“Il tomismo può e
deve dimostrare come, dalla priorità fondamentale che compete all'essere sul
pensiero, la ragione è sempre in grado
di muoversi nel reale secondo
l'apertura delle sue possibilità, così da riportare al fondamento della vita
dello spirito le vie inesauribili che l'uomo tenta senza posa.
Cornelio Fabro
E' arduo e forse impossibile risalire alla
vera causa della spaventosa tragedia, che si è consumata nella Germania del xx
secolo, senza prestare attenzione al furore ateista, soggiacente al criminoso e
tenebroso antisemitismo professato dai nazionalsocialisti.
L'antisemitismo tedesco, infatti, era segnato
da una invincibile avversione al Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento, un
odio che ispirava il folle progetto di stravolgere la fede cristiana,
riducendola a cieco strumento della incubosa
egemonia tedesca in Europa.
Al fine di confutare il c. d. cristianesimo
tedesco, Pio XI, il 14 marzo del 1937, pubblicò l'enciclica Mit brennender
Sorge, un documento che accusava i nazionalsocialisti “di
intraprendere il folle tentativo di imprigionare nei limiti di un solo popolo,
nella ristrettezza etnica, di una sola nazione, Dio, Creatore del mondo, Re e
Legislatore dei popoli, davanti alla grandezza del quale le nazioni sono
piccole come gocce in un catino d'acqua”.
L'antisemitismo, in definitiva, era una “pia”
maschera dell'ateismo strisciante (più o meno occultamente) nella Germania,
teatro del calamitoso pensiero moderno, circolante da Lutero a Heidegger e da
Hegel a Goebbels.
Vero è che l'avversione agli ebrei contemplava
alcune curiose e oscure eccezioni, ad esempio l'impunità e la tranquillità
garantita ai filosofi ebrei, al lavoro in continuità con l'ateismo filosofante
professato dagli eredi tedeschi di Kant e di Hegel.
Esemplare, al proposito, è la vicenda di
Edmund Husserl (1859-1938) un famoso filosofo ateo, la cui fedeltà alla recente
tradizione tedesca (ovvero alla mitologia ateista, strisciante nella
fenomenologia) fu apprezzata e apertamente lodata dai redattori del giornale
delle Schutz-Staffeln.
Ora la puntuale confutazione della filosofia
di Husserl è opera di una sua geniale e dissenziente allieva, Santa Edith Stein
(1891-1942), la filosofa che,
convertitasi alla vera fede, si fece
monaca carmelitana, prima di essere deportata e assassinata nel campo di
concentramento di Auschwitz.
All'opera della geniale Santa e Martire è
dedicata la puntuale opera di Cornelio Fabro, “Edith Stein tra Husserl e
Tommaso d'Aquino”, edita a cura di Giovanni Covino e Antonio Livi e
distribuita nel corrente anno, dalla Casa editrice Leonardo da Vinci, attiva in
Roma.
A proposito della conversione della filosofa e
santa martire Edith Stein, Cornelio Fabro ha scritto: “la Stein, per salvare
la sua fede e i suoi fondamenti religiosi e filosofici ha compiuto il suo
parricidio di denunziare l'ateismo di fondo del metodo moderno d'immanenza e in
particolare dell'idealismo del suo maestro Husserl, con un esempio insigne – si
dica pure eroico – di fedeltà alla propria scelta cristiana”.
Di seguito, Fabro ha rammentato il puntuale
argomento in forza del quale Santa Edith avviò la confutazione dell'ateismo di
Martin Heidegger: “mediante l'unica accentuazione della
caducità dell'esistenza, dell'oscurità che la precede e la segue, della
preoccupazione, si esige [Heidegger
esige] una concezione pessimistica, anzi nichilistica e così l'orientamene
dell'Essere assoluto col quale la nostra fede sta, è sepolto”.
La Stein, tuttavia, non riuscì ad attuare l'onesta
intenzione di superare, in via definitiva il soggettivismo, che che ha origine
nella radice del pensiero moderno, da Cartesio a Husserl fino a Heidegger.
Al proposito l'autorevole Antonio Livi
sostiene che “il metodo fenomenologico non può prescindere dalla centralità
assoluta del soggetto, mentre il realismo conferisce centralità
assoluta all'esistenza delle cose: quelle cose che
il soggetto pensante può intenzionare e quindi rendere oggetto, divenendo così
capace di prendere coscienza di sé come soggetto”.
Per
i pensatori di scuola fenomenologica, Santa Edith inclusa, “il soggetto
funge da fondamento epistemologico, senza il quale non
avrebbe senso parlare di oggetti (fenomeni) e, conseguentemente, non avrebbe
senso parlare di verità/falsità come valore intrinseco del pensiero”.
Di
seguito Fabro ha affermato che le conseguenza dell'approccio
imperfetto alla realtà “di chi, come la Stein, è rimasto
sostanzialmente fedele alle premesse metodologiche di Husserl, sono certamente
apprezzabili per le intenzioni sinceramente costruttive che le motivano, ma non
reggono all'esame della coerenza aletica: la loro giustificazione epistemica è
debolissima, in quanto compromessa in partenza dalla scelta metodologica di
mettere tra parentesi l'esistenza del mondo”.
In ultima analisi è da respingere la
tentazione di rammentare la santità dell'autrice per sostenere la verità delle deboli tesi
filosofiche che ella ha formulato allontanandosi insufficientemente dalla
lezione di Husserl.
Hanno dunque la ragione il grande Fabro e al
suo seguito il sagace Livi, quando affermano il parziale fallimento del
tentativo, compiuto dalla Stein, di accordare le verità del tomismo con
concetti desunti dall'opera di Husserl.
D'altra parte è doveroso riconoscere che Edith
Stein – a differenza di disinvolto Karl
Rahner – non ha permesso che l'ombra degli errori (peraltro correggibili
facilmente) alterasse la santità vissuta fino al supremo sacrificio.
In conclusione è lecito affermare che,
confutando le sottili suggestioni della filosofia husserliana, Fabro ha portato
a termine l'opera di Santa Edith, attuando il progetto inteso ad elevare un
argine idoneo ad impedire o almeno a contrastare impavidamente l'accesso, nella
teologia post conciliare, degli errori, che sono diffusi dalle furenti
scorrerie dei seminatori di decrepite superstizioni e fatue modernizzazioni
nelle menti deboli dei novatori e dei
loro sfortunati allievi.
Il libro che è qui presentato si raccomanda ai lettori che
aspirano a una conoscenza atta a dissolvere i fumi emanati dalla nuova
teologia. L'opera può essere richiesta alla segreteria della Casa editrice
Leonardo da Vinci www.editriceleonardo.it. Il prezzo del volume è 20 euro.
Piero Vassallo
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