martedì 3 febbraio 2015

CONTRO OGNI NICHILISMO (di Lino Di Stefano)

   Il Titolare del presente densissimo saggio – Ragione e Fede (Solfanelli, Chieti, 2024) – Piero Vassallo non ha, certo, bisogno di presentazioni essendo gli esperti di questioni filosofiche e teologiche informati, ‘ad abundantiam’, sull’ampia produzione dello studioso genovese; produzione spaziante non solo nelle menzionate discipline, ma anche in quelle letterarie, saggistiche, storiche e pubblicistiche.
 Cattolico rigoroso – anche perché uscito dalla scuola del Cardinale Siri, col quale fondò la celebre Rivista ‘Renovatio’, e del politologo e scrittore Gianni Baget Bozzo – l’autore di ’Itinerari della destra cattolica’, tanto per citare uno dei suoi numerosi lavori, affronta tali fondamentali categorie dello spirito – fede e ragione, appunto – in un’ottica di derivazione tomistica visto, com’è noto, che per il ‘Doctor Angelicus’ le due sfere non sono in opposizione sebbene la prima superi la seconda senza, però, annullarla o contraddirla.
   Dopo aver contestato ogni forma di eresia, segnatamente la gnostica, l’Autore si scaglia non solo contro il cosiddetto ‘nazi-maoismo’ inventato dagli ‘eco-sessantottini sognanti “il ritorno allo stato di natura”, mercé l’attacco alla Chiesa e alla famiglia, ma pure contro ogni specie di neo-paganesimo di cui è imbevuta la società contemporanea, unitamente alle eresie e alle utopie negative che hanno in Martin Luther e in una buona fetta della cultura tedesca, i principali responsabili; laddove basta la grande dottrina del Roveretano Rosmini per uscire, parole di Vassallo,  “dal concentramento della filosofia e della teologia nel tenebroso ‘lager’ germanico”.
   Battuto in breccia il sistema di Guénon e dei suoi accoliti, biasimate le illusioni progressiste – sostenute, tra l’altro, anche da sedicenti uomini e donne di spettacolo, da crepuscolari come Eugenio Scalfari e da altri fanatici fautori del cosiddetto pensiero debole - e rivalutate le teorie di autorevoli studiosi quali Pasqualucci, Gherardini, Cavalcoli, l’Autore si lancia anche contro quei nuovi teologi che, in nome di un falso modernismo, hanno silurato, scrive Vassallo, l’operato dei “Francescani dell’Immacolata, ‘colpevoli’ di inflessibile fedeltà alla Tradizione”.
   Modernismo, rappresentato da Karl Rahner, ma confutato, magistralmente, da Cornelio Fabro il quale intravide nel pensiero del prelato tedesco solo un mera riduzione della teologia in antropologia così come   Voegelin dimostrò che un ponderato approfondimento della ‘Scienza Nuova’ di Vico avrebbe evitato la vittoria dell’Illuminismo, in particolare quello deteriore.
 Dopo aver riprovato alcuni aspetti delle dottrine di Freud e di Marcuse, l’Autore prende di petto, in particolare Martin Lutero, responsabile, a suo dire, da una parte, di essere ossessionato dalla tentazione del peccato e, dall’altra, di aver ideato, egli osserva, “la nozione (…) di ‘servo arbitrio’, destino emanato da un nume tenebroso”.
 Occorre, a questo punto, pure riconoscere che la Germania, in epoca più a noi vicina, ebbe altre illustri personalità cattoliche una delle quali fu il famoso vescovo Clemens von Galen (1878-1946), detto il ‘Leone di Muenster’; per lui, il grande pontefice Pio XII, suo estimatore, coniò l’efficace e veritiera definizione di “Gigas corpore, sed non tantum corpore”, appoggiandone l’intera missione pastorale durante il nazismo.
   Gli strali di Vassallo si avventano pure contro Hegel il quale se alterò il concetto di creazione riducendola a trasfigurazione umana, ebbe, altresì, pure il torto di dichiarare che la conoscenza umana è la conoscenza che Dio ha di sé stesso. Sicuramente il filosofo di Stoccarda ha alcune cose da farsi perdonare, ma bisogna, parimenti, a nostro giudizio, aggiungere che egli ha scritto una ‘Vita di Gesù’ (1795) in cui il figlio di Dio è concepito come maestro di Virtù che unisce vocazione e dovere.
   Scriveva, significativamente, il filosofo in quest’operetta giovanile che i temi trattati da Gesù “erano quelli che costituiscono il più alto interesse per l’umanità”; e ciò, a dimostrazione che il Salvatore era, per lui, un uomo esemplare che si adattava alla ‘forma mentis’ dei discepoli. Hegel fu anche l’inventore della dialettica moderna – vera molla della vita – e la sua celebre espressione, “alle Geschichte ist heilige Geschichte” (tutta la storia è storia sacra) non contraddice, in un certo senso, l’opera del Dio cristiano-cattolico visto  che  l’universo  è una sua manifestazione intesa, logicamente, come creazione.
   Avversario di ogni forma di esoterismo, di apostasia e di ateismo, l’Autore non lesina dure critiche al marxismo la cui catastrofe, egli rileva, “risiede, principalmente, nella catena di persecuzioni, violenze insensate e distruzioni discendenti dal pregiudizio (d’origine gnostica) che, nella malvagità del creatore, contempla l’invincibile perversità del creato”.  Da qui, per l’Autore, il rischio dell’Occidente di  dover fare i conti con l’inondazione immorale  causata da un’errata esegesi  della mitologia classica.
   Rivalutato il pensiero di Cornelio Fabro perché quest’ultimo risolve la questione del cominciamento senza presupposti, Vassallo sostiene ancora che la fede addita la mèta, mentre la ragione si muove verso la via che ad essa indirizza con le proprie forze; e ciò, nell’ossequio alla più genuina lezione dell’Aquinate in quanto l’’esse’ è il ‘prius’ assoluto che si prospetta al di là di ogni indagine. Pagine illuminanti queste di Vassallo, ma non esauribili nell’ambito d una recensione.
   L’Autore discute anche di problemi di storia recente, come ad esempio alcuni imprescindibili meriti del regime di Mussolini non senza tornare ad Antonio Rosmini ed al suo magistero e non senza accennare, altresì, a questioni relative all’amor di patria - ormai sconosciuto alla massa degli Italiani - e a San Bernardino da Siena che  esaltò le virtù della stirpe italica condannando, contemporaneamente, i mali del suo tempo consistenti nell’usura, nella sodomia e nella mostruosità del capitalismo.
    Vassallo si accomiata dal lettore celebrando non solo la ‘gens Italica’, ma enumerando anche i personaggi che hanno reso famosa la Nazione nel mondo, come San Francesco – per Mussolini “il più santo degli italiani, il più italiano dei santi” – Santa Chiara d’Assisi, Santa Caterina da Siena, Santa Caterina Fieschi, San Bernardino da Siena, San Bonaventura da Bagnoregio, senza dimenticare Dante, Petrarca, Salutati, Giotto, i filosofi e tutti i grandi geni italiani.

   Il tutto a conferma dell’iscrizione sul Palazzo della Civiltà e del Lavoro di Roma, dettata da Mussolini, secondo cui, effettivamente, il nostro è “un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”. Questo saggio di Vassallo, redatto con chiarezza, lucidità e vivacità discorsiva, è tutto da leggere e meditare non foss’altro per non cadere nelle spire delle seduzioni del modernismo e del postmodernismo, ognora in agguato nella comunità contemporanea.

Lino Di Stefano

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