sabato 4 ottobre 2014

Apparente equivalenza di errori e di erranti (di Piero Nicola)

In questi giorni ho letto l’opinione di uno studioso, autorevole in materia teologica, con il quale non posso confrontarmi né a livello accademico né riguardo alla sapienza specifica. Ciononostante, il  raziocinio mi suggerisce che non si devono accettare certi argomenti addotti dallo scienziato di cui non cito il nome. E se mi cimento nella critica, è perché sarebbe assai nocivo per la verità e per le anime, qualora certi misfatti perpetrati in materia di fede e di costumi assumessero un aspetto minore di quello che hanno.
  A proposito del sinodo dei vescovi che si terrà fra breve sulla comunione da somministrare ai divorziati, il suddetto autore sostiene, in un suo articolo, essere in gioco nientemeno che il concetto della natura umana e quello della legge naturale.
  Siamo d’accordo, il forte partito che propugna l’applicazione della misericordia e l’adeguamento della dottrina dogmatica al corso dei tempi, deve ricorrere a espedienti cosiffatti per la dolcezza che intende introdurre. Se per l’uomo valesse la morale della situazione, secondo la quale il sentimento della fede si salva e la fede resta efficace nonostante la trasgressione, la legge diventerebbe relativa e subordinata alla scelta di un presunto male minore. In buona sostanza, si tratta di abbracciare una forma di eresia luterana, fondata sul libero esame e sulla mera fede soggettiva o fiduciale.
  L’articolista si addentra nel merito dimostrando come la teologia del cardinale Walter Kasper, cui è stata commessa l’apertura del sinodo, sia debitrice delle dottrine di Shelling e di Heghel. Secondo la scuola di Tubinga la morale cambia, la rivelazione muta storicamente, muta il rapporto tra natura e soprannaturale; il neomodernismo approda al sabellianesimo. La Trinità non consiste in tre Persone, ma in tre modalità, ecc. La natura umana non è più un assoluto, né la legge divina è un assoluto, ma diventa un impedimento alla legge della pastorale misericordiosa, che diventa la norma introdotta dal Vangelo.
  Ma ciò che qui va notato, oltre a simili aberrazioni sapientemente esposte, è una premessa: in ogni epoca e fin da principio, in seno alla Chiesa ci furono erranti e diatribe intorno al dogma. Gli eretici ebbero anche il sopravvento; non bastarono Concili ecumenici né Papi per scongiurare l’eclissi del vero. Anzi, ci fu un papa Liberio che peccò di un cedimento all’eresia ariana e all’imperatore che la difendeva.
  Noi tradizionalisti abbiamo già sentito i nostri preti ricordare il santo vescovo Attanasio, che resistette allo strapotere persecutore dicendo che gli eretici avevano occupato le chiese, ma non potevano togliere la fede ai credenti. Sicché sembrerebbe giusto recepire che, ora, Attanasio costituisce il modello da imitare, che importa soltanto per noi adempiere il nostro dovere e aspettare l’avvento di tempi migliori immancabili, essendo immancabile la fine dell’insensatezza e il ritorno della ragione.
  Ma siamo certi di fare del nostro meglio con simili idee? Siamo certi di aiutare così chi possa ravvedersi e convertirsi, in questo frattempo?
  No. Non regge l’analogia posta tra il momento di quelle eresie disastrose e il momento presente. Allora, la definizione dei dogmi e della conseguente dottrina o era in corso o era di fresca data e rimessa in discussione. Oggi, dopo secoli di consolidamento del credo cattolico, attaccane liberamente le basi con arti sofistiche, consentite dalla messa in non cale del principio di non contraddizione, avanza una riforma inammissibile, destinata a perdere sempre più anime, senza remissione. È uno sviamento operato da ecclesiastici non censurati, che va denunciato per quello che è con tutte le conseguenze. Quale futuro consolante, quale speranza in Dio? La Sua Provvidenza richiede la nostra piena cooperazione, richiede che si dica chiaro come stanno le cose.
  Può darsi che l’errante attuale non sia eretico come lo furono Manes, Sabellio, Ario, Eutiche, Nestorio, Lutero, ecc. perché, da lungo tempo, non esiste più l’autorità ecclesiastica che li ammonisca e li condanni per la loro pervicacia. Ma questo è il male incomparabile: gli odierni eretici materiali sono maggiormente nocivi degli antichi eresiarchi, appunto in quanto, da gran tempo, i loro seducenti errori non vengono impugnati da un’autorità indiscutibile e colpiti con l’anatema.

Piero Nicola

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