Mi è capitato di sentire un giovane medico,
prestante e vitale, irridere un suo conoscente pessimista. "Vede tutto nero"
ha detto, "deve aver vissuto esperienze sbagliate e vorrebbe vendicarsi
sparlando degli altri e buttando fuori giudizi catastrofici".
Secondo
lui il menagramo non doveva essere che un vinto, esacerbato dalle frustrazioni.
Per il
momento, lascio da parte il destino dell'anima di quell'uomo di spirito, che
magari si compiace della pseudo-chiesa messasi al passo con i tempi. Interessa
osservare le minacce evitabili (assenti
in altri tempi maggiormente normali) che insidiano il futuro del gagliardo
realista, il quale accetta i pro e i contro del presente, amando la vita e così
com'è.
Prendiamo atto che egli è giunto alla sua età con uno spirito vincente.
Forse le circostanze familiari e sociali gli sono state propizie. Però non è
escluso che sia di quelli che se la cavano mentendo anche a se stessi. Forse si
è tratto d'impaccio grazie alla sua forza intrinseca e giovanile. Ma quali sono
gli ostacoli che lo aspettano? Basterebbe che incappasse in uno solo di questi inciampi
(non evitati, anzi voluti dal governo civile) per rompergli le uova nel paniere?
Vediamo quali essi siano.
Egli può
usufruire del divorzio, dell'unione civile o semplicemente della rispettata
convivenza. Un legame di coppia si troverà pure nel suo avvenire e, perché no?
avendo dei figli, giacché soprattutto la sua donna ambirà al proprio
completamento esistenziale diventando madre. Ora, chi sfugge a qualche
fastidiosa discordanza con il compagno e, data la licenza dei costumi, a un piccolo
tradimento che punge l'orgoglio, oppure a una certa flessione del desiderio
reciproco, o infine a una combinazione di due o più fattori disgreganti? Avendone
il destro, chi rinuncia a una maggiore felicità che gli si prospetti?
Quando
il matrimonio fosse legalmente indissolubile salvo casi eccezionali, e lo Stato
promuovesse l'antica onestà dei rapporti fra i sessi, il nostro bravo amico
correrebbe molto meno l'alea di dover rifare la coppia e di ritrovarsi con
successive insoddisfazioni, non traumatizzerebbe i figlioli della famiglia
liquidata, non dovrebbe sostenere un aggravio economico e diversi travagli a
causa di tale rottura, né sostenere possibili casi di coscienza (anche il più corazzato
ne possiede una) bensì nei confronti dell'ex consorte o, viceversa, non
dovrebbe subire il di lei abbandono. Riguardo alla prole, la sua autorità, il
suo diritto ad allevarla ed educarla, sarebbero ben meno compromessi.
Un
secondo ostacolo messo sul suo cammino (che la potenza dello Stato può togliere
di mezzo e non lo fa) consiste nella droga. La droga non è quella cosa che
riguarda soltanto gli altri, può toccare a chiunque come una delle sciagure più
perniciose. Ammettiamo che il Nostro sia un maschio equilibrato, che fumò
spinelli da studente, che fiutò cocaina ai festini senza prendere il vizio. Ma,
quand'anche la sua cara metà non ci sia cascata, i figli sono soggetti al
pericolo di cadere nel vizio esiziale, nonostante la famiglia solida e attenta.
In questa vita si sopravvive a qualsiasi disgrazia, ciò non toglie che si resti
scossi nella propria sicurezza.
Allorché
si scopre che il proprio ragazzo o la figliola pendono dal lato omosessuale,
incoraggiati dalla società e dalle scuole di vario genere che predicano non
solo il rispetto dell'innaturale rapporto, ma invogliano gli indecisi e i deboli
alle esperienze più stolte, mentre i pervertiti sono facilitati intendendo
afferrare le loro prede, allora il genitore, figlio del secolo, mostra qualcosa
che sta fra l'indifferenza e la perfetta comprensione, sebbene avesse
desiderato un nipotino autentico, erede del suo Dna, e non un prodotto di
complicati traffici e alchimie. A questo punto, ci asteniamo dall'indagare la
sua intima condizione.
A
proposito della procreazione, chi dice che la sua compagna non possa mettere al
mondo una creatura naturalmente e voglia ricorrere ai vari metodi artificiosi,
e che egli non ne sia, suo malgrado, disgustato?
Ancora
una volta un sistema politico che rivaluti l'etica precedente (checché se ne
dica, un regime di tal fatta avrebbe oggidì, in questa palude delle idee, tutto
l'agio di ripristinare valori, di esaltare le patrie glorie e il senso
dell'onore, il sentimento della nazione e della sua difesa armata) mette al suo
posto l'omosessualità e la procreazione mostruosa, diminuendo drasticamente gli
effetti deleteri dell'una e troncando quelli dell'altra.
Il tipo
preso in esame è un edonista. Essendo soltanto tale, non esiste essere umano
più di lui soggetto alla sazietà, alla noia, alla depressione e alla pazzia.
Dandosi ai godimenti voluttuosi, nessuno più di lui rischia di finire nella
schiavitù dei vizi. Se ama le donne, una non gli basta, e si caccia in un
ginepraio di relazioni, in un seguito di convivenze, da cui verrà fuori
certamente malconcio.
Non si
creda che di questa sorta di crisi sia
estraneo lo Stato. Esso è lungi dal mobilitare gli spiriti in modo ideale e
sociale. E dev'essere raro che nella professione abbracciata, nell'eventuale
impegno di solidarietà umana, non si insinui il verme della corruzione, dal
momento che la corruzione - dalla politica alla mafia - si diffonde ovunque.
Invano l'individuo si illude all'americana. L'illusione marcisce in lui che vi
resta abbarbicato. Già la maggioranza popolare si sta staccando dal viscido
inganno, ha perduto la fiducia nella classe dirigente. Elezioni e altri fatti
lo dimostrano.
Poniamo
che costui dal facile sorriso tra le labbra volitive sia un cinico coriaceo. Viene
il giorno in cui la crudele malattia o la vecchiaia gli smorzeranno il buon
umore, e il passato non supplirà al presente, tanto meno nel domani spaventoso
per l'estremo salto nel buio che lo aspetta.
Riesce
forse il beato ottimista a giungere indenne alla meta, superando la corsa ad
ostacoli che l'attende? Riesce a danzare sul fallimento democratico, a cavalcare la tigre nel disincanto e
nella soddisfazione, degni d'un iniziato finanziere di Wall Street? È piuttosto
difficile. Ad ogni modo, perseverando
sino all'addio a questo suo paradiso,
non sfuggirà al tranello diabolico: la sua superba spregiudicatezza gli costerà
un passaggio sulla barca di Caronte.
Quanto
ai poveri di spirito, il loro scapito terreno e ultraterreno è pure assicurato,
quando potrebbe essere di gran lunga inferiore.
È proprio
come se ci fosse una terapia che guarisce alcune serie malattie epidemiche, e
il medico non la prescrivesse per sue convenienze personali. Il rappresentante
del popolo propina un farmaco dal gusto stuzzichevole, accresciuto con nuove aggiunte
piccanti. La massa presa in cura un po' ne è stanca e subodora il raggiro, ma
ancora aborrisce le medicine amare e le iniezioni dolorose. Piuttosto che
assaggiare il rimedio che ricorda l'olio di ricino, trangugia la solita pozione
dolce e drogata. Eppure non è escluso il sorgere di bravi persuasori, capaci di
esaltare la sana virtù della cura eroica.
Piero Nicola
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