pesci rossi d'acquasantiera.
 Pubblicato nella rivista Ordine nuovo, un articolo di Evola, intitolato La Pira non è pazzo, è cristiano, diventò il motore ruggente dell'equivoco in libera circolazione nell'area della cultura neofascista. Soltanto alcuni intrepidi anticonformisti, Fausto Belfiori, Attilio Mordini, Giano Accame, Carlo Casalena, Pinuccio Tatarella e Primo Siena, resistettero alla calamitosa attrazione della tesi evoliana.
 Dai veementi cori esoterici, nei quali squillavano gli acuti giovanili degli evoliani, la disgraziata trasformazione della parte nel tutto, ossia la inavvertita metamorfosi neopagana della cultura della destra missina.
 La metamorfosi neopagana era (in qualche modo) associata alla proclamata e gridata intenzione di svelare e confutare il progetto eversivo, corrente nei pensieri aperturisti (giudicati autenticamente cattolici!)
 Il pensiero di Evola e della vasta congrega evoliana, aprì una breccia nel muro cattolico della vera destra, una fenditura attraverso cui passarono, quasi indisturbate, le nebbie (germaniche) della ideologia confusionaria.
 Nel cuore della tradizione avventizia, la cecità degli studiosi di neopagani lasciò cadere e dissolversi le ragioni del potenziale argine destro, rappresentato dalla tradizione cattolica, e con ciò contribuì a disporre la cultura patriottica alla contaminazione neopagana.
 L'avversione di Giorgio Almirante al moderato Arturo Michelini potenziò le intenzioni dello scisma laico e accelerò il naufragio della cultura missina sullo scoglio di un frenetico (e anti italiano) laicismo.
 In seguito pensatori più risoluti, refrattari e irriducibili al galoppante progressismo. - ad esempio il padre stimmatino Cornelio Fabro, Luigi Gedda, mons. Luigi Guglielmo Rossi, e Gianni Baget Bozzo - erano respinti in un margine insignificante e deriso dai teologi aggiornati, che si preparavano a trionfare nel Concilio Vaticano II.
 La teologia inquinata dal modernismo e dal progressismo, si trasferì nella pista degli equivoci, in cui galoppavano (indisturbate e applaudite) le bufale anticristiane, abilmente rappresentate e contrabbandate dai media. Le intenzioni di difendere l'ortodossia era messa a tacere e capovolta da un coro, urlante nella lingua dell'avanguardia surreale.
 Alla fine, a difesa della ridotta in cui è esiliata e chiusa la cultura politica dei cattolici, veglia soltanto una dotta minoranza di irriducibili, (ad esempio mons. Antonio Livi, i frati dell'Immacolata, l'intrepido e inflessibile Enrico Maria Radaelli, il sapido Pucci Cipriani, l'erudito, instancabile Paolo Deotto, don Marcello Stanzione, Marco Solfanelli, Roberto De Mattei, Patrizia Fermani, Luciano Garibaldi, Tommaso Romano, Cristina Siccardi) i quali hanno svelato la verità nascosta dai vaticanisti, ossia l'avanzata di una teologia miope, sgangherata e azzoppata dalla incapacità di vedere la desolazione, in corsa sfrenata intorno alla mente dei fedeli ai dogmi crepuscolari del mondo moderno, circolanti in una vera e propria cronaca dei moribondi.
 La controrivoluzione, avviata in Russia da Vladimir Putin e la salita della filosofia americana sul palcoscenico del surrealismo perfetto, inducono a sperare in un risveglio dei testimoni della verità politica, oggi dormiente nelle braccia dell'insignificanza a destra e della dissociazione furente a sinistra.
 I giorni di un coraggioso ripensamento della cultura politica non sono lontani, lo dimostra la vivace fioritura di iniziative editoriali, nelle quali si specchiano l'insufficienza della politica sul palcoscenico e la invincibile speranza di un necessario cambio della guardia.


Piero Vassallo

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