Il pericolo, che incombe sulla Cristianità,
sciante sulla nevosa e gaudiosa pista dell'ultra-ecumenismo, non ha origine
dall'improbabile fascino emanato dalla fandonia, esportata da cammellieri
teologizzanti, ma dalla depressione buonista/sincretista, in moscia
circolazione all'interno dei pensatoi
di un Occidente intossicato dal laicismo e disarmato dalla teologia
progressista.
E' l'accecante buonismo, che dal delirio
laicista transita all'incauto ecumenismo, la taciuta causa degli omaggi
veneranti, che i successori di Pio XII hanno tributato a un libro, il Corano,
che mescola il delirio teologico con gli sproloqui dei cammellieri.
Purtroppo alla furente confusione ecumenica
non si sottrae una ingente frazione del mondo cattolico, a cominciare
(disgraziatamente) dai teologi buonisti, i quali ispirano il regnante
pontefice.
Papa Francesco, infatti, sconsiglia con
energia forse degna di miglior causa, la resistenza all'invasione islamica in
atto, e formula sentenze sibilline, fra le righe delle quali si legge il
riconoscimento delle presunte verità
circolanti nel rozzo pensiero di Maometto.
Nelle messaggio indirizzato da papa Bergoglio
ai credenti in Cristo, si leggono chiaramente un'incauta adulazione e una
spericolata e umiliante apertura ai migranti.
Papa Francesco loda i promotori della rivoluzione
esistenziale, che sarebbe lucidamente proposta dai banditori
della superstizione maomettana e addirittura chiede loro “perdonate la
chiusura e l'indifferenza delle nostre società, che temono il cambiamento di
vita e di mentalità, che la vostra presenza richiede”.
L'ecumenico papa Francesco sembra suggerire la
composizione della fede in Cristo con la fede in Maometto e l'aperta condanna
del ragionevole sospetto sulle intenzioni missionarie dei migranti.
Al seguito della teologia sincretista, insorge
una imbarazzante, fulminante e quasi surreale condanna delle obiezioni, che
l'inconfutabile ragione dei teologi fedeli alla tradizione, oppone al novismo
favorevole e propizio all'incontrollato e ostile flusso dei migranti e dei
missionari islamici.
In un'ottica buonistica, che disconosce la
storia e capovolge il concetto di invasione, papa Bergoglio dichiara
addirittura che “respingere i migranti è un atto di guerra”.
Fondamento di tale apertura all'immigrazione è
un ragionamento di papa Bergoglio, in cui si legge il risultato delle
acrobatiche e disastrose elucubrazioni formulate dalla teologia modernizzante, scatenata
dal Concilio ecumenico Vaticano II: “E' vero che l'idea di conquista
appartiene allo spirito dell'islam. Ma si potrebbe interpretare secondo la
stessa idea di conquista la fine del Vangelo di Matteo, quando Gesù invia i
suoi discepoli a tutte le nazioni”.
Il
curioso accostamento dell'apostolato cristiano alla incursione islamica
stupisce il qualunque lettore della storia delle religioni. Di qui il sospetto
(che – disperatamente - si spera infondato) di un'incauta apertura del
pontefice regnante ai missionari della religione islamica.
Purtroppo gli zoccoli del cavallo ecumenico,
al galoppo sui furenti sassi della nuova teologia, sollevano il rumore
dell'invincibile confusione, che è stata generata dalle avventurose varianti
dell'ecumenismo.
Piero Vassallo
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